Da quando è arrivato il disco verde dall’Ars all’estensione dei limiti per i negozi passati da 200 a 600 metri quadrati, ma Palazzo delle Aquile si pensa a portare le insegne a poter aprire negozi in spazi di vendita fino a 1.500 metri quadrati.
Non solo negozi “di vicinato”, ma anche medie strutture, a eccezione dei supermercati. L’amministrazione punta al via libera ai centri commerciali urbani con i grandi marchi e ai mercati coperti.
Il Comune mira ad attrarre i grandi marchi in una delle vie più importanti per il commercio, dall’altra vuole salvaguardare i suoi mercati storici, dal Capo a Ballarò fino alla Vucciria.
Sia permettendo la realizzazione di mercati coperti, sia escludendo la Gdo (Grande distribuzione organizzata) dalle nuove licenze. Il colpaccio, però, prova a farlo autorizzando i centri commerciali cittadini, dato che i vari Forum, La Torre e Conca d’Oro sono tutti in zone periferiche: è lì che potrebbero arrivare grandi nomi del commercio, anche internazionale, oltre che centinaia di posti di lavoro.
Modifica all’articolo 5 del Piano regolatore commerciale
L’Amministrazione, in base alla norma direttamente attuativa approvata in Assemblea regionale, ha trasmesso la relazione ambientale chiesta dal comitato tecnico scientifico per la valutazione ambientale strategica (ovvero la Vas) in merito alla modifica dell’articolo 5 del Piano regolatore commerciale, la vecchia norma sui cui tutto si fondava e che imponeva appunto il limite dei 200 metri quadri ormai obsoleto alle strutture di vendita in centro storico e che, grazie all’assessorato delle Attività produttive regionale, si è tentato di superare con una legge ad hoc.
Con la variante al nuovo Piano di programmazione urbanistica del settore commerciale, che il Consiglio comunale dovrà approvare, saranno consentiti tutti i settori merceologici tranne che negli edifici pubblici dove è possibile realizzare soltanto bookshop o punti di ristoro. Negli edifici con valenza storica ma gestiti da privati senza scopi pubblici, invece, il Comune autorizzerebbe esercizi di vicinato e medie strutture di vendita fino appunto a 1500 metri quadrati. Ad ogni modo, resterebbero valide le norme che disciplinano le attività edilizie nel centro storico e quelle relative ai “netti storici”, ovvero quegli immobili di pregio che si trovano al di fuori dell’area del centro storico.
Di Dio, “Provvedimento importante per il commercio della città”
“Finalmente siamo giunti a un traguardo che il commercio palermitano attendeva da anni. La modifica al cosiddetto art. 5 sarà fondamentale per rivitalizzare alcune zone commerciali della città, come ad esempio la centralissima via Roma, che – anche per colpa di una norma obsoleta – ha subito da tempo un processo di desertificazione commerciale”. Lo ha detto la presidente di Confcommercio Palermo, Patrizia Di Dio, dopo la decisione di consentire l’apertura degli esercizi commerciali di vicinato fino a 600 metri quadrati.
“Palermo – dice la Di Dio – darà più opportunità di aperture di negozi di vari settori da parte di imprenditori locali e sarà anche più appetibile per i marchi nazionali e internazionali. Ci saranno effetti positivi a cascata di cui beneficeranno anche le piccole attività commerciali perché si sa che, se rivitalizzata con nuove aperture, una via diventa più attrattiva. Palermo ne guadagnerà anche in termini di sviluppo, di occupazione e di immagine per i turisti. Dobbiamo dare atto alla giunta Lagalla di aver ben compreso il senso delle nostre reiterate richieste”.
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