Riina junior va in tv da Vespa e scoppia l’inferno. Tutti contro il popolare presentatore che ospiterà il figlio del boss.
“Dare lo stesso spazio ai figli dei mafiosi come lo si dà, doverosamente, ai figli delle vittime non si addice certamente al ruolo del servizio pubblico che ha l’obbligo di promuovere anche la crescita sociale e culturale dei cittadini – dice in una nota il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta -. Non credo affatto che il figlio di Riina possa
parlare male del proprio genitore, – aggiunge Crocetta – solo che noi abbiamo il dovere di parlarne male perché ha fatto stragi, ha terrorizzato i cittadini, ha bloccato lo sviluppo e la crescita della nostra Regione. Faccio appello alla
Rai perchè non mandi in onda un’intervista che sconvolgerebbe fortemente la coscienza di quanti, in questi anni, hanno rischiato la vita per combattere la mafia e dei tanti cittadini siciliani che con dure battaglie – conclude il
presidente – stanno cercando di liberarsi dall’oppressione mafiosa”. La reazione di Crocetta è solo l’ultima di una serie di attacchi che non fanno altro che aumentare l’attesa per la trasmissione di stasera su Rai 1.
“Cercare di fare audience a tutti i costi è assurdo e ancora di più lo è quando questo avviene nella televisione pubblica – ,dice il segretario generale della Cgil Sicilia, Michele Pagliaro -. Per un’organizzazione come la nostra che combatte la mafia e ha pagato per questo un alto tributo di sangue vedere sul palcoscenico Rai il figlio di Totò Riina è stato come ricevere uno schiaffo”.
“Amplificare, trasmettendola al grande pubblico, la voce di chi è stato condannato per associazione mafiosa e non ha mai preso le distanze dalle azioni efferate del padre- aggiunge Pagliaro- è come legittimare un modo di essere che noi condanniamo e contro cui ci battiamo.. No, questo la Rai non doveva farlo, chi si batte per fare scomparire la mafia si aspetta che le un uniche voci vicine alla mafia che meritano di essere amplificate siano voci di presa di distanze, di pentimento, di condanna della mafia anche quando questa ha il volto del proprio padre”.
“Restiamo inorriditi -. gli fa eco il segretario della Cgil di Palermo Enzo Campo -per il fatto che su Rai Uno, primo canale televisivo di Stato, per il quale tutti paghiamo il canone, sia dia spazio a un’operazione editoriale e di marketing che punti a fare clamore su un tema così delicato come quello della mafia, con ospite in studio il figlio di Totò Riina, anch’egli condannato per associazione mafiosa, terzogenito del criminale che ha causato la stagione delle stragi in cui persero la vita Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e gli agenti delle scorte, e che ha seminato anni di terrore a Palermo e in Italia”.
“Si dà spessore a un’operazione che al di là dell’effetto anche commerciale, dà sbocco, e non so quanto in maniera consenziente o esplicita, alla veicolazione di una versione intimista della vita della famiglia di un criminale qual è stato e quale continua a essere Totò Riina, condannato 16 volte all’ergastolo, senza che da parte del figlio vi sia mai stata una presa di distanza dal fenomeno mafioso che ha prodotto la stagione delle stragi. Questo colpisce il movimento antimafia rappresentato anche dalla Cgil, che sta portando avanti la realizzazione di un calendario della memoria in cui si ricordano tutte le vittime del movimento sindacale non solo come celebrazioni di appartenenza ma come vittime di mafia appartenute alla migliore storia d’Italia”.
“Non è un diritto invitare in TV uno che si dichiara contento del fatto che il papà, tale Totò Riina, non si sia mai pentito. E non perché sia il figlio di un mafioso, ma perché parla e pensa da mafioso – sostiene Fausto Raciti, segretario regionale del Partito Democratico in Sicilia – Vespa non ha il diritto offrire milioni di ascoltatori al punto di vista della mafia – aggiunge Raciti – questo non è servizio pubblico, è solo una schifezza”.
“Dare spazio al figlio di Totò Riina, anch’egli condannato per associazione mafiosa, per presentare un libro sulla famiglia dell’uomo artefice delle stragi di mafia più truci della storia del nostro Paese sarebbe una scelta vergognosa – dice il senatore del gruppo Alleanza Liberalpopolare-Autonomie, Antonio Scavone, componente della Commissione di Vigilanza Rai – si parla di diritto di cronaca – prosegue Scavone -, sacrosanto, ma non è questo il modo di affrontare il tema della mafia. Che diritto di cronaca è intervistare il figlio di un criminale, regalargli il video e un’enorme pubblicità al suo libro? Cosa dovrebbe uscire dall’intervista di Salvo Riina che, per altro, si è anche rifiutato di rispondere alle domande su Falcone e Borsellino? Un quadretto familiare ? Si rischia solo di spettacolarizzare e pubblicizzare famiglie che non ne hanno bisogno. Cosa per altro già avvenuta con i Casamonica, un capitolo veramente imbarazzante della televisione pubblica. Parliamo di eventi che non hanno bisogno di letture ‘da altre angolazioni’ perché l’unica lettura che dovrebbe interessare lo Stato è la sua incapacità storica a sradicare prepotenze e criminalità che, ancora oggi, rischiano di marginalizzare una parte fondamentale del nostro Paese soffocata dalla piaga delle mafie. Infine, non posso non sottolineare che sono fortemente stupito che insieme a me , sempre pronto a stigmatizzare in Vigilanza questa libera interpretazione del servizio pubblico, e sempre inascoltato, oggi si sorprenda chi ha sostenuto con forza che attraverso lo stesso mezzo venisse consentito che il figlio di Ciancimino propalasse fango in libertà”.
E chiede un intervento della commissione di vigilanza anche il segretario provinciale del Pd di Palermo Carmelo Miceli “Quella di confermare la messa in onda dell’intervista a Riina junior è una scelta infelice nel merito e nei tempi. La RAI, evidentemente, sconosce che “cosa nostra” in Sicilia è intenta a ricostruire e rifondare le sue articolazioni sovracomunali attraverso atti che dimostrino, ancora oggi, la sua potenza, la sua capacità di governare il
Territorio e quella di incidere sulla gestione della cosa pubblica”.
“A nome della Segreteria Provinciale del Partito Democratico di Palermo – conclude Miceli – chiedo alla Commissione Parlamentare di Vigilanza RAI di attuare immediatamente ogni iniziativa volta a impedire la messa in onda di una intervista che rischia di diventare apologia di mafia”.
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