Nessun potere speciale per la Sicilia. Al contrario solo prescrizioni, indicazioni, imposizioni e paletti per superare l’emergenza. Più che un accordo quello stilato a Roma fra Regione e Ministero è una carta di intenti e di impegni. E senza quella non arriverebbe neanche la proroga dell’ordinanza attualmente in vigore per l’uso delle vecchie discariche, e che scade il 31 maggio. Nessuna traccia di riforma del settore e nemmeno di attuazione delle Srr previste dalla legge 9 ma mai partite.

Il Consiglio dei Ministri prepara una proroga fino alla fine dell’anno ma chiede in cambio l’impegno a incrementare la differenziata di almeno il 3% nel prossimo anno e ad avviare la realizzazione di due termovalorizzatori per incenerire 700 mila tonnellate di rifiuti come previsto dal decreto Renzi dello scorso anno.

La quota (700 mila tonnellate) non è gettata lì a caso. Secondo i conti fatti dagli uffici l’esubero di rifiuti si aggira intorno a quel peso. Complessivamente la Sicilia produce  sei milioni di tonnellate di rifiuti l’anno. Riesce a smaltirne in maniera ordinaria 5 milioni e 200 mila tonnellate.

Circa 800 mila tonnellate dovranno, dunque, essere spedite fuori Regione o all’estero per lo smaltimento. L’aumento del 3% della differenziata  in un anno dovrebbe consentire di ridurre questa quota di circa 180 mila tonnellate e portarla a 620 mila da inviare agli inceneritori con un margine di circa 80 mila tonnellate. Il problema è che certamente gli inceneritori non potranno essere pronti ne in sei mesi ne in un anno. per questo è necessario avviare allo smaltimento fuori regione 800 mila tonnellate l’anno da subito per andarle poi contraendo con l’aumento della differenziata fino a portale a zero quando i termovalorizzatori andranno a regime. Questo almeno il piano di Roma.

L’intesa raggiunta è stata firmata da tutte le parti e trasmessa alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. ora, infatti, toccherà proprio al consiglio dei Ministri emanare l’ordinanza che proroga la possibilità di impiegare le discariche in deroga e assegna il potere al Presidente della Regione di stipulare accordi con altre Regioni e di bandire la gara europea per lo smaltimento fuori dall’Italia.

La proroga dovrebbe essere da 6 o sette mesi per arrivare fino alla fine del’anno e poi controllare gli step di avanzamento soprattutto delle procedure per i termovalorizzatori.

Di fatto così si conta di evitare l’emergenza, si impongono i termolorizzatori e non si da nessun potere straordinario ne a Crocetta ne alla Contrafatto

“Le notizie che arrivano da Roma sul futuro della gestione dei rifiuti in Sicilia confermano il totale fallimento della Regione – commenta Gianfranco Zanna di Legambiente – sia sulle cose non fatte che sulle sue proposte per cominciare a risolvere il grave problema. in primo luogo la reiterata e inconcludente richiesta di stato d’emergenza e quindi di poteri speciali non è stata per fortuna accolta; in secondo luogo l’ostracismo verso l’unica strada percorribile, non auspicabile ma necessaria per avere un po’ di tempo per organizzare la raccolta e la gestione, di portare i rifiuti fuori dall’isola è stato superato”.

“Purtroppo una debole e inconcludente Regione ha dovuto subire una mortificazione nell’individuare il ridicolo obiettivo d’incremento del 3% in un anno della raccolta differenziata e l’obbligo di progettare due inceneritori voluti dal governo Renzi e spacciati nuovamente come la soluzione del problema. Da parte nostra continueremo a impegnarci perché finalmente si organizzi una seria e spinta raccolta differenziata; si finiscano gli impianti per una gestione virtuosa e completa del ciclo dei rifiuti e ci mobiliteremo, con sempre più energie, per impedire la realizzazione degli inutili e dispendiosi inceneritori”.

Nulla di nuovo, invece, secondo i 5 stelle per i quali “Nonostante le smentite di Crocetta e della Contrafatto durante gli ultimi mesi, tutto questo era programmato, come avevamo dichiarato a gennaio scorso: discariche sature, rifiuti fuori dalla Sicilia e spese per impiantistica dannosa per l’ambiente che, nella migliore delle ipotesi, entrerà in funzione tra 4-5 anni. Qui si concretizza il completo fallimento del governo Crocetta, che solo per quanto fatto nel settore dei rifiuti dovrebbe dimettersi”.

Significativo – aggiungono i tre portavoce Claudia Mannino (Camera), Giampiero Trizzino (Ars) e Ignazio Corrao (Europarlamentare)- anche l’atteggiamento del Ministero, che sembra abbia imposto un aumento della differenziata del 3 per cento: possiamo dormire sogni tranquilli, entro l’anno raggiungeremo il 15 per cento, a ‘soli’ 50 punti percentuali da quanto previsto dalla legge”.

Per Marco Falcone capogruppo di Forza Italia “Nessuna strategia risolutiva per l’emergenza dei rifiuti in Sicilia, le decisioni assunte nel vertice Crocetta-Palazzo Chigi rappresentano infatti soltanto un pannicello caldo che lascia inalterata l’emergenza, rinviando di fatto tutte le soluzioni. La mancata approvazione di un piano sui rifiuti da parte della Regione, che preveda una seria strategia, precisando al contempo obiettivi, soggetti attuatori e risorse finanziarie, rappresenta di fatto lo spostamento del problema. Purtroppo, ieri, anche lo stesso ministro Alfano ha disatteso le aspettative di tanti sindaci siciliani, rinviando la palla nella metà campo del governo regionale, come se egli stesso non fosse uno degli attori principali di questo accidentato rapporto tra Roma e Palermo. Insomma, ancora una volta alla brutalità del governo nazionale corrisponde la vacuità di quello regionale. L’ennesima occasione persa di fare qualcosa di buono per la Sicilia”