E’ scontro a tutto campo sull’Autonomia differenziata, legge alla quale la Sicilia ha dato il suo assenso ma che viene tacciata come dannosa per la Sicilia e la sua reale autonomia oltre che per le sue finanze.

Opposizioni all’attacco all’Ars  durante il dibattito proprio sul sì del governo Schifani. E’ stata una sequenza di critiche con i deputati di Pd, M5s e ScN che si sono alternati sul pulpito per “aggredire” il ddl Calderoli approvato a maggioranza dalla Conferenza delle Regioni, col voto contrario delle amministrazioni di centrosinistra.

L’attacco del Pd

“L’adesione in conferenza Stato-Regioni del presidente Schifani al percorso dell’autonomia differenziata porta la Sicilia a firmare una cambiale in bianco. Oltretutto reputo grave che questo parlamento abbia appreso solo dalla stampa la posizione del governo regionale” ha detto Michele Catanzaro capogruppo del Pd all’Ars intervenendo nel corso del dibattito d’aula sull’autonomia differenziata. “Se fino ad oggi abbiamo parlato di gap tra Nord e Sud, con il regionalismo differenziato si amplificheranno ancora di più le differenze – ha proseguito – le regioni che vanno veloci inizieranno a correre, quelle che vanno lente si fermeranno. Con effetti in particolare sulla sanità, scuola ed infrastrutture”. “Andiamo incontro – conclude – ad uno scenario nel quale rischia di saltare il patto di unità nazionale, ci troveremo a parlare di ‘pezzi d’Italia’ che vanno a velocità diverse e che offrono ai cittadini servizi ed opportunità differenti a seconda del territorio di residenza”.

Una riforma scellerata

“Una riforma scellerata che non farà altro che allargare il gap tra il Nord e la Sicilia, che dovrà assicurare maggiori servizi con minori risorse”. I deputati del M5S all’Ars, Roberta Schillaci, Stefania Campo, Jose Marano e Luigi Sunseri hanno ribadito oggi in aula la netta contrarietà del Movimento 5 Stelle al ddl Calderoli sull’autonomia differenziata, “una pietra tombale su futuro della Sicilia”. Nel corso dei loro interventi i deputati hanno sottolineato la “gravissima assenza, irrispettosa nei confronti del parlamento”, di gran parte del governo e del presidente Schifani, “che – ha detto Sunseri – non ha sentito nemmeno il bisogno di venire in aula a difendere una scelta che aveva già preso”. “L’autonomia differenziata – ha detto Schillaci – comporterà la stabilizzazione delle diseguaglianze che invece lo Stato dovrebbe rimuovere ai sensi dello stesso articolo 3 della Costituzione. Appare infatti chiaro che nessun progetto di autonomia può essere perseguito se non vengono creati fondi perequativi adeguati al fine di colmare il divario già esistente tra le regioni”. “Vengono cambiate le parole – ha detto Marano – ma di secessione si tratta e pagheranno soprattutto le regioni a statuto speciale, quindi la Sicilia, che sarà sempre più spopolata e che, ad esempio, vedrà partire gli insegnanti per il Veneto che potrà pagarli di più”. “Questo governo – ha detto Campo – si piega nuovamente ai voleri romani, la nostra isola ancora una volta viene svenduta per questioni politiche”.

L’affondo di Cateno De Luca

“Il Governo Nazionale voleva un servo dello Stato e lo ha individuato in Renato Schifani, le cui azioni confermano il disegno politico che lo ha portato alla presidenza della Regione, affossare la Sicilia. Il sì da parte di Schifani in sede di conferenza delle Regioni al disegno di legge Calderoli, un ddl ‘criminale’ sotto il profilo politico”, rappresenta solo l’ultimo atto che fa di Schifani il becchino della Sicilia” è l’afondo in aula di Cateno De Luca.

“Già nel corso della discussione sul Def e Nadefr avevamo posto, con la presentazione del nostro documento di 24 punti apprezzato dalla stessa maggioranza in vista della riforma sull’autonomia differenziata, alcune questioni che impegnavano il governo alla difesa delle prerogative statutarie regionali per porre in essere tutte quelle azioni necessarie alla completa attuazione di quanto previsto dagli articoli 36, 37 e 38 dello statuto della regione siciliana.
Avevamo impegnato il Governo regionale ad attuare tutte le interlocuzioni necessarie al fine di vedere riconosciute dallo Stato le partite finanziarie di spettanza regionale di competenza degli scorsi esercizi finanziari ad oggi ancora non riconosciute. Per tutta risposta abbiamo assistito alla trattativa privata tra Schifani e il ministro Giorgetti che ha portato alla rinuncia da parte della Sicilia di ben 8 miliardi in cambio di soli 200 milioni di euro”.

“Il riferimento è alla famosa retrocessione delle accise che dal 2007 in base a una legge che innalzò la compartecipazione da parte della regione siciliana alla spesa sanitaria doveva portare a una compensazione che non c’è mai stata. Quell’accordo Stato-Regione, quella trattativa privata portata avanti da Schifani è stato il primo delitto politico a danno della Sicilia perché mette una pietra tombale sugli 8 miliardi che spettavano alla Regione.
Torno a chiedere oggi all’assessore Falcone, che è un gladiatore, perché l’unico ad avere il coraggio di presentarsi in aula, dove sono finite quelle risorse?”

“Magari lui sa cosa ha spinto il presidente Schifani a cambiare idea rispetto a quanto aveva dichiarato in occasione della presentazione delle linee programmatiche il 5 dicembre scorso, quando con orgoglio rivendicava in aula queste somme. Poi cosa è successo? Dobbiamo pensare che durante le sue notti insonni il mago Otelma gli sia apparso consigliandogli di agire così. O dobbiamo invece  – conclude il leader di Sicilia Vera – pensare che tutto si è compiuto rispettando un piano che fa di Schifani il “becchino” della Sicilia?”

Riforma di grande portata per la Lega

“Il dibattito sull’autonomia differenziata, una riforma istituzionale di grande portata, spesso è stato lasciato all’improvvisazione ed alla battaglia politica di parte. Non va dimenticato che dopo la riforma degli articoli 116 e 119 della Costituzione Italiana, il regionalismo differenziato è diventato obbligatorio” afferma Marianna Caronia, capogruppo della Lega all’Assemblea regionale siciliana. “Per ciò che riguarda la Sicilia, l’autonomia differenziata si lega indissolubilmente al tema del riconoscimento degli svantaggi derivanti dall’insularità e nel confronto aperto con il ministro Calderoli e nel voto in Conferenza delle Regioni, la Sicilia con il suo governo ha più volte sottolineato l’imprescindibilità di ciascuna delle due questioni. – aggiunge – Occorre però ricordare come la recente storia ci abbia consegnato una riforma, quella del Titolo V della Costituzione, voluta dal centrosinistra che ha fatto sparire dalla Carta fondamentale ogni riferimento al Mezzogiorno ed alle Isole provocando un vulnus che solo questa controriforma potrà sanare dopo la recente legge costituzionale, n. 2 del 2022 che riconosce le peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall’insularità”.

Fratelli d’Italia e l’Autonomia

“L’autonomia differenziata non è da condannare a priori, anzi può costituire un valore aggiunto per la Sicilia. Il governo regionale guidato da Renato Schifani così come quello precedente non può certo essere accusato di accondiscendenza nei confronti di diktat nazionali. Siamo certi che continuerà a far sentire con autorevolezza la propria voce a tutela dei siciliani che non saranno né traditi né abbandonati” afferma Giorgio Assenza, capogruppo all’Ars di Fratelli d’Italia, aggiungendo: “Il nostro auspicio è che questo sia un tema all’insegna della collaborazione tra tutte le forze politiche. È già importante il mancato riferimento alla spesa storica, che in molti casi era penalizzante per la Sicilia. Il governo Schifani ha ben chiaro che si dovrà tenere conto anche della differente situazione di partenza relativamente, ad esempio, alle infrastrutture e alla Sanità. Inoltre sappiamo bene che la Sicilia ha il diritto- ora riconosciuto anche dalla Costituzione- alla compensazione dei gravi svantaggi causati dall’insularità”.

La difesa del governo

“Il ddl Calderoli ha dato seguito in maniera procedurale a quanto già fatto dalla legge di stabilità nazionale, in attuazione del regionalismo differenziato voluto dalla riforma del Titolo V della Costituzione. Noi oggi discutiamo su cosa verterà tale regionalismo sulla base dell’accordo che faremo con Roma. Siamo agli albori, alle fasi preliminari. Il governo Schifani guarda al dibattito sull’autonomia come a un’opportunità” ha detto l’assessore regionale all’Economia, Marco Falcone, che oggi ha rappresentato il governo, assieme all’assessore alle Autonomie Andrea Messina, durante il dibattito all’Assemblea regionale sull’autonomia differenziata.

“È già stato riconosciuto il principio di insularità, e ci sarà una commissione che stabilirà come ristabilire i diritti negati alla Sicilia – aggiunge Falcone – Adesso il ddl Calderoli dice chiaramente che se da un lato si stabilisce la differenziazione, dall’altro dice che possono essere riconosciute funzioni anche alle Regioni speciali come la Sicilia. La partita è qui. Noi ce la giochiamo non nel dibattito utile o nelle chiacchiere in Parlamento, ma nel confronto con lo Stato. L’obiettivo dovrà essere di innalzare i decimi di Irpef e Iva che devono restare alla Sicilia, così da arrivare all’attuazione completa del nostro Statuto. Questa è l’occasione in cui il governo della Regione deve farsi sentire e lo farà, come da impegno assunto dal presidente Renato Schifani”.

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