E’ finita la latitanza del reggente del mandamento di Porta Nuova. Giuseppe Auteri, 48 anni, irreperibile da settembre del 2021, è stato trovato dai carabinieri in un appartamento al secondo piano di una modesta palazzina di via Giuseppe Recupero, un budello nella zona di via Oreto, dove viveva da solo.

L’irruzione

Gli investigatori del reparto operativo hanno fatto irruzione nell’abitazione e hanno sorpreso Auteri, soprannominato Vassoio, all’interno. Il boss non ha opposto resistenza e si è lasciato ammanettare. Nell’alloggio sono stati trovati un revolver calibro 38 con matricola limata, quindici cartucce e poco meno di cinquemila euro in contanti. Recuperati anche documenti e telefoni sui quali adesso saranno compiuti accertamenti anche per ricostruire la rete di fiancheggiatori e i contatti del latitante, che negli ultimi tempi aveva limitato al massimo le frequentazioni, anche con familiari e parenti, e si era mosso con grande prudenza per evitare di incappare nelle maglie della giustizia.

La caccia

I carabinieri gli davano la caccia da molto tempo e l’indagine per la sua cattura, nell’ultimo periodo, ha subito un’accelerazione. Ieri gli investigatori sono arrivati di buon’ora in via Recupero e hanno atteso il momento opportuno per entrare in azione e fare scattare l’irruzione dell’appartamento, che apparentemente sembrava disabitato, visto che le serrande venivano tenute sempre calate. Tutta la zona è stata circondata e per Auteri, inserito nella lista dei cento latitanti più pericolosi, non c’è stata possibilità di fuga.

Una latitanza durata tre anni

Si è chiusa così, dopo quasi tre anni, la sua misteriosa latitanza. Negli ambienti criminali e tra i suoi parenti qualcuno lo aveva dato all’estero, altri per morto, così come venuto fuori dagli atti dell’inchiesta sfociata nell’operazione Vento contro la mafia di Porta Nuova e della Zisa scattata nel luglio del 2022, pochi giorni dopo l’omicidio di Giuseppe Incontrera, assassinato a colpi di pistola il 30 giugno in via Imperatrice Costanza e considerato il cassiere del clan. Un ruolo ricoperto, in base alle risultanze investigative, anche da Auteri, legato a doppio filo con il boss Tommaso Lo Presti, che lo avrebbe imposto nell’incarico, e ritenuto un personaggio affidabile per via del suo profilo criminale e della detenzione trascorso in silenzio (ha sulle spalle un paio di condanne per mafia ed estorsioni, la prima a otto anni e la seconda a due in concorso con Calogero Lo Presti). Solidi i suoi rapporti anche con i capimafia Giuseppe Di Giovanni e Gianni Nicchi.

L’operazione Vento

Nelle carte dell’operazione Vento (pochi giorni fa, il 22 febbraio, la posizione del ricercato era stata stralciata dal processo), gli inquirenti si erano soffermati, esaminando i ruoli di vertice nel mandamento, sul progressivo ruolo di comando assunto da Giuseppe Auteri, riuscito anche in quell’occasione a sottrarsi alla cattura. Auteri, in particolare, grazie all’appoggio di Tommaso Lo Presti, sarebbe stato affiancato a Incontrera a far data dal 2020, dopo la scarcerazione, nella gestione della cassa, un incarico che con il passare dei mesi si sarebbe rafforzato sino a diventare esclusivo. Nel gennaio del 2021 i carabinieri avevano registrato un incontro ai Danisinni tra Lo Presti, Auteri e Incontrera, in cui i tre discutevano di 200 euro chiesti a un fruttivendolo che, però, non pagava ormai da dieci anni. Incontrera diceva di starsi allibertandu, lasciando intendere, secondo gli inquirenti, di avere perfezionato il passaggio di consegne della gestione della cassa ad Auteri. Il boss detto il Lungo raccomandava ai suoi la massima prudenza, di ‘buttare i telefoni’ in occasione degli incontri, per evitare di incappare nelle intercettazioni delle forze dell’ordine. “Io quando parlo con lui il telefono lo butto – aveva detto Incontrera a un amico – perché mi rimprovera”.

Un’accortezza che Auteri in questi anni di latitanza ha coltivato in modo quasi maniacale, a detta degli inquirenti, riuscendo a gestire il potere in un territorio nevralgico per la criminalità organizzata. Porta Nuova, con le sue numerose famiglie decimate da arresti e retate, ha un grande bisogno di danaro anche per mantenere le famiglie dei detenuti. Sul fronte della raccolta dei soldi l’attività dei boss è frenetica e le estorsioni, oltre al traffico di droga, restano tra le principali fonti di approvvigionamento di denari. Del suo ruolo di rilievo all’interno della cosca avevano parlato i magistrati: Gli vengono riconosciuti autorevolezza e rispetto, essendo la sua posizione gerarchicamente superiore a quella di semplici uomini d’onore”.

Le attività durante la latitanza

Adesso, dopo la cattura e il trasferimento nel carcere di Pagliarelli, i carabinieri sono al lavoro per ricostruire la sue attività di reggente del mandamento e i suoi contatti. La casa in cui si nascondeva è stata posta sotto sequestro. La perquisizione è andata avanti sino a tarda sera e gli inquirenti hanno sequestrato vario materiale che da subito è stato definito interessante per nuovi spunti di indagine sulle più recenti dinamiche mafiose in città.

“È un risultato investigativo importante – afferma il generale Luciano Magrini, comandante provinciale dei carabinieri -. Una ulteriore risposta che l’Arma e l’autorità giudiziaria danno per rendere ancora più vivibile e sicura la città. La lotta e il contrasto a Cosa nostra passano anche dall’arresto dei grossi latitanti e sicuramente Auteri possiamo considerarlo tale”.