Giorgia Meloni non molla di un centimetro, anzi, ora rilancia. Senza la Sicilia salta l’accordo anche per la Lombardia. Una prova di forza è quella della leader di Fratelli d’Italia, che può contare su sondaggi favorevoli e una popolarità come non mai. Nel fine settimana è previsto un vertice con Silvio Berlusconi, intanto però insiste sulla ricandidatura di Nello Musumeci, secondo la quale ha tutto il diritto di ripresentarsi alle urne, essendo il presidente della Regione uscente.

Volano gli stracci

Intanto però nel centrodestra continuano a volare gli stracci. “FdI potrebbe andare da sola nei collegi uninominali nelle elezioni politiche del 2023 e intanto alle comunali di giugno se gli alleati continuano nei loro veti abbiamo ottimi candidati di partito che possiamo presentare per i fatti nostri in varie città”, questo l’atteggiamento della Meloni che non indietreggia e “minaccia”, come sostengono nella Lega e in Forza Italia che però si vedranno nei prossimi giorni, forse.

Atteso il vertice tra i tre leader

I tre leader – Meloni, Salvini e Berlusconi – si vedranno probabilmente verso la fine della settimana ma niente è ancora deciso. La Sicilia è il vero primo scoglio su cui tutto ruota attorno. Se non si trova la pace qui intorno alla ricandidatura di Musumeci, su cui la Meloni non transige, tutto il resto rimane per aria. Compresa l’alleanza in cinque città tra le quali spicca Palermo. Quindi Sicilia-Italia per ora è il cuore del problema. Lega e Forza Italia dovrebbero cedere su Musumeci, pena FdI potrebbe non appoggiare il bis di Attilio Fontana in Lombardia.

A Palermo ancora trattative

E a Palermo si è svolto il summit per i sindaci candidati di centrodestra. Sono tre i candidati a sindaco: l’autonomista Totò Lentini e soprattutto Francesco Cascio (con Miccichè, la Lega e gran parte di Forza Italia) e
il centrista Roberto Lagalla: con lui Dell’Utri, Italia Viva e FdI che ha appena deciso di appoggiarlo ritirando la propria candidata Carolina Varchi in segno di distensione. Ma in cambio vuole il tutti con Musumeci sennò la
guerra locale e nazionale non finirà.

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