Svolta nell’indagine su due rapine avvenute a Palermo tra dicembre 2023 e gennaio 2024. Il tribunale del Riesame ha deciso di revocare gli arresti domiciliari per Giuseppe Basile, 29 anni, che era stato arrestato dalla polizia con l’accusa di essere l’autore della rapina all’ufficio postale di via Gino Zappa allo Zen e dell’assalto a un furgone che trasportava sigarette in via Einaudi.
Le prove a carico di Basile
Come si legge sul Giornale di Sicilia, secondo gli investigatori, non ci sarebbero stati dubbi sull’identificazione di Basile come membro del commando che aveva messo a segno i due colpi. L’uomo era stato riconosciuto grazie a un tatuaggio e al suo abbigliamento visibili nei video di sorveglianza. Inoltre, il segnale di un gps nascosto tra i cartoni delle sigarette rubate aveva confermato la sua presenza sul luogo della rapina al furgone. Per questo motivo la Procura aveva chiesto e ottenuto gli arresti domiciliari. Le indagini avevano poi portato all’identificazione di un complice, Davide La Rosa, 21 anni.
La difesa di Basile e il ricorso al Riesame
Basile, assistito dall’avvocato Filippo Sabbia, ha sempre respinto le accuse, dichiarandosi estraneo ai fatti. Il suo legale ha quindi presentato ricorso al Riesame, sostenendo che dai video non era possibile identificare con certezza i rapinatori, che avevano i volti coperti. Inoltre, il gps che avrebbe collocato Basile sul luogo della rapina non è mai stato ritrovato. I giudici hanno accolto le argomentazioni della difesa, annullando la misura restrittiva e ridando piena libertà all’indagato.
Le motivazioni della difesa
Tra un mese e mezzo si conosceranno le motivazioni nel dettaglio, ma l’avvocato Sabbia aveva evidenziato nel ricorso che gli indizi a carico di Basile erano solo supposizioni e presunzioni, non prove concrete. Anche il ritrovamento a casa sua di un pantalone della tuta simile a quello di uno dei rapinatori non sarebbe significativo, perché aveva un modello diverso. Inoltre, un’intercettazione scagionerebbe Basile, che commentando la rapina aveva detto “ci sono entrati”, non “ci siamo entrati”.
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