• Il centro Pio La Torre contro la nuova proposta della riforma del processo penale elaborata dalla commissione Lattanzi
  • Contestate le scelte di “impedire la partecipazione attiva al processo di associazioni antimafia ed antiracket”
  • “Con riforma si limita ruolo di quelle importanti realtà a mero spettatore del processo”

“Un passo indietro di decenni nella lotta alla mafia e al contrasto al racket”. Senza mezzi termini il Centro studi Pio La Torre definisce così la proposta di riforma del processo penale elaborata dalla commissione Lattanzi in una lettera inviata al ministro della giustizia, Marta Cartabia, ai presidenti di Camera e Senato, Fico e Casellati, ai capigruppo di Camera e Senato, ai componenti della commissione giustizia delle due Camere e a quelli della commissione Antimafia.

“Scelte appaiono prive di logica”

“Al di là delle considerazioni tecnico-giuridiche sulla illegittimità costituzionale – si legge nella missiva firmata dal presidente del centro, Vito Lo Monaco – impedire la partecipazione attiva al processo ad associazioni antimafia e antiracket che, grazie alla loro attività hanno stimolato la denuncia accompagnando le vittime nel lungo e travagliato percorso post denuncia, dando origine allo stesso processo, appare privo di logica e mortifica il ruolo fondamentale svolto dalle associazioni”.

La proposta di modifica è contenuta nell’articolo 1bis, sulla definizione di vittima di reato e sulla legittimazione alla costituzione di parte civile. In questo articolo si parla anche di escludere le associazioni dalla possibilità di costituirsi parte civile nei processi penali. Con una ricaduta anche simbolica nei Comuni a rischio infiltrazioni mafiose, come sottolinea il centro Pio La Torre: “La costituzione di parte civile dell’ente locale è un segnale forte e preciso di estraneità e avversione di tutta la collettività nei confronti del fenomeno mafioso”.

“Limitato il ruolo di importanti realtà”

“Con la riforma – conclude la lettera del Pio La Torre – si limita il ruolo di queste importanti realtà a quello di mero spettatore del processo privo di poteri, facendo venire meno la tutela degli interessi delle vittime di reato accompagnate nel difficile percorso di denuncia. Per questo ne chiediamo la revisione, per non indebolire la lotta contro la criminalità organizzata. Ci appelliamo a tutte le associazioni antimafia e antiracket perché questa richiesta venga condivisa e diffusa il più possibile”.