Calano di un ulteriore 5% le risorse idriche degli invasi siciliani: a fine giugno 82 milioni di metri cubi in meno rispetto allo stesso periodo del 2016. E’ quanto emerge dai dati dell’Osservatorio regionale sulle acque, illustrati nell’ambito delle iniziative di Watec Italy 2017, la mostra convegno internazionale dedicata alla gestione e alla salvaguardia della risorsa idrica, in corso a Palermo.

I due terzi (74,5%) dell’acqua che manca nelle dighe siciliane a causa della siccità si concentra negli invasi Poma di Partinico (Pa), Rosamarina di Caccamo (Pa) e dell’Ogliastro a Raddusa (Ct). La diga che registra le peggiori perfomance (-46,6% di scorte rispetto a giugno 2016) è quella di Poma, con una capacità scesa da 57,2 a 30,5 milioni di metri cubi. L’acqua dello Jato viene utilizzata sia per gli usi potabili della città di Palermo che per le irrigazioni dei campi nella zona di Partinico.

Alla diga Rosamarina sono venuti a mancare nell’ultimo anno poco più di 18 milioni di metri cubi e a quella dell’Ogliastro circa 16,5 milioni. Seppur di dimensione più piccole 4 dighe – secondo gli esperti intervenuti a Watec Italy 2017 – hanno raccolto al momento più acqua dello scorso anno: oltre 16 milioni di metri cubi in più suddivisi fra il lago di S. Rosalia (6,25 mln di metri cubi) in provincia di Ragusa, la Diga Comunelli (5,75 mln di metri cubi) di Gela (Cl), la diga S. Giovanni (3,38 mln di metri cubi) di Naro (Ag) e quella di Prizzi (Pa) (1 mln di metri cubi).