Un’altra pagina buia per la democrazia italiana. Un’altra pagina buia per la Sicilia. I 5 quesiti referendari sono “andati in vacca” e alla fine possiamo dire che abbiamo perso tutti. Inutile urlare alla vittoria a destra, inutile contare chi ha votato a sinistra come se quei voti fossero un referendum sull’attuale governo. Si tratta solo di letture distorte.

Abbiamo perso tutti

Dunque abbiamo perso tutti, anche quelli che non eravamo schierati per il sì, per il no o per l’astensionismo. e non per i motivi che circolano: non abbiamo perso un’occasione di riforma, non ci sarebbe stata nessuna spallata al governo, non ha vinto la destra perché l’astensione solo in parte è stata di natura ideologica e schierata (per lo più si è trattato di sfiducia o menefreghismo).

Invece abbiamo perso tutti per altri motivi: gli italiani hanno buttato al vento, quindi perso, 400 milioni di euro. tanto è costata la macchina elettorale referendaria. Gli organizzatori hanno perso oltre 2 milioni e mezzo di rimborsi che sarebbero spettati se il referendum avesse superato il quorum. La democrazia ha perso un altro pezzo di fiducia da parte dei cittadini, del popolo, degli elettori, di tutti noi.

Il nodo politico a sinistra

Il nodo politico a sinistra sta tutto nel referendum numero 5. Alle urne sono andati per la stragrande maggioranza gli elettori di sinistra tanto che i quesiti da 1 a 4 hanno ricevuto percentuali bulgare fra i votanti: circa 85% di sì. Ma il quesito 5 sulla cittadinanza agli extracomunitari ha preso ben il 40% di no. Se due più due fa quattro questo significa che la sinistra italiana ha un problema fra il suo elettorato: c’è una quota consistente che non condivide le politiche sull’immigrazione. Non è un problema da poco

Il nodo politico a destra

Ma c’è un nodo politico anche a destra. Se è vero, come è vero, che il numero di votanti è praticamente pari a quello che ha permesso l’elezione di questo governo significa che, in prospettiva, c’è un numero di votanti a sinistra che potrebbe ribaltare le cose alle prossime elezioni.

Almeno questa la lettura che ne fanno Pd e 5 stelle anche se questi automatismi sono tutt’altro che scontati.

Il nodo politico per tutti

C’è, poi, un nodo politico che riguarda tutti: l’astensionismo. Quello in occasione dei referendum è diverso da quello in occasione delle elezioni, Astenersi è un diritto e, in occasione dei referendum, rappresenta una espressione di voto. Ma guai a considerare gli astenuti tutti come volontà precisa di non votare. Sicuramente ci sono gli elettori di centrodestra che si sono astenuti intenzionalmente esprimendo, così, il loro voto. Ma la maggioranza degli astenuti si sono semplicemente disinteressati alle urne.

Il referendum tradito, lo spartiacque del 2012

A fronte della disaffezione degli elettori che si allontanano sempre più dal voto, c’è una maggiore disaffezione ai referendum. Questo perché è calata la fiducia nel fatto che la consultazione possa cambiare le cose.

Negli anni ’70 e ’80 i referendum segnarono grandi riforme, il divorzio, l’aborto solo per citarne due. Ma col tempo lo strumento è stato abusato e gli esiti traditi. Lo spartiacque è il 2012 quando il voto disse chiaramente che l’acqua doveva essere pubblica ma la riforma che nacque da quel referendum fece tutt’altro. Un referendum tradito ha rappresentato la fine della fiducia fra il corpo elettorale e i due rami del Parlamento in questa direzione precisa.

Le bugie che aggravano le cose

Dunque gli attacchi “verbalmente violenti” del popolo di sinistra a chi non ha votato al grido di “non lamentatevi se i vostri figli resteranno precari” oppure” non pianete quando sarete licenziati senza giusta causa”, è solo inutile propaganda. Si perché nel raccontare i referendum si è fatto credere che cancellare parzialmente il job act avrebbe fatto tornare in vigore l’articolo 18 della legge sul lavoro ma non è così. Così come non è automatico l’abbattimento del ricorso ai contratti a termine e dunque del precariato. Servirebbe una nuova riforma da affidare ai due rami del Parlamento e intanto torniamo alla Fornero del 2012. Non c’è, insomma, nessuna garanzia di miglioramento. Chi si è astenuto intenzionalmente lo sa e lo ha capito. Chi, invece, si è semplicemente disinteressato magari non conosce il dettaglio tecnico legale ma non si fida più dell’utilità del referendum.

Considerazioni finali

Per dirla tutta è vero che la democrazia è a rischio ma non perché non si è votato il referendum 2025. La democrazia è a rischio per crisi di fiducia nelle istituzioni, per abuso dello strumento del referendum, per i tradimenti a precedenti consultazioni referendarie.

Bisogna cambiare verso e sistema: bisogna dire la verità alle persone e dimostrarlo se si vuole riconquistarne la fiducia. Più facile a dirsi che a farsi, soprattutto (con le dovute eccezioni) per questa classe politica!