Lucia Azzolina, ex ministra dell’Istruzione nel Governo Conte Bis, e Roberto Lagalla, assessore regionale all’Istruzione e alla Formazione, hanno affrontato il tema della scuola ai tempi del Covid-19 durante la 50esima puntata della 16esima edizione di Casa Minutella.

Azzolina, deputata parlamentare del MoVimento 5 Stelle, ha affermato: «Nelle scuole c’è un disagio psicologico, soprattutto negli studenti adolescenti, e questo ha assoluta priorità rispetto a tutto il resto. La scuola – lo dico da insegnante –  non è solo dispensatrice di nozioni ma è anche luogo di socialità, dove si apprende la vita, come camminare con le proprie gambe e come creare le amicizie che possono durare anche per tutta la vita. È come se stessimo sottraendo un pezzo di vita a questi ragazzi. Tanti stanno soffrendo e di questo bisogna tenere conto. Parte degli studenti delle scuole superiori ha il diritto di prendere in mano la propria vita e routine».

L’ex ministra ha poi rivelato: «A metà gennaio, quando stavamo scrivendo il DL Ristori, avevo proposte due norme: il supporto economico agli psicologi che lavorano nelle scuole; l’intervento immediato sugli apprendimenti per i ragazzi più fragili con i relativi ristori formativi, da fare partire immediatamente, affinché potessero restare di più a scuola di pomeriggio, pagando di più gli insegnanti. Erano stati stanziati 300 milioni di euro ma poi il Governo è caduto e nell’attuale decreto è rimasto solo il primo punto».

Poi, a proposito dell’ipotesi del calendario scolastico allungato, Azzolina ha detto: «Non è una questione di quantità. Non basta dire: quest’estate teniamo aperte le scuole per fare attività creative perché la scuola non è questo. Non si possono aprire le scuole senza gli insegnanti. Questo sarebbe un grave errore. Gli insegnanti ci vogliono e vanno pagati di più per lavorare a luglio e agosto, mesi in cui non va recuperata solo la socialità ma anche l’apprendimento».

Azzolina ha poi rimarcato che, grazie al suo operato in Ministero, «l’istruzione non è mai stata così al centro dell’attenzione in Italia. Un istruzione per cui non si è parlato di spese e di tagli ma di investimenti. Io, però, ho pagato due battaglie che rifarei: quella per le scuole il più possibile aperte, sempre nel rispetto della situazione sanitaria; e i concorsi perché credo che nella Pubblica Istruzione debbano essere presi i docenti più preparati: non lamentiamoci se 100 – 200mila giovani all’anno vanno all’estero se il Paese non permette di fare un concorso per farli insegnare nelle scuole».

L’assessore Lagalla ha affermato: «Credo che ogni generazione porti con sé le cicatrici delle esperienze alle quali viene inevitabilmente e storicamente esposta. A questa generazione è toccata un’esperienza unica e dovremo vedere nei prossimi anni che cosa succederà in termini di output, essendo legata a una chance educativa, formativa, sociale, che è venuta meno. La Regione Siciliana, proprio per il controllo che ha fatto sul piano sanitario a oltre 300mila operatori scolastici e studenti, ha mantenuto aperte le sucole da gennaio a Pasqua. Ad eccezione nelle zone rosse, dove si va a scuola fino alla prima media, nelle altre parti dell’Isola si prosegue anche con la presenza degli studenti delle superiori. Ma dobbiamo fare di più. Da gennaio 2022 partiremo con il potenziamento del tempo pieno, che è molto deficitario in Sicilia, con una percentuale lontana dalla media nazionale. Nell’Isola, comunque, le scuole sono rimaste aperte quando in molte parti d’Italia sono state chiuse».

Infine, capitolo banchi. Azzolina ha rivelato: «In Sicilia ci hanno chiesto tantissimi banchi». E lo ha confermato anche Lagalla: «Sì, è vero, anche troppi perché molti dirigenti si sono lasciati andare nelle richieste, sostituendo pure banchi che non andavano sostituiti. In totale: 280mila – 300mila».

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