Il deputato regionale siciliano uscente Pino Apprendi, eletto col Pd e ora candidato con la lista che sostiene Claudio Fava, è il promotore di un ricorso alla Consulta contro la legge elettorale siciliana e chiede ai giudici di esprimersi sugli articoli 10-ter e 10-quater della legge 29 del 20 marzo 1951 che disciplina i casi di ineleggibilità e incompatibilità dei consiglieri regionali siciliani dichiarati, in via definitiva, contabilmente responsabili per fatti compiuti nella qualità di amministratore o impiegato dell’amministrazione regionale e di enti da essa dipendenti o vigilati e non abbia ancora estinto il debito.

La prima sezione civile del Tribunale di Palermo, con l’ordinanza del 17 febbraio scorso, dichiarò “rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale” degli articoli richiamati da Apprendi, disponendo la sospensione del giudizio e la trasmissione degli atti alla Corte costituzionale. La legge elettorale dell’Ars, secondo gli avvocati Francesco Leone e Simona Fell che difendono Apprendi, contrasta con i principi all’art. 3 della Costituzione “con riferimento al diritto di accesso alle cariche previsto dal successivo art. 51, il quale, in tal modo, viene riconosciuto in maniera disomogenea all’interno dell’ordinamento giuridico.

Inoltre il vuoto normativo determinato sul punto dalla legislazione regionale impugnata si pone in contrasto anche con l’art. 122 della Costituzione, poiché la potestà legislativa primaria affidata alla Regione Sicilia sarebbe stata esercitata, nel caso di specie, in spregio al principio fondamentale di uguaglianza sostanziale del diritto di elettorato passivo”.

Secondo Apprendi adesso c’è “il rischio concreto che le elezioni del prossimo 5 novembre vengano spazzate via tra qualche mese dalla decisione della Consulta”. Il deputato aveva presentato all’Ars una proposta di modifica della legge elettorale che prevedeva il recepimento, anche in Sicilia, dei casi di incompatibilità presenti nel resto del Paese, ma la sua proposta era stata bocciata prima ancora di arrivare in aula.