• Funivia del Mottarone, l’ennesima tragedia italiana
  • Familiari e “sopravvissuti” delle stragi chiedono verità è giustizia, evento online e manifestazione
  • Un appello allo Stato e al mondo giudiziario
  • Tra i familiari anche Adele Chiello Tusa, madre di Giuseppe Tusa, il 30enne di Milazzo morto nel maggio 2013 nella Tragedia del crollo della torre dei piloti di Genova 

Una madre che chiede giustizia, “che non serve più ai morti ma ai vivi”, insieme a tante altre famiglie.
Il 7 maggio del 2013, alle ore 23:05, una tragedia che mai sarebbe dovuta accadere, passata alla storia come la Tragedia della torre dei piloti di Genova, causata dall’impatto tra la moto nave Jolly Nero e la torre dei piloti del porto di Genova.
La nave stava effettuando la manovra di uscita dal porto di Genova con destinazione Napoli e altri porti del Mediterraneo quando collise violentemente con la Torre dei piloti di Genova, causandone il crollo immediato.
Le vittime furono 9, tra loro anche Giuseppe Tusa, sottocapo di seconda classe, 30 anni, di Milazzo (Messina).

La battaglia per la giustizia

Il 9 ottobre si terrà una manifestazione a Roma contro queste stragi, ultima in ordine di tempo, quella della funivia del Mottarone.
“Il filo conduttore che lega tutte queste stragi – dice Adele Chiello Tusa, madre di Giuseppe, – è il Dio denaro, il profitto economico. Lo Stato sta a guardare, non vigila e non chiede scusa. Ai funerali vediamo le passerelle delle istituzioni. Spero che tutti questi morti siano serviti a qualcosa, perché siamo tutti potenziali vittime. Non vogliamo vendette ma un mondo migliore. Io ho consegnato mio figlio allo Stato, e mi è stato restituito in una cassa di legno”.

La ricerca della verità

Adele Chiello Tusa ha scritto una lunga nota che vogliamo con dividere con voi.
“Non sono qui per manifestare il mio dolore, quello è solo mio e non lo posso delegare a nessuno. Ma l’esperienza dei miei lunghi e dolorosi otto anni di ricerca della verità, mi induce a sollevare questo grave problema alle istituzioni. Non ho colori politici, la mia bandiera è unica per il mio Paese, per una condizione di diritto per tutti i cittadini che sono stanchi di subire in silenzio un sistema di lucro a svantaggio della vita umana.
La notte della tragedia, tutte le TV hanno mandato in onda edizioni speciali. Il giorno dei funerali i riflettori sono stati tutti accesi sulle passerelle dei politici, in molti casi anche con la presenza del Presidente della Repubblica di turno. Ascoltiamo tutte le frasi di solidarietà e di circostanza e promesse mai mantenute, “NON ACCADRÀ MAI PIù”. Il Presidente Napolitano mi promise, sulla bara di mio figlio Giuseppe, un processo rapido e cristallino. Il tempo passa e la notizia di una strage scivola sempre più in fondo, finché la notizia va scemando fino al silenzio totale. A questo punto i familiari delle vittime rimangono sole, abbandonate dallo stato, quello stesso stato che spesso è colpevole degli eventi. Comincia l’iter di un processo, quasi sempre sconosciuto a noi familiari in una fase di grande fragilità per la grave perdita di una persona cara, ci si ritrova in un’aula di tribunale a sperare che un cavillo non si trasformi nella beffa dopo il danno subito. Affrontarlo costituisce grande energia emotiva ed economica, quindi cala l’abisso totale e hai solo due alternative: 1) abbandoni tutto e deleghi agli avvoltoi di turno o 2) ti rimbocchi le maniche e devi intraprendere una dolorosa battaglia in giudizio. Agire, per fare emergere le responsabilità degli atti compiuti in violazione di quei diritti legittimi, e l’accertamento della natura oggettiva del reato, sarebbe stato compito della procura, il PM ha l’obbligo di esercitare l’azione penale. Purtroppo non è stato così nel processo del crollo torre e di tanti altri processi italiani. Non era compito mio, pertanto mi sono ritrovata in primis a dover affrontare anche una battaglia con chi mi avrebbe dovuto tutelare: “LO STATO”. Un grande conflitto ottenere giustizia dallo stesso colpevole. Ho dovuto difendere la morte di mio figlio Giuseppe Tusa, ho dovuto urlare per avere voce e per dare voce a una indifferenza totale su un evento così tragico per effetto di condotte illecite. La legge non rispetta la dignità delle vittime e dei suoi familiari, le vittime subiscono gli effetti della negligenza, dell’inerzia, della colpa e spesso anche della malafede di un servizio dello stato fatto male, che non dovrebbe far parte di uno stato di diritto uguale per tutti. La prima domanda che mi sono posta è stata: “chi ha ucciso mio figlio e i suoi colleghi di lavoro?” Ebbene ho trovato la risposta in ogni concessione edilizia riconosciuta ad una struttura che ha portato un edificio, una scuola, un luogo di lavoro, un ospedale, un binario, una strada, un ponte ecc…e non per ultima una nave, in un luogo in cui non doveva trovarsi.
Ho attraversato l’Italia dalle Alpi alle isole, ho incontrato associazioni e singoli genitori, madri, padri, sorelle, fratelli ed amici che si sono visti crollare il mondo addosso per una delle tante stragi d’Italia.!!!!
Un sistema infrastrutturale che crolla e provoca tantissime vittime. Ultima strage il crollo della funivia di Stresa, manomissioni volontari per ottenere più profitti, 14 vite sterminate e lo stato continua a non vigilare sulle manutenzioni. Lo Stato chieda scusa, non possiamo diventare i ragionieri dei morti. Siamo indignati!
Ogni impunità produce altre vittime, alimenta la corruzione, le classiche mazzette per gli appalti che vengono autorizzate, senza alcuna vigilanza per la sicurezza dei cittadini. Togliamo il minimo al ribasso negli appalti. È un sistema di corruzione che va fermato con solidi provvedimenti legislativi. Tutti abbiamo il diritto di vedere rispettato il tempo della giustizia, di usufruire di una giustizia di qualità, in quanto a risultati attesi e accettabili e a non subire altri danni, dovuti alle procedure giudiziarie e soprattutto alla prescrizione del reato.
Un colloquio tra istituzioni e società civile può essere solo costruttivo, non dimenticando che la sovranità appartiene al popolo italiano, pertanto auspico che il nostro appello venga ascoltato.

Un evento online

Stamani, a partire dalle ore 12, si terrà un evento online. Sarà trasmesso in diretta Zoom sulla pagina Facebook di Comune-info https://www.facebook.com/Comuneinfo e sulla pagina neonata Fb di “NOI, 9 Ottobre”https://www.facebook.com/noi9ottobre/.
Nella nota di presentazione dell’evento si legge: “Siamo parenti, amici, compagni e compagne di lavoro e di sventura delle vittime delle stragi causate da attività economiche finalizzate esclusivamente al profitto. Vogliamo lanciare una campagna di informazione unita ad una iniziativa pubblica popolare per il riconoscimento dei diritti delle vittime e dei sopravvissuti. L’iniziativa popolare consiste nell’organizzare una manifestazione pubblica a Roma il prossimo 9 Ottobre, in concomitanza della Giornata nazionale in memoria delle Vittime di disastri ambientali e industriali causati dall’uomo.
In allegato troverete l’appello con le nostre istanze che abbiamo stilato con la collaborazione di magistrati, avvocati e accademici. Lo spirito che ci ha spinto ad iniziare questo percorso è il seguente:
manifestare il profondo disagio della società civile che vive sulla propria pelle la discrepanza tra giustizia e legge, una legge che nelle aule dei tribunali tutela maggiormente gli imputati quando sono grandi imprese, sia pubbliche che private.
Chiunque sieda nelle aule dei tribunali dalla parte delle vittime spesso è costretto ad assistere ad una ricostruzione menzognera dei fatti che sfiora la beffa, che va contro ogni logica e buonsenso, evitare che l’impunità ottenuta dai responsabili di questi gravi fatti possa favorire la reiterazione di condotte e comportamenti ad alto rischio per l’incolumità di persone estranee, oltre che dei lavoratori e delle lavoratrici impiegati
Abbiamo elaborato una serie di proposte che potrebbero rispondere alle esigenze della ricerca della verità e della giustizia. Tra queste: il potenziamento e la riorganizzazione dell’amministrazione della Giustizia evitando l’eccessiva lunghezza dei processi e l’esito della prescrizione; la trasparenza nelle procedure e l’obiettività nella scelta degli strumenti scientifici di indagine e di consulenza di tutte le parti in causa; l’aumento dei sistemi pubblici di controllo preventivo; il riequilibrio nella disparità di mezzi a disposizione delle vittime in confronto a quelli delle grandi imprese; l’allontanamento permanente da ogni tipo di incarico pubblico dei responsabili di comportamenti comunque irresponsabili.
Di questo e altro vorremmo discutere, in primis, con l’insieme delle organizzazioni della cittadinanza attiva e della società civile, e poi con i rappresentanti istituzionali”.
Interverranno nell’ordine:
Lucia Vastano Giornalista, scrittrice
Gianni Devani Vicepresidente Associazione Vittime del Salvemini
Gianni Cavinato Presidente nazionale ACU (Associazione Consumatori e Utenti)
Enzo Orlandini e Marco Piagentini (Associazione Il mondo che vorrei – Viareggio)
Alessandra Guarini Avvocato
Massimiliano Gabrielli Avvocato
Michele Michelino Presidente Comitato per la Difesa della Salute nei luoghi di lavori e nel territorio
Luciano Orio Comitato per la Dignità e la Salute nel Lavoro
Adele Chiello Tusa Madre di Giuseppe Tusa vittima del crollo della Torre Piloti di Genova
Fulvio Aurora Medicina Democratica
Laura Mara Avvocato
Mario Sanna Presidente Associazione Il Sorriso di Filippo
Felice Casson Magistrato e già Senatore
Raffaele Guariniello Magistrato

L’appello

Proposta di una campagna di informazione e iniziativa pubblica popolare per il riconoscimento dei diritti delle vittime delle stragi causate da attività economiche finalizzate al profitto.
Per le vittime, per la giustizia e perché non possano più accadere ferimenti, omicidi e stragi causati dalla ricerca del massimo profitto, dalla logica del business, dall’avidità che trasforma le imprese in attività criminali.
“Questa economia uccide”. Bisogna cambiarla!
Proponiamo di iniziare un cammino di condivisione più larga possibile tra tutte le persone animate da sentimenti di giustizia e solidarietà e di confluenza delle organizzazioni della cittadinanza attiva verso una grande manifestazione nazionale a Roma (in presenza, nelle modalità che saranno possibili) di sostegno alle vittime delle
stragi impunite e di cambiamento delle norme vigenti al fine di una maggiore difesa dei diritti alla sicurezza e alla salute delle popolazioni, presenti e future.

Chi propone l’appello

Siamo sopravvissute/i, parenti, compagne/i di lavoro, amiche/ci e comunità di abitanti feriti da disastri industriali e ambientali, che il più delle volte vengono considerati “incidenti” o “calamità”, ma che in realtà sono la conseguenza diretta di pratiche economiche mortifere messe in atto da imprese che agiscono a scopo di lucro, incuranti della sicurezza e della salute degli esseri umani.
Siamo persone che dopo aver subito eventi calamitosi vengono abbandonate dallo Stato.
Non ci rassegniamo all’idea che in qualsiasi momento, in un posto qualsiasi del Paese, ai danni di persone ignare, una montagna possa franare su una diga (Vajont), o che una diga fatta di fango possa precipitare a valle (Stava), una nave passeggeri entri in collisione con una petroliera (Moby Prince), un aereo militare precipiti su una
scuola (Casalecchio di Reno) o abbatta una funivia (Cavalese), che sostanze tossiche e cancerogene vengano impiegate nei cicli produttivi e rilasciate nell’ambiente (Amianto, Cvm, Pfas, Pcb), che ponti possano crollare per mancanza di manutenzione (Genova), che edifici pubblici possano essere costruite senza rispettare le norme antisismiche (Amatrice, Norcia, Centro Italia), che infrastrutture possano essere esposte a rischi prevedibili (Torre piloti di Genova), che un treno di materiali infiammabili possa deragliare tra le case (Viareggio), che un altoforno possa esplodere (Torino), che lavoratori cadano dai ponteggi per il mancato rispetto delle norme di sicurezza che… i casi sono troppi per essere qui tutti ricordati.
Siamo persone che non si rassegnano all’idea che legislazione e sistema giudiziario possano concedere l’impunità ai responsabili di tali crimini, in palese contrasto con quanto afferma la Costituzione italiana: l’iniziativa economica “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana” (Art.41).

L’obiettivo

Ci battiamo per fare emergere la verità sulle cause dei disastri industriali, ambientali e le malattie e le morti su tutti i luoghi di lavoro (pubblici o privati) e ovunque essi avvengano. Non accettiamo che la vita delle persone (a loro insaputa) possa essere messa a rischio per motivi economici. Chiediamo leggi, normative e comportamenti
responsabili. Chiediamo giustizia ora per ottenere più prevenzione in futuro.
Pensiamo, quindi, che le nostre istanze vadano a favore dell’interesse generale e della civilizzazione del Paese.
Abbiamo già ottenuto dal Parlamento un primo riconoscimento (sia pure simbolico e ancora equivoco) con l’istituzione della “Giornata nazionale (il 9 ottobre) in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali” (Legge 14 giugno 2011, n. 101). Ma ora c’è bisogno di porre mano concretamente alle normative esistenti che impediscono l’effettivo riconoscimento dei diritti delle vittime ed evitare l’esito inaccettabile della “prescrizione” per reati di questo tipo.

Cosa chiedono le famiglie

Dalle esperienze in corso -nel dramma quotidiano che le vittime dei disastri industriali e ambientali devono attraversare per far emergere la verità dei fatti e il riconoscimento dei loro diritti- emergono comuni esigenze. È giunto il momento di formulare una vera e propria piattaforma di istanze da presentare ai decisori politici affinché rimuovano tutto ciò che impedisce la ricerca di verità e giustizia. Quella che segue è solo una prima indicazione di punti (per grandi titoli) su cui chiamiamo le associazioni, i comitati, le forze sindacali e politiche più sensibili ad esprimersi e sostenerci attivamente e con l’aiuto delle persone competenti, degli esperti, dei medici, dei giuristi … per formulare le richieste di modifica del sistema giuridico nei modi più concreti e puntuali a favore delle vittime. Alla fine di questo lavoro di elaborazione delle proposte, è nostra intenzione aprire una campagna per il riconoscimento dei diritti delle vittime delle stragi industriali, ambientali e del profitto.

Le vittime

Le vittime, le persone offese e le parti civili (i superstiti, i parenti, le comunità colpite) dei crimini provocati da attività imprenditoriali finalizzate ad ottenere profitti economici (lucro) vanno poste al centro delle procedure volte alla scoperta della verità dei fatti, in tutte le fasi istruttorie, dibattimentali, civili e penali. La dignità delle vittime e il loro diritto ad ottenere giustizia deve essere riconosciuto prima (o
quantomeno, al pari) del diritto alla difesa degli accusati. Il diritto morale al riconoscimento della verità dei fatti non può in alcun modo essere “compensato” con il risarcimento economico del danno subito.
Chiediamo che venga posta fine ad una pratica ricattatoria umiliante che favorisce la parte in giudizio che ha più potere economico. Rifiutiamo la “ragione economica”, protetta dallo Stato, prevalente su tutto il resto. A tal fine chiediamo che venga messo in atto tutto quanto possa servire al riconoscimento pieno dei diritti delle vittime:
a) perfezionare in Costituzione il principio del “giusto processo” (art.111), attribuendo alle vittime del reato un ruolo specifico all’interno del processo penale. Sosteniamo la difesa della riforma della prescrizione attualmente in vigore e al tempo stesso richiediamo venga fissata la durata dei processi;
b) apportare modifiche del codice di procedura penale, volte ad attribuire un ruolo più significativo nel processo penale alla persona offesa del reato, anche se non costituita parte civile (e quindi a prescindere da qualsiasi pretesa economica);
c) apportare modifiche del Codice civile, ancora in vigore, precedente la Costituzione, che riguarda le responsabilità sociali e ambientali delle imprese.

L’ambiente

Come ha dimostrato la pandemia provocata dal virus Sars-Cov-2, la salute di ogni persona è intimamente correlata alla possibilità di vivere e lavorare in un ambiente naturale salubre. In questo senso la prevenzione primaria è quella che minimizza i rischi sanitari, alimentari, idrogeologici, tecnologici e garantisce condizioni biogeofisiche armoniose. A tal fine è necessario che venga garantito non solo il diritto di ogni persona a vivere in un ambiente sano, ma che venga riconosciuto il diritto stesso della Natura (biosfera) ad evolversi e rigenerarsi al riparo dalle aggressioni antropiche che stanno provocando un vero biocidio (cambiamenti climatici, perdita
di biodiversità, inquinamenti di ogni tipo). La disponibilità del Governo Draghi ad introdurre in Costituzione la nozione di “sviluppo sostenibile” va di molto precisata ed ampliata fino al riconoscimento della biosfera come bene comune inalienabile dell’umanità.

La cultura

La pandemia ha anche dimostrato come sia fondamentale diffondere la cultura della responsabilità sociale. Ogni cittadino deve essere accompagnato, fin dal primo ciclo scolastico, a sentire il dovere di occuparsi del bene collettivo e impegnarsi a difendere la salute e la sicurezza del suo prossimo. E’ necessario che nelle scuole, oltre l’obbligatorietà dell’insegnamento dell’educazione civica e dell’educazione ambientale prevista dalla legge n. 92/2019, venga insegnata e sollecitata in tutti i modi proprio la responsabilità di ognuno verso gli altri.

La legge

Nel concreto, al fine di garantire la prevenzione e il perseguimento dei reati contro la sicurezza collettiva e l’ambiente si devono introdurre urgentemente delle modifiche normative. Ne proponiamo
alcune:
a) emanazione, da parte del Parlamento, di una riforma delle norme che regolano i tempi della prescrizione per i disastri ambientali e sul lavoro. Modifica delle norme del Codice penale sul reato di disastro (e in particolare degli Artt. 434, 449 e 452-quater del codice penale), volte a chiarire testualmente che per il reato di disastro ambientale la prescrizione non inizia a decorrere fino a che non siano cessati gli effetti lesivi o pericolosi per l’ambiente e per le persone derivanti dal reato;
b) creazione di una Procura nazionale unica altamente specializzata per i disastri che riguardano reati sulla sicurezza del lavoro, ambientali, calamitosi e anche alimentari. Così come è avvenuto per i reati contro la mafia e il terrorismo, al fine di ottenere il più qualificato e rapido svolgimento delle indagini e dei processi;
c) immaginare le soluzioni normative volte a contrastare la falsa rappresentazione della scienza nelle aule di giustizia.

Formuliamo alcune proposte: 1) richiedere per l’iscrizione nell’Albo dei consulenti d’ufficio la presentazione di un Cv analitico che dia conto delle esperienze professionali e giudiziarie di chi si vuole iscrivere; 2) equiparare gli obblighi e le responsabilità del consulente della parte a quelli dei periti del giudice; 3) rivalutare i
trattamenti dei consulenti dei giudici per ridurre la sperequazione con i consulenti di parte;
d) creazione di un Osservatorio nazionale delle malattie e delle morti professionali e il potenziamento degli ispettorati e degli organi di vigilanza (Asl, Inail, ecc.), in modo che siano in grado di valutare con competenza già ex ante le valutazioni del rischio delle imprese e delle opere;
e) rafforzare il sistema legislativo a tutela della sicurezza della collettività e dell’ambiente approfondendo l’applicazione degli strumenti di deterrenza contro la criminalità d’impresa;
f) con una importante e recentissima sentenza, resa a Sezioni Unite (sentenza n.16601 del 2017), la Cassazione ha fatto crollare il muro che impediva il riconoscimento nel nostro Paese di sentenze rese all’estero con condanna dalla parte convenuta al risarcimento dei cosiddetti danni punitivi. Noi vogliamo che sia riconosciuto al
danneggiato un risarcimento parametrato ai profitti realizzati dall’autore del fatto, connotato a una funzione punitiva e deterrente;
g) rafforzare le misure interdittive e punitive del decreto legislativo 231/2001 per colpire le responsabilità amministrativa delle imprese, in particolare la misura del commissariamento dell’ente;
h) consentire alle associazioni, ai comitati, ai gruppi attivi di cittadini/e che hanno subito eventi calamitosi di partecipare a pieno titolo in tutte le sedi (Protezione civile, Comuni, amministrazioni regionali e statali) nei processi decisionali che riguardano gli aiuti immediati, la ricostruzione dei beni e la tutela dei luoghi colpiti. Ciò al fine di ottenere la massima trasparenza nell’utilizzo dei fondi pubblici e di solidarietà, evitare sprechi,
corruzione e sperequazioni di trattamento tra le persone bisognose d’aiuto.
i) modificare la legge n.101/2011 che istituisce la “Giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali” eliminando la parola “incuria”, che minimizza le responsabilità.

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