C’è stato il caos oggi pomeriggio nella zona del giardino Inglese di Palermo. Nel parco intitolato a Piersanti Mattarella si era nascosto tra le giostrine l’uomo è stato denunciato per avere dato fuoco ad un cane due notti fa in via delle Croci. Lo hanno trovato gli animalisti che hanno iniziato ad inveire contro l’uomo in modo minaccioso e violento. In suo soccorso sono intervenuti i carabinieri che hanno evitato che l’uomo venisse linciato.

Salvato dal linciaggio

I militari lo hanno bloccato e fatto salire in auto e portato via. “C’è un criminale a piede libero, un soggetto con gravi patologie psichiatriche che ritiene giusto bruciare il proprio cane poiché lo definisce il diavolo; gli animalisti ed i residenti esasperati che si sostituiscono al Comune di Palermo totalmente assente, un ufficio attività sociali e benessere animale con tanto di assessore non pervenuto – dicono i volontari delle associazioni animaliste – Questo è lo scenario che va contestualizzato a Palermo in queste ore. L’ennesima dimostrazione che le pene del codice penale sono troppo basse per chi commette reato di maltrattamento sugli animali. Siamo certi che se non si mette mano alla legge, succederà ancora”.

“Episodio gravissimo”

“Quello che è successo a Palermo è un episodio gravissimo e che ha scatenato l’indignazione di moltissime persone. Un uomo, che da alcuni giorni occupava abusivamente la ex Villa Deliella, ha legato il proprio cane a un palo e gli ha dato fuoco. Il povero cane, un pitbull, è stato soccorso da alcuni passanti e trasportato d’urgenza in una clinica veterinaria dove è ricoverato in condizioni gravissime. L’uomo ha rischiato di essere linciato dalle persone presenti, ma gli agenti di polizia intervenuti hanno fermato la folla inferocita e portato l’uomo in questura dove è stato denunciato per maltrattamento di animali”.

Lo dice LNDC Animal Protection, che si unisce alla denuncia ed è pronta a costituirsi parte civile nel procedimento contro questa persona spietata e crudele. Il reato di maltrattamento di animali è punito, in maniera decisamente ancora insufficiente, dall’art. 544-ter del Codice Penale con la reclusione da 3 a 18 mesi o la multa da 5mila a 30mila euro. Nel caso in cui le sevizie portino al decesso dell’animale, la pena è aumentata della metà.

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