Una concessione della durata di 8 anni per il Molo Santa Lucia di Palermo, da poco  rilasciata dall’Autorità Portuale a un  armatore genovese, fa insorgere la Filt Cgil Palermo, che in una nota prende posizione contro  l’opportunità di  “privatizzare” sempre maggiori porzioni di porto e per periodi di così lunga durata.

A essere presa di mira è la decisione, adottata dall’Autorità portuale di Palermo a metà novembre, di rilasciare la concessione di 20 mila metri di banchina a GNV, che vanno ad aggiungersi ad altri 16mila mq in un’altra zona del porto, per un totale di 36 mq. Il tutto per la durata di 8 anni.   Il tutto mentre è in via d’attuazione la nuova riforma nazionale dei sistemi portuali  e anche a Palermo deve essere eletto il nuovo presidente.

“Indipendentemente dal fatto che GNV sia un vettore di rilievo, che opera e investe da anni nello scalo palermitano, da parte della Filt Cgil c’è una ferma presa di posizione e la  contrarietà nei confronti di chi permette a potenti gruppi  armatoriali la privatizzazione di immense porzioni di porto – dichiarano Domenico Seminara, responsabile Porti per la Filt Cgil Palermo e Sicilia e Gateano Bonavia, segretario Filt Cgil Palermo –  Queste grandi società di armatori godono o hanno già avuto innumerevoli agevolazioni.  Hanno svariate possibilità di confrontarsi con mercati economici nazionali e internazionali. Tutto ciò va discapito delle  realtà storiche locali che rischiano invece  di soccombere”.

La Filt ritiene che il rilancio dell’economia palermitana non possa passare attraverso  la svendita o addirittura l’annullamento del lavoro portuale e delle piccole, medie e grandi imprese già presenti sul territorio.  “Il nostro territorio ha bisogno d’importanti investitori e investimenti ma non è certamente questa la strada da seguire – aggiungono Seminara e Bonavia – Alla luce della nuova riforma in corso che riguarda l’intero comparto portuale, sembra addirittura paradossale assegnare lotti di questa portata, per periodi temporali così lunghi. Ancora più assurdo è che tutto questo sia avvenuto con il consenso del Comitato Portuale e con la consapevolezza del periodo di transizione che limita,  o  dovrebbe limitare, la gestione alle sole funzioni ordinarie in vista dell’attuazione della riforma, così come affermato dallo stesso Ministero infrastrutture e trasporti (MIT)”.

In tutto questo, la Filt nella sua nota,  denuncia un elenco di  fenomeni osservati nella pratica quotidiana,  come ad esempio l’imbarco di marittimi non comunitari su tratte nazionali,  in spregio agli standard di sicurezza e alle normative contrattuali;  trattori portuali utilizzati con conducenti di bordo e non con personale di terra;  marinai che sbarcano auto nuove per velocizzare le operazioni di sbarco e imbarco, lavori in aumento  svolti con personale di bordo anziché con i lavoratori delle imprese di terra.  “Inoltre, ci sono banchine sotto sequestro da anni, come l’intera area della stazione marittima, che riducono lo spazio disponibile alla fruizione  degli utenti e che attraverso queste concessioni esclusive vedono ancor di più ridotte la flessibilità d’utilizzo e l’appetibilità di nuovi investitori – aggiungono i sindacalisti della Filt Cgil –  Insomma, è una specie di Far-West in cui il silenzio sembra il personaggio predominante. La Filt a tutto questo vuole dire no e continuerà a battersi. Per questi motivi chiediamo l’immediata nomina del nuovo presidente dell’Autorità di Sistema Portuale che possa revocare in autotutela quanto deciso nell’interesse del porto di Palermo e della sua occupazione”.