Recuperata nello specchio di acque di Capo Gallo a Palermo, una preziosa anfora, risalente al periodo romano imperiale, condotta dalla soprintendenza del Mare e dai sommozzatori della polizia di Stato. Il prezioso reperto si trovava ad una profondità di 50 metri circa in un’area di interesse culturale.

Nelle ore scorso la soprintendenza del Mare della Regione Siciliana ha effettuato il rilievo 3D del carico di anfore di una nave oneraria romana, individuata negli anni ’70 al largo della zona e mai georeferenziata e catalogata.

Mare di Sicilia scrigno di tesori

Il ritrovamento è la dimostrazione di come il mare di Sicilia sia uno scrigno di tesori, visto che nei secoli è stata una rotta commerciale solcata da diverse imbarcazioni per il trasporto di merci. I sommozzatori della polizia di Stato non solo hanno fornito supporto per garantire la sicurezza dell’operazione, ma sono stati protagonisti nel riportare a galla l’anfora.

Il reperto recuperato è di tipo Dressel 10, panciuto, e fa parte di un carico che appare coperto da uno strato molto spesso di sabbia, portata dalle correnti sottomarine.

Operazione dei sommozzatori della polizia

L’operazione, per altro non la prima avvenuta nei mari palermitani, attraverso le ovvie implicazioni di carattere culturale legate alla restituzione alla comunità scientifica di un mattoncino utile a ricostruire i tratti della nostra identità, bene tratteggia uno dei compiti assolti dalla polizia di Stato: la protezione e la garanzia della collettività che passa anche dalla salvaguardia del suo patrimonio culturale.

Tra i compiti ordinariamente attribuiti ai sommozzatori della polizia di Stato si possono elencare il ritrovamento di persone, le operazioni di bonifica antisabotaggio, le attività di ricerca di armi ed esplosivi, le ricerche archeologiche appunto ma anche rilevamenti di Polizia Scientifica che siano in ambienti come mari, fiumi e laghi.

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