Un luogo reso immortale da celebri capolavori di artisti indimenticati, nonostante il trascorrere di molti secoli.
Un posto nel quale ‘perdersi’ tra opere ed ambienti che richiamano spiritualità e amore per il bello.

Prosegue a Palermo, fino al 29 agosto, RestART, il festival culturale organizzato dall’associazione Amici dei Musei Siciliani e da Digitrend, che cura la piattaforma di ticketing ed audio guide.

Una occasione imperdibile per scoprire alcuni tra i siti artistici più importanti di Palermo – sono oltre 20 quelli aperti e visitabili – e tornare a ‘riappropriarsi’ della città dopo il lungo lockdown.

Tra i siti visitabili con RestART c’è anche l’Oratorio dei Bianchi, che si trova in piazzetta dei Bianchi, nonché vero scrigno di arte, storia e cultura il cui grande valore è stato suggellato per sempre anche dal “signore degli stucchi”, Giacomo Serpotta.

Le vicende del complesso monumentale dell’Oratorio dei Bianchi si estendono per un arco di circa dieci secoli, in una affascinante stratificazione di interventi strettamente legati agli accadimenti storici e politici della città.
La testimonianza più antica è costituita dalla porta lignea di età islamica un tempo parte della cittadella fortificata della Al-Halisah, posta a destra dell’attuale ingresso: da questa, secondo le cronache, sarebbero entrati in Palermo i Normanni guidati da Ruggero Gran Conte nel 1071, protetti dalla Vergine Maria che apparve sopra la porta della città ad indicare la strada. Quale ringraziamento Ruggero avrebbe edificato quindi nello stesso sito una chiesa o forse una cappella, ornata dalla miracolosa immagine della Madonna della Vittoria, ripresa nell’affresco che la sovrasta.
La sempre maggiore diffusione del culto portò nel 1572 all’edificazione di una nuova chiesa ed alla fondazione di una confraternita che se ne prendesse cura. Ancora nel 1710 la chiesa subì una ulteriore trasformazione su progetto del gesuita Filippo Giudice, che le diede la configurazione attuale a navata unica con cappelle laterali addossate ai muri longitudinali. Una semplice decorazione fu aggiunta in età neoclassica.
Oggi questo spazio ospita gli stucchi eseguiti da Giacomo Serpotta intorno al 1703-1704 per la cappella della Madonna della Pietà e la Cappella della Vergine della Chiesa del Monastero delle Stimmate di San Francesco, demolita per la costruzione del Teatro Massimo. I preziosi stucchi furono staccati e trasferiti presso il Museo Nazionale, quindi collocati nella sede attuale. La loro disposizione originaria può essere ricostruita grazie alle fotografie scattate nel tempo.
Ad essi è stata affiancata una selezione di materiali plastici barocchi, in stucco e terracotta, tra i quali due “testine” di putti, pure attribuibili a Giacomo Serpotta per l’alto livello formale ed esecutivo nonché per la rispondenza iconografica alla variegata tipologia dei suoi angeli.

Dal fondo dell’ex chiesa di Santa Maria della Vittoria si accede al grandioso scalone che immette all’aula religiosa del piano superiore e agli altri ambienti dell’oratorio della confraternita del Santissimo Crocifisso dei Bianchi, edificato a partire dal 1542 sopra la preesistente costruzione ed accessibile un tempo solo dalla candida facciata tardo settecentesca di piazzetta dei Bianchi.
La nobile Compagnia, detta “dei Bianchi” per via del colore dell’abito cerimoniale che solo a loro era concesso portare, era stata fondata nel 1541. Ad essa aderivano i maggiorenti della città con il compito di confortare nella buona morte i condannati; il memorialista Valerio Rosso scriveva intorno al 1590 che non poteva entrare alcuno nella compagnia che non fosse “cavaliere, di vero signore titulato, eccettuati li preti”.
I confrati godevano di numerosi privilegi. Nel 1580 fu loro concesso gratuitamente dal Senato cittadino il terreno nell’area retrostante alla tribuna della Chiesa della Vittoria, ove poter edificare un ampliamento. La costruzione continuerà a crescere nei secoli successivi, fino alla configurazione attuale. Devastato da un incendio nel 1600, l’edificio venne ricostruito tra il 1681 e il 1686 con l’aggiunta del grande portico con pilastri a bugnato su Via dello Spasimo e del sovrastante salone degli “aggiontamenti”, destinato alle  riunioni dei confrati. Lo scalone di accesso in marmo bianco a due rampe decorato da tondi a rilievo fu realizzato nel 1744 su progetto di Emanuele Caruso dai marmorari della famiglia Musca.
Nella seconda metà del XVIII secolo si procedette alla definizione degli interventi decorativi della grande aula oratoriale, nota come la più ampia della città, e dell’antioratorio.
Il pavimento dell’oratorio, composto da 2200 mattoni maiolicati per una superficie di oltre 200 metri quadrati, del quale restano purtroppo poche testimonianza, fu realizzato nel 1765 e raffigurava nella parte centrale, tra vasi di fiori, festoni e uccelli su fondo bianco, la scena di Mosè che fa sgorgare l’acqua dalle rocce del deserto.
La decorazione delle pareti fu realizzata sotto la direzione di Carlo Chenchi ed Emanuele Cardona. Le pitture sono opera di alcune fra le più attive  dinastie artistiche fra Sette e Ottocento: Benedetto e Stefano Cotardi per i monocromi e i riquadri a tempera, Antonio Mercurio per l’affresco con la Decollazione del Battista e Giuseppe Testa per gli otto pannelli con episodi del Vecchio Testamento. La pala d’altare raffigurante la Crocifissione è opera di Antonio Manno che la firma e data nel 1800.
Segue il fastoso “Salone Fumagalli”, ovvero il salone degli “aggiornamenti” interamente affrescato a trompe l’oeil con grandi vasi, motivi esotici e e paesaggi a monocromo tra colonne dal pittore Gaspare Fumagalli, che vi si firma nel 1776.
Nell’Oratorio superiore sono esposti i pregevoli intagli lignei provenienti dal Collegio Massimo dei Gesuiti, realizzati tra la fine del XVII e gli inizi del XVIII secolo: il grande bancone della farmacia, la serie di inginocchiatoi con scene della Passione e le parti superstiti del “casciarizzo” di sacrestia della chiesa di Santa Maria della Grotta.

Ma potete scegliere qualsiasi altro dei luoghi di RestART con la certezza di non restare delusi. Ecco l’elenco dei siti che è possibile visitare con RestART:

Chiesa di Santa Caterina
Cupola di Santa Caterina
Chiesa dello Spasimo
Palazzo Abatellis
Palazzo Mirto
Museo Archeologico Salinas
RISO – Museo di arte contemporanea
Palazzo Branciforte
Villa Zito
Teatro Massimo
Orto Botanico
Oratorio dei Bianchi
Chiesa della Catena
Chiesa del SS. Salvatore
Cupola del SS. Salvatore
Chiesa di S. Matteo
Torre di S. Antonio
Chiesa di Casa Professa (aperta l’8, il 21 e il 29 agosto)
Archivio Comunale
Chiesa della Gancia (aperta solo il 31 luglio e 22 agosto)
Chiesa di S. Giovanni degli Eremiti
Oratorio di S. Lorenzo
Oratorio di S. Mercurio
Oratorio di S. Cita

Oratorio del SS. Rosario in San Domenico
8 agosto | ore 18,30, max 20 persone. Ticket: 30 euro.

RestART si svolge ogni venerdì e sabato dalle 19 a mezzanotte fino al 29 agosto. Ingressi e prenotazioni su www.restartpalermo.it, scegliendo precisi slot orari, secondo le indicazioni di ciascun sito. Igienizzazione e mascherine per i visitatori, misurazione della temperatura all’ingresso dei musei. Sull’App, notizie e curiosità sui luoghi.
Ingresso: 3 euro se il biglietto viene acquistato sulla piattaforma online; 4 euro all’ingresso dei siti, nel caso ci fossero ancora posti liberi.

Prenotazioni su www.restartpalermo.it

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