Sciopereranno per 8 ore il prossimo 20 marzo (e non più il 13 come preannunciato) i lavoratori della Sispi, la partecipata del Comune di Palermo. Lo sciopero, indetto da Fim Cisl e Fiom Cgil, è stato spostato di una settimana ma i motivi della vertenza restano identici.

L’unica novità: la convocazione venerdì 8 marzo alle 8.30 in terza commissione. I sindacati hanno già espletato la procedura di raffreddamento e non avendo avuto riscontri proseguono con l’azione di protesta.

I segretari Fim e Fiom confermano la mobilitazione

A confermare la mobilitazione sono i segretari di Fim Cisl e Fiom Cgil Palermo Antonio Nobile e Francesco Foti insieme alle loro Rsu Fim Giuseppe Di Giorgio e Giuseppe Miltello e Fiom Antonio Flaccomio.

Il 20 marzo presidio sotto palazzo Comitini

Il 20 marzo manifesteranno nella mattinata in presidio sotto palazzo Comitini. “E’ inammissibile scaricare tutti i disastri economici del Comune tagliando l’integrativo ai lavoratori, quando poi i politici sono stati velocissimi ad agosto a raddoppiarsi gli stipendi”.

Nella lettera inviata alle istituzioni, Fim e Fiom hanno chiesto un incontro al sindaco, alla conferenza dei capigruppo e alle commissioni consiliari competenti per “esporre le esigenze dei dipendenti e per chiedere di correggere gli atti di indirizzo contenuti nelle delibere già proposte, in primis per ciò che riguarda il personale della Sispi attuale e futuro”.

I motivi dello sciopero

“Dopo quasi due anni dalle elezioni, l’amministrazione Lagalla e il consiglio comunale di Palermo tutto devono darsi una mossa per giungere al rinnovo del contratto di servizio e all’approvazione del nuovo piano industriale della Sispi, senza indugi e senza ulteriori ritardi – affermano Fim Cisl e Fiom Cgil –  Le beghe e i tempi della politica palermitana tengono da quasi due anni in stallo una società che per il Comune di Palermo rappresenta una voce di entrata del bilancio dell’ente e non una voce di uscita, come alcuni soggetti miopi e senza visione amministrativa credono che sia”.

“Soltanto un terzo del fatturato della Sispi – spiegano Fim e Fiom – è a carico del bilancio dell’ente come costo per la conduzione tecnica, mentre gli altri due terzi (che recuperano ampiamente la conduzione tecnica), sono frutto di progetti di sviluppo che l’azienda svolge attraverso finanziamenti del Pnrr, producendo quindi nuovi servizi e utili economici che il socio unico, nonché unico azionista Comune di Palermo, può benissimo incamerare e utilizzare a sua scelta”.

“Atteso quasi un anno da elezioni per sola nomina CdA”

I sindacati aggiungono: “Abbiamo atteso quasi un anno dalle elezioni, soltanto per la nomina del nuovo cda, con il risultato di avere aggravato una situazione già delicata e avere accumulato ulteriori ritardi a partire dal contratto di servizio, ormai scaduto così come scaduto è il contratto integrativo aziendale.  I lavoratori hanno garantito la piena operatività di Sispi e supporto al Comune anche durante la pandemia, e come premio del loro impegno, hanno ottenuto incertezza per il loro futuro e una previsione di decurtazione pesante del contratto aziendale”.

“Abbiamo assistito a tanti balletti della politica – proseguono Fim e Fiom –  con approvazioni e revoche rispetto al contratto di servizio, un continuo rinvio e una continua perdita di tempo che sta mettendo a rischio la tenuta dell’azienda, gravata da una immensa richiesta di servizi da parte del Comune e, contemporaneamente, da un organico che a causa dei pensionamenti è passato da circa 120 dipendenti agli attuali 100”.

Fim e Fiom concludono: “Riteniamo infine che il piano di riequilibrio economico e finanziario dell’ente non possa essere caricato solo sulle spalle dei lavoratori delle partecipate pensando di tagliare le retribuzioni dei dipendenti, frutto del contratto di secondo livello, vietando assunzioni necessarie e impedendo meritate progressioni economiche e di carriera. Tra l’altro proprio in un momento in cui il potere d’acquisto dei salari e il costo della vita sono un disastro per le famiglie. Inoltre il Pref non può e non deve intaccare le voci del fatturato aziendale che non sono a carico del bilancio del Comune. Tutto questo è inaccettabile”.