Si è tenuto giovedì 20 dicembre il workshop dal titolo “Urban Health”, incentrato sul rapporto tra l’urbanistica e la salute della popolazione. L’incontro è stato organizzato dall’associazione scientifica Hospital e Clinical Risk Managers e dall’associazione culturale “Trecento90 Città”. Attraverso l’analisi della popolazione che vive in ambiti metropolitani, l’approccio urban health agisce negli spazi fisici con lo scopo di definire azioni che possano avere un impatto positivo sulla salute dell’uomo e sulla qualità della vita, sottolineando lo stretto rapporto tra benessere fisico, psichico e sociale e la città in cui si vive.

In relazione all’allarme climatico lanciato nei giorni scorsi, l’obiettivo è proprio quello di valutare alternative che consentano uno stile di vita sano e vivibile, anche in via preventiva, per via dello sviluppo di malattie croniche degenerative: “Il nostro scopo – afferma Alberto Firenze, presidente HCRM Italia – è quello di mettere a sistema le cosiddette città salvagente, promuovendo non solo stili di vita salutari, ma consentendo anche al cittadino di utilizzare strumenti urbanistici idonei a ridurre l’impatto sulla salute pubblica. La salute delle nostre città è fondamentale per migliorare la qualità della vita e possiamo migliorarla mettendo insieme professionisti di diversi ambiti. Naturalmente è un dialogo che va instaurato con la cosa pubblica”.

Gli interventi possono essere molti: dalla mobilità sostenibile, che consente di ridurre l’inquinamento con effetti positivi sulla vita dei cittadini, all’utilizzo di risorse energetiche sostenibili, in un processo di rigenerazione urbana. “Per il futuro – continua Alberto Firenze – occorre lavorare insieme per aumentare gli effetti di questo sistema. Insieme all’associazione Trecento90 Città abbiamo avviato, inoltre, un percorso formativo rivolto agli amministrativi. Uno dei limiti della nostra classe dirigente, infatti, è proprio quello dell’incompetenza. E’ sicuro che per migliorare bisogna partire dalla base, in modo da rendere possibile modificare stili e abitudini, cambiando, ad esempio, il sistema dei trasporti e mettendo in condizione il cittadino di ridurre l’utilizzo dell’automobile”.