L’insegnante finita agli arresti domiciliari, Maria Pia Traina di 46 anni, era finita sotto processo per maltrattamenti. Era stata assolta.

Adesso il gip Angela Lo Piparo ha accolto le richieste del sostituto procuratore Chiara Salerno Cardillo, che ha coordinato le indagini dei carabinieri nella scuola materna di Villafrati (Pa).

Le prove raccolte dai militari della compagnia di Misilmeri hanno portato al provvedimento con l’accusa di maltrattamenti. La maestra aveva una classe con cinque alunni.

Tutto è iniziato con la denuncia di una mamma che aveva notato cambiamenti nella figlia da marzo quando era arrivata la maestra, Poi una guancia rossa e la piccola che aveva detto all’uscita della scuola che era stata la maestra.

Le immagini riprese dalle telecamere piazzate nella classe hanno portato al gip a scrivere che visto che gli alunni erano solo cinque, ” la loro gestione da parte dell’insegnante – scrive il gip – non appare connotata da particolari difficoltà. Si tratta di bimbi che paiono non particolarmente vivaci o agitati: stanno tendenzialmente nel loro banco ed eseguono le direttive dell’insegnante, quando lei se ne cura. Cercano di giocare ed interagire fra loro così come è giusto che sia. L’indagata oltre a non curarsene quasi ed a spendere gran parte del tempo al telefono, aggredisce i piccoli con parolacce ed insulti vari, accompagnati da gesti aggressivi ed umilianti. In almeno due occasioni impedisce loro di andare in bagno e li accusa di essere bugiardi. Le condotte si ripetono con una incredibile frequenza quotidiana”.

E lo scenario che emerge dall’ordinanza è una sequela di minacce e tensioni che si ripetevano ogni giorno.

“Oggi ti frusto, ti faccio male”, dice l’insegnante con il filo del carica batterie del cellulare “vi taglio la lingua con un coltello” e ancora “ti metto un tappo in bocca e ti mando a casa” e “puoi piangere quanto vuoi, non m’interessa e se non vieni a scuola è meglio”, “ti do un pugno in testa”, sono soltanto alcune delle frasi che Maria Pia Traina, 46 anni, l’insegnante della scuola dell’infanzia di Villafrati avrebbe urlato ai suoi piccoli alunni, bimbi di neppure 4 anni

. Una classe in cui sarebbero volati anche schiaffi, tirate d’orecchio e sculacciate. L’indagata – secondo la Procura – avrebbe addirittura dato frustate con guanti di lattice e umiliato i bambini, impedendo loro – per esempio – di andare in bagno.

La denuncia presentata da una mamma

L’inchiesta è nata dalla denuncia di una mamma, che avrebbe notato dei cambiamenti nel comportamento della figlioletta, che sarebbe stata agitata e avrebbe anche riferito che la maestra le avrebbe “dato le botte”, tanto da non voler più andare a scuola. Gli altri genitori, però, non si sarebbero accorti di nulla. A marzo erano state così avviate le intercettazioni nella classe, composta da appena 5 bambini per via dell’emergenza sanitaria. Nonostante non si sarebbe trattato di una situazione ingestibile, secondo l’accusa la maestra avrebbe avuto un atteggiamento aggressivo con i piccoli e spesso avrebbe passato il suo tempo al cellulare.

“Vatti a sedere, mi sono stancata”
Come sarebbe emerso dai video, l’indagata avrebbe scosso energicamente i bambini intimando loro di stare fermi, seduti e zitti, sbattuto con forza il palmo della mano sul banco, gridando di fare silenzio, ma avrebbe anche puntato il dito vicino al volto dei bambini urlando per esempio “vatti a sedere, mi sono stancata”.

Il 27 aprile Traina avrebbe strattonato uno dei bambini per fargli indossare il giubbotto, urlandogli “testa di rapa sei!”. Il 29 avrebbe colpito un altro alunno con un schiaffo a un braccio, mentre il 30, a un bimbo che chiedeva di andare in bagno, avrebbe risposto: “Vattene a sedere che non ci credo che devi fare pipì, sei falso”. Lo stesso giorno se la sarebbe presa anche con una bimba, dicendole: “Vergogna, muta, vergogna”.

Le percosse ai bimbi

Il 3 maggio, secondo l’accusa, la maestra avrebbe dato uno schiaffo in testa a un alunno per farlo stare seduto, gridando: “Ti metto un tappo in bocca e ti mando a casa, meglio che non vieni più a scuola”. Il 4 avrebbe costretto un altro bimbo a sedersi schiacciandogli la testa con la mano e davanti alla sua resistenza l’avrebbe trascinato con forza per un braccio, gridando “puoi piangere quanto vuoi, non m’interessa, se non vieni più a scuola meglio” e poi se la sarebbe presa con un altro, stringendogli forte un braccio perché mentre mangiava avrebbe fatto cadere delle briciole sul tavolo.

Il colpi ai bimbi con il guanto di lattice

Il 5 maggio avrebbe gridato a uno dei bimbi: “Ma che hai? E’ possibile che quando prendo le costruzioni ti devo richiamare sempre, ‘sto monello, metti la zizzania” per poi dare tre frustate con un guanto in lattice sulla schiena e sulla guancia sinistra al piccolo. A un altro avrebbe afferrato la manica del grembiule e urlato “appena esci e mi segui sono guai”, colpendolo in faccia con uno schiaffo e tirandogli l’orecchio. Il 7 la maestra avrebbe strappato dalle mani di una bimba un disegno e le avrebbe detto: “Domani non venire, non ti voglio”.

“Vi taglio la lingua con un coltello”

Dalle intercettazioni verrebbe poi fuori che l’11 maggio l’insegnante avrebbe afferrato per un braccio un alunno trascinandolo per farlo sedere, dicendogli: “Hai chiuso la bottiglia, ti do un pugno in testa” e puntandogli un dito con forza contro la guancia, mentre il 12 avrebbe colpito sempre con un pugno in testa una bimba, dicendole: “Te lo meriti”. Successivamente avrebbe colpito un banco con violenza per fare stare zitti i bambini e, mentre sarebbe stata al telefono, avrebbe brandito il cavetto del caricabatteria del cellulare verso un alunno dicendogli: “Oggi ti frusto con questo, ti faccio male, svergognato, pezzo di maleducato, cretino”.

Avrebbe anche colpito con degli schiaffi sulle ginocchia una bimba, urlando “sfacciata maledetta”, prima di gridare a tutta la classe: “Vi taglio la lingua con il coltello” mimando il gesto e prendendosela poi con un’alunna: “Da domani è meglio che ti metti la testolina a posto, questa qui malata che hai”, dandole uno schiaffo e dicendole “sei inutile, una cosa inutile”.

“Sei una facchina, statene a casa”

Il 13 maggio la maestra avrebbe segnato con un pennarello nero il braccio di un bimbo che si sarebbe alzato dal banco, ne avrebbe poi afferrato un’altra alle spalle, strattonandola e scaraventandola su una sedia, facendole sbattere la testa contro uno spigolo del banco, gridando “sei pazza, folle e scema”, “levati di mezzo, botta di sale” spingendo un’altra bimba e facendola cadere e sbattere la testa contro un banco. Mentre la piccola piangeva, la maestra le avrebbe detto: “Ti sta bene, sempre in mezzo sei”. Nei giorni successivi avrebbe gridato a un’alunna “sei una facchina stattene a casa” e a un’altra “le pernacchie valle a fare a tua madre” e a tutta la classe: “Maleducati, facchini, avete fatto schifo, possibile che non posso avere una vita con questa maledetta classe”.

 

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