La Sicilia ed il tabù dei termovalorizzatori. In un’Isola in piena emergenza rifiuti ormai da oltre un ventennio, basta la parola termovalorizzatore pronunciata di tanto in tanto a scatenare il putiferio.  A rilanciare il tema ci ha pensato la nomina, giunta nell’ultimo giorno di febbraio, di Renato Schifani a commissario per l’emergenza. Il presidente della Regione avrà due anni. Dovrà realizzare il piano rifiuti con l’obiettivo uscire definitivamente da emergenza e sistema discariche dunque con priorità proprio ai termovalorizzatori.

L’attacco di Legambiente

Anche questa volta, dunque, non poteva mancare la polemica, e ci ha pensato Legambiente a riaprire il tema. “Non ci stupiscono le felicitazioni del Sindaco di Catania per la nomina di Schifani a commissario straordinario per la realizzazione di due inceneritori. Ci fa sorridere invece, amaramente, – dichiara Tommaso Castronovo, presidente di Legambiente Sicilia – l’auspicio di “operare bene e presto”.

Insomma, si tratta del Sindaco di una delle due città metropolitane (l’altra a scanso di equivoci è Palermo) che hanno le maggiori responsabilità nel collasso delle più grandi discariche siciliane (Bellolampo e Lentini) grazie ad una produzione di rifiuti indifferenziati annui pari alla metà di quella complessivamente prodotta nella nostra regione. I dati delle percentuali di raccolta differenziata in queste due città sono inequivocabili: 16% Palermo, 33% Catania. Dati che altrettanto inequivocabilmente dimostrano che in questi anni, cosi come in questo ultimo anno e mezzo dalle elezioni di Trantino e Lagalla, “non si è operato bene e presto”.

Contro i sindaci di Palermo e Catania

“Se i Sindaci di Catania e Palermo “operassero bene e presto” per garantire ai cittadini un servizio di raccolta domiciliare efficiente e puntuale, che punti alla riduzione della produzione di rifiuti e al riciclo, avremmo città più pulite e non avremmo bisogno di spendere quasi 1 miliardo di euro per costruire due inutili e inquinanti inceneritori per bruciarne 800.000 tonnellate di rifiuti potenzialmente differenziabili”, continua il comunicato.

“Non sono questi gli impianti che servono alla Sicilia e ai siciliani per gestire il Ri-ciclo integrato dei rifiuti e realizzare l’economia circolare e la transizione ecologica. Occorrono gli impianti per trattare e valorizzare l’organico per trasformarlo in compost e biogas (a cui si oppone il sindaco Trantino), quelli per trattare carta, vetro, plastica, metalli, Raee, legno e prodotti assorbenti e per trasformarli in materia prima seconda, facendo diventare i nostri rifiuti differenziabili una miniera d’oro.

Invece, nell’aggiornamento del Piano regionale dei Rifiuti è previsto – conclude Castronovo – che a Palermo e Catania, piuttosto che spingere proprio sulla raccolta differenziata domiciliare, si passi ai c.d. cassonetti intelligenti stradali e alla raccolta multimateriale. Un sistema di raccolta che, laddove è stato introdotto, ha fallito il raggiungimento degli obiettivo di riciclo. C’è necessità di operare bene e presto (e di spendere bene i soldi) ma nella direzione dell’economia circolare e della transizione ecologica anziché in progetti inutili e ambientalmente insostenibili che appartengono al passato”.

I progetti

Il piano attuale per la Sicilia ne prevede due, uno a Bellolampo sopra Palermo, l’altro a Pantano d’Arci, fra l’aeroporto di Catania e l’Oasi del Simeto. Ma a mettere in dubbio, nei mesi scorsi, che se ne faranno veramente due è stato l’assessore ad energia, acqua e rifiuti Roberto Di Mauro per il quale la crescita della raccolta differenziata nell’isola potrebbe consigliare di farne uno solo. Uno studio in tal senso sarà affidato ad una delle tre università siciliane. Da una parte ci sono le grandi città dove la differenziata arranca dall’altra i comuni piccoli e medi dove, invece, funziona con punta dell’80%.

Nel centrodestra è polemica

A far esplodere la polemica tutta interna al centrodestra l’intervento del sindaco di Catania Enrico Trantino che plaude alla nomina di Schifani e lo invita a fare presto e bene citando proprio i due termovalorizzatori da realizzare. Ma arriva lo stop dell’assessore lombardiano Di Mauro secondo il quale non è stata presa ancora nessuna decisione e bacchetta il sindaco meloniano “i sindaci farebbero bene a occuparsi della raccolta dei rifiuti nelle loro città” aggiunge polemico.
A Trantino arriva lo stop anche dell’ex assessore comunale della Lega, federata con MpA, Fabio Cantarella per il quale “è malsano pensare di sostituire le discariche con i termovalorizzatori”.

Il sindaco frena tutti e precisa “nessuna fuga in avanti ho solo citato i termovalorizzatori previsti fino ad ora” dice Trantino ma il problema sembra politico più che ambientale e soprattutto interno al centrodestra. in campo, infatti, non sono ancora scesi ambientalisti e sinistra nel suo complesso

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