Il dipartimento regionale della Famiglia e delle politiche sociali ha riaperto i termini dell’avviso pubblico a sportello rivolto ai Comuni per il finanziamento del “reddito di libertà”, da destinare alle donne vittime di maltrattamenti e ai loro figli per favorire l’affrancamento dalla situazione di violenza e sostenerne il conseguimento dell’indipendenza economica.

Più progetti anche per i Comuni con popolazione inferiore ai 30mila abitanti

Con questo provvedimento, anche i Comuni con popolazione inferiore a 30 mila abitanti possono presentare più istanze relative a diversi progetti personalizzati, di importo ciascuno non superiore a 10 mila euro, in favore delle donne vittime di violenza presenti nel loro ambito territoriale.

Fino a 5 progetti

Nella precedente versione dell’avviso, invece, questi Comuni potevano proporre un solo progetto per il finanziamento. Gli enti capoluogo di provincia o con popolazione superiore a 30 mila abitanti possono presentare fino a 5 progetti personalizzati.

Albano: “Non lasceremo mai sole le donne”

Non lasceremo mai sole le donne vittime di violenza – dice l’assessore regionale alla Famiglia, alle politiche sociali e al lavoro, Nuccia Albano -. Il nostro obiettivo è erogare tutte le somme disponibili. Per questo, abbiamo deciso di riaprire i termini e, avendone appurato l’esigenza, abbiamo consentito al contempo anche ai Comuni inferiori ai 30 mila abitanti di presentare più istanze in favore di donne vittima di violenza”.

Il reddito di libertà

Il reddito di libertà (RdL) mette a disposizione un sussidio economico di 400 euro al mese al massimo per un anno, ed è rivolto a donne vittime di violenza e maltrattamenti o in difficoltà.
La domanda per ottenere il reddito di libertà deve essere presentata all’INPS e il sussidio viene erogato dalle Regioni e dalle Province autonome di competenza con risorse sia statali che proprie. Questa misura è compatibile con il reddito di cittadinanza o altri sussidi economici.
Il reddito di libertà può essere richiesto dalle donne vittime di violenza, sole o con figli minori a carico, già seguite dai centri anti violenza riconosciuti dalle Regioni e dai servizi sociali locali.
Il sussidio è destinato alle donne che, inoltre, si trovano in una particolare condizione di povertà e di vulnerabilità. La condizione di “urgenza e di bisogno” di chi fa richiesta deve essere dichiarata e certificata dal servizio sociale professionale di riferimento territoriale che si sta occupando della donna interessata.

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