Una piccola barca con a bordo 20 migranti, 15 uomini e 5 donne, è approdata alla spiaggia della Guitgia a Lampedusa. L’imbarcazione è arrivata autonomamente senza essere notata dal sistema di controllo e per questo è sbarcata nella spiaggia più centrale dell’isola. I profughi sono stati comunque identificati e portati nel cpa dell’isola.
Sempre ieri la Guardia Costiera libica ha salvato 96 migranti che erano a bordo di un gommone in difficoltà al largo delle coste occidentali del paese nord africano. Lo scrive su Twitter il ‘Libya Observer’ postando una foto in cui si vede un gommone semi affondato e diversi migranti in acqua.
A bordo dell’imbarcazione, secondo il giornale, c’erano 41 sudanesi, 41 bengalesi, 6 algerini, 3 nigeriani, 2 marocchini, un tunisino, un libico e un etiope.
Con il bel tempo e con la guerra civile sembra stiano ricominciando i viaggi della speranza anche se in misura minore rispetto a ciò a cui si è assistito negli altri anni nel medesimo periodo.
Ma questo ‘abbattimento’ delle partenze viene visto dai volontari delle ong come una conseguenza della politica disumana del governo italiano.
La politica dei porti chiusi è “inaccettabile”, uno slogan “che non ha ragion d’essere” per due motivi: “perché non si chiudono i porti a nessuno e nessuno può essere abbandonato, scartato come dice Papa Francesco. E poi per una ragione di giustizia sociale, perché i migranti partono anche a causa del sistema economico occidentale che li costringe, perché l’Europa è la predona dell’Africa” dice in un’intervista a Radio Vaticana pubblicata sul sito ‘Vatican News’, don Mattia Ferrari, il sacerdote imbarcato sulla Mare Jonio, la nave di Mediterranea Saving Human, forse l’unica nave di ong che è tornata a incrociare nel mediterraneo.
“Siamo tutti una famiglia – aggiunge – un po’ originale magari, ma tutti uniti dall’ideale dell’humanitas. L’emozione è grande, perché ognuno a bordo della nave ha la responsabilità di attivarsi di fronte alla situazione di sofferenza che patiscono i fratelli e le sorelle migranti”. La scelta di salire a bordo della nave, dice ancora don Mattia, è stata dettata dall’amicizia che ha con i tanti migranti incontrati tra Bologna e Modena.
“Ho ascoltato le loro storie, i loro racconti, i loro viaggi attraverso la Libia – racconta ancora – ho visto la sofferenza nei loro occhi e il dolore di aver perso amici e parenti durante la traversata. L’incontro con loro mi ha spinto ad accettare l’invito ad imbarcarmi su questa nave”.
Continua, nel frattempo, lo sciopero della fame e la supplica di Biagio Conte per Paul esempio di come vengono trattati tutti i migranti
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