Più volte Sara Campanella, uccisa ieri in strada a Messina da un compagno di università, aveva manifestato alle amiche il timore per le attenzioni moleste del ragazzo. “Con cadenza regolare – si legge nel provvedimento di fermo del giovane indagato, Stefano Argentino – importunava la vittima, proponendosi, chiedendole di uscire e di approfondire il loro rapporto, non fermandosi neppure innanzi al rifiuto della ragazza”.
La studentessa aveva inviato alle amiche diversi messaggi vocali ricevuti dal collega di corso “in cui – scrivono i magistrati – l’indagato dava prova di un’autentica strategia molesta”. In un’occasione una delle amiche all’interno dell’università, era dovuta intervenire per allontanare Argentino che si lamentava che Sara “non gli sorrideva come in passato”.
Le due amiche hanno raccontato che il giorno del delitto, dopo le lezioni, Argentino aveva chiesto loro dove si trovasse Sara e, capito che la stessa era rimasta indietro, era andato a cercarla. Una delle colleghe poco dopo aveva ricevuto un vocale dalla vittima: “dove siete che sono con il malato che mi segue?” le parole di Sara.
Ha urlato più volte “Basta, lasciami, basta” Sara Campanella, l’universitaria sgozzata in strada, ieri a Messina da un compagno di corso fermato nella notte dai carabinieri. Lo hanno raccontato i testimoni che hanno assistito al delitto, uno dei quali ha anche tentato di rincorrere l’assassino.
“Mentre ero in piedi in attesa dell’autobus ho sentito improvvisamente delle forti grida inizialmente dall’origine incomprensibile senza comprenderne il contenuto. – ha raccontato un’altra testimone ai carabinieri – Subito dopo ho visto nel marciapiede di fronte una ragazza mai vista prima, provenire dalla mia destra, intenta a fuggire velocemente in preda al panico, piangendo in posizione piegata, come in evidente stato di sofferenza”. La donna ha poi visto un ragazzo raggiungere la vittima “con un’arma da taglio in mano”.
“Questi raggiunta la vittima che versava per terra ancora intenta a gridare per poco, date le sue condizioni, si allontanava subito dopo a piedi con la lama in mano correndo in direzione Messina centro, inseguito dal ragazzo che era con me alla fermata del bus”.
Per i pm è “solido quadro accusatorio” e hanno disposto il fermo di Stefano Argentino, il 27enne di Noto accusato di avere ucciso la collega di università Sara Campanella, ieri, a Messina. Il provvedimento cautelare, eseguito nella notte, si basa sulle testimonianze dei passanti che hanno assistito al delitto e sulla visione delle immagini delle videocamere di sorveglianza della zona.
Non solo i compagni di corso che hanno assistito al delitto ma anche altre persone presenti in via Gazzi a Messina, dove Sara Campanella è stata sgozzata ieri pomeriggio, hanno collaborato con gli investigatori.
“Immediatamente queste persone che si sono trovate loro malgrado testimoni in quel momento – ha detto il sostituto procuratore Marco Colamonici – hanno prestato soccorso alla vittima e hanno avvisato le forze dell’ordine e l’ambulanza. Uno di loro, addirittura, ha cercato di inseguire l’autore dell’omicidio per un tratto anche lungo e poi ha fornito una descrizione che è stata utile”.
“Mia nipote era una ragazza solare, si stava laureando ed era felice di stare a Messina. Pensava a studiare e non era fidanzata con nessuno”. A dirlo davanti all’obitorio del Policlinico a Messina uno zio di Sara Campanella. Con lui un amico di famiglia e il fratello di Sara.
Il ragazzo fermato dai carabinieri per l’omicidio di Sara Campanella, la ragazza di 22 anni sgozzata ieri pomeriggio a Messina all’uscita dall’Università, aveva manifestato “attenzioni insistenti e reiterate nel tempo”, nei confronti della vittima da circa 2 anni. Lo ha detto il capo della Procura di Messina Antonio D’Amato, in conferenza stampa. Sara aveva parlato ad alcuni colleghi del corso universitario di queste attenzioni, manifestando “fastidio”, ha aggiunto il capo della Procura.






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