“A circa 4 mesi dalle prossime elezioni regionali siciliane manca ancora il candidato Presidente. Per meglio dire, mancano anche delle coalizioni chiare e definite. Passando ancora avanti, possiamo dire che oltre alla data, il 4 novembre, null’altro si scorge all’orizzonte. Fatta salva sua maestà la confusione.
Il passaggio elettorale del 4 novembre, precederà di pochi mesi il cruciale voto alle prossime politiche e la Sicilia, da sempre, é stata e sarà laboratorio per l’Italia.
5 anni di esperienza fallimentare di Saro da Gela non possono passare in cavalleria né tantomeno si può rischiare di consegnare la Sicilia ad un manipolo di incompetenti a 5 stelle”.

E’ la riflessione di Peppe Germano, Coordinatore Nazionale Giovani Cantiere Popolare che spiega: ” Vero e incontrovertibile che questi “ultimi” politici siano stati scarsi e scadenti ma ciò non autorizza a fare salti nel buio. Certamente le esperienze, le bruciature e le cadute ti segnano ma sopratutto ti insegnano. E dunque se ci siamo affidati a “medici” incapaci di guarire i mali atavici della nostra Sicilia, possiamo nella disperazione affidarci a maghi o stregoni? Credo che la ovvia risposta negativa non sia esaustiva di per se a spiegare il mio ragionamento. Ci provo ugualmente”.

E ancora: “Nell’era della scomposizione post ideologica della politica stiamo assistendo ad un tentativo di ritorno di alcuni schemi oramai superati: centrodestra e centrosinistra. Non si capisce centro da chi o a destra di cosa. I personaggi che hanno affollato le cronache politiche degli ultimi 10 anni hanno trasmigrato in maggioranze variabili e variopinte senza remore né ritegno e la cosa a cui dobbiamo abituarci é che l’elettore non sempre li ha compresi e non sempre li ha puniti. Da questo dato di fatto partiamo per dire che il 4 novembre è obbiettivo da non fallire e che se coalizione si deve fare non bisogna partire dal luogo geografico di riferimento (destra/sinistra/centro) ma dal macrocosmo valoriale. Bisogna riaggregare un’ area, che definire moderata in un mondo incazzato sembra fuori luogo ma che definire popolare mi sembra quanto mai opportuno.
Ritorniamo ai valori Sturziani, a quell’idea inclusiva di Partito Popolare Italiano che, nonostante tutto, divenne casa comune di diverse estrazioni culturali infatti nel PPI confluirono le varie componenti del variegato mondo cattolico italiano: 1) i conservatori nazionali di Stefano Cavazzoni, Carlo Santucci e Stefano Jacini; 2)i clerico-moderati di Alcide De Gasperi; 3)i giovani democratici cristiani di Romolo Murri; 4)i cattolici sindacalisti di Achille Grandi, Giovanni Gronchi e Guido Miglioli”.

E poi: “Un principio ispiratore li tenne saldi e a quello stesso principio oggi é affidato, secondo chi scrive, le sorti del prossimo imminente futuro: l’appello ai Liberi e Forti.

« A tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini superiori della Patria, senza pregiudizi né preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme propugnano nella loro interezza gli ideali di giustizia e libertà. »

“La Sicilia che amo – conclude Germano – non ha altre occasioni, in verità anche questo treno, ultimo tra gli ultimi, sta già attraversando i binari polverosi di una terra magica e dannata.
Non é il momento di pensare alle nostre piccole casette in legno o alle nostre zattere, col mare in tempesta serve una nave imponente, un capitano importante ed un porto sicuro.
La Sicilia si salva se la mettiamo al centro. Non di una scacchiera e nemmeno di un luogo geografico ma al centro dei nostri cuori”.