Il tribunale del riesame di Palermo ha confermato il provvedimento del gip e la scarcerazione di Monica Torregrossa, una delle donne coinvolte nell’operazione della polizia di Stato sulle «schiave del pulito», le nigeriane arrivate a Palermo e impiegate nei consorzi per fare le pulizie negli alberghi.

La donna, responsabile del centro “la mano di Francesco” a Roccamena è difesa dall’avvocato Vincenzo Pillitteri.

La donna insieme ad altre quattro persone era indagata a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata all’intermediazione illecita ed allo sfruttamento lavorativo, nonché truffa ed estorsione, con l’aggravante di aver commesso il fatto ai danni dello Stato e con l’abuso di relazioni di prestazioni d’opera.

La procura aveva presentato ricorso contro la scarcerazione ma il tribunale ha confermato il provvedimento di revoca degli arresti domiciliari che dopo l’interrogatorio di garanzia era stato disposto dallo stesso gip  che aveva firmato l’ordine di arresto, per carenza di gravi indizi di colpevolezza.

L’indagata ha raccontato al giudice che Luca Fortunato Cardella, uno degli altri arrestati nell’operazione, si era presentato come persona affidabile e aveva proclamato il suo impegno antirazzista. Aveva più volte ribadito che l’impegno era di 3 o quattro ore al massimo al giorno, per una paga mensile di 400 euro. L’impiego delle ragazze non ha mai portato alcun utile alla struttura e non è mai stato riferito alle donne che sarebbero state cacciate se non avessero lavorato.

A un’altra donna Lamia Tebourbi, mediatrice culturale, difesa dall’avvocato Giorgio Bisagna, era stato revocato il provvedimento agli arresti domiciliari.

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