E’ stata presentata al Consiglio comunale di Palermo una proposta di deliberazione della giunta che prevede l’adozione di cinquanta varianti urbanistiche nell’area del centro storico. Le varianti consistono nel mantenimento di unità edilizie per le quali il Piano particolareggiato esecutivo del centro storico prevedeva la demolizione o la creazione di aree di verde pubblico, nella riperimetrazione di alcune unità edilizie, nella variazione delle tipologie previste dal piano stesso e nella trasformazione di aree di verde pubblico in aree di verde privato.
“In primo luogo – sostiene la vicepresidente vicaria del Consiglio comunale di Palermo, Nadia Spallitta – contesto che varianti urbanistiche che comportano ricadute tanto rilevanti sul territorio possano essere trattate, così numerose, in un unico atto. Mancano tra l’altro le schede specifiche per ogni immobile, da allegare all’atto, che consentono di conoscere la portata della variante per consentire inoltre eventuali osservazioni o opposizioni. Ritengo poi incomprensibile e inaccettabile la scelta di eliminare il verde pubblico nel nostro centro storico – che ne è già sostanzialmente privo – con un’illegittima deroga agli standard urbanistici”.
Molte delle varianti proposte riguardano verde pubblico limitrofo alle mura antiche della città. Così avviene per esempio per gli interventi relativi alle aree del Cassaro, di Porta Montalto o di via Candelai, che dovrebbero essere valorizzate e inserite nel percorso arabo-normanno attraverso la creazione di spazi verdi ad uso collettivo. “Questa scelta – continua Nadia Spallitta – mi sembra che contrasti con il processo di riqualificazione e valorizzazione condiviso con l’Unesco. Sotto il profilo strutturale molte delle varianti sono sprovviste dell’obbligatorio e vincolante parere del Genio civile, che sostanzialmente invita l’Amministrazione a cassare tali interventi puntuali dalla proposta in quanto gli edifici risultano sprovvisti del certificato antisismico“.
“Anche da questo punto di vista ritengo che l’atto sia illegittimo nella parte in cui si propongono interventi in assenza dei prescritti pareri tecnici. Infine non mi spiego per quale ragione si sia deciso improvvisamente di modificare il Ppe in modo così disorganico, col rischio anche di alterare gli equilibri del centro storico, e non si pensi invece ad un aggiornamento dello strumento urbanistico che consenta di analizzare lo stato di fatto e rivedere eventualmente alcune previsioni, salvaguardando sicuramente il verde e i beni monumentali. Proporrò in Consiglio alcuni emendamenti per correggere ed eliminare tali criticità”.
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