Il personale dei beni culturali non percepisce il salario accessorio spettante dal 2016 e, per sbloccare la situazione, i sindacati autonomi maggiormente rappresentativi, per protesta, non hanno partecipato all’incontro sindacale convocato ieri dal dirigente generale dei beni culturali per assicurare l’apertura dei musei nei giorni festivi anche in deroga alle limitazioni contrattuali. Cgil, Cisl e Uil, invece, non tenendo minimamente conto del malcontento dei lavoratori, hanno sottoscritto un accordo di minoranza (rappresentando insieme solo il 35% dei lavoratori) quindi inesigibile e inefficace, chiedendo loro ulteriori sacrifici e di lavorare ancora oltre i limiti contrattuali continuando restare in attesa di essere pagati.

I sindacati autonomi Cobas/Codir, Sadirs, Siad e Ugl/Fna, impegnati anche a sbloccare la vertenza sul rinnovo del contratto di lavoro scaduto da ben 12 anni, denunciano, a proposito di Beni Culturali, l’inesistenza (ad eccezione di una generica direttiva, inserita nell’ambito degli “Indirizzi per la programmazione strategica e per la formulazione delle direttive generali degli assessori per l’attività amministrativa e la gestione per l’anno 2018” – nota presidenziale prot. n. 4289/Gab del 29/03/2018), di un piano strategico e di una proposta assessoriale di programmazione dell’offerta culturale da erogare all’utenza rendendo efficiente la fruizione e la valorizzazione del settore dei beni culturali (nonostante la direttiva ne imponesse la redazione entro venti giorni…).

“Sia chiaro che Cobas/Codir, Sadirs, Siad e Ugl non ratificheranno alcun accordo – che sia derivante dall’intesa minoritaria sottoscritta ieri – si legge in una nota – e non parteciperanno ad alcuna contrattazione che vedrà, come argomento all’ordine del giorno, il salario accessorio 2018 fino a quando non si aprirà il tavolo negoziale sul rinnovo del contratto di lavoro e non si sbloccherà il pagamento del salario accessorio arretrato”.

“Il dirigente generale dei beni culturali, evidentemente, non conosce le regole sindacali e, anziché favorire il dialogo con le Organizzazioni sindacali che rappresentano la stragrande maggioranza dei lavoratori, alimenta uno scontro con gli addetti ai servizi, tentando di imporre un protocollo d’intesa che doveva, prima, essere migliorato sulla base delle esperienze fatte e che, se posto in essere – non avendo in realtà nessuna efficacia perché nullo – potrà essere economicamente onorato solo con risorse del suo conto corrente personale”.

“Chiediamo, quindi, all’assessore Sebastiano Tusa di intervenire nella vertenza – concludono gli autonomi – al fine di garantire il funzionamento dei beni culturali, i diritti dei lavoratori e la legittimità nell’agire del dipartimento dei Beni Culturali ripristinando le elementari regole di democrazia e di diritto sindacale. In caso contrario l’esasperazione dei toni servirà solo a causare la chiusura dei siti museali a partire dai prossimi giorni festivi e a danneggiare ulteriormente il sistema dei beni culturali in Sicilia, inasprendo i rapporti con quelle forze sindacali che difendono i diritti dei lavoratori e, al contempo, hanno realmente a cuore il rilancio dell’offerta culturale siciliana”.