I finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria – IV Gruppo di Palermo stanno eseguendo, nelle provincie di Palermo ed Udine, un provvedimento di sequestro emesso dal Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione, presieduto da Giacomo Montalbano, nei confronti di alcuni eredi di Giovanni e Domenico Graziano.

Il sequestro giunge al termine del relativo procedimento di prevenzione, avviato dalla Sezione specializzata della Procura della Repubblica di Palermo, diretta dal Procuratore della Repubblica Francesco Lo Voi e dal procuratore aggiunto Bernardo Petralia, a seguito delle minuziose indagini svolte dagli appartenenti al Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza, ed operate sull’intero territorio nazionale.

Il sequestro riguarda 81 beni immobili, 4 società, un autoveicolo e un’imbarcazione e colpisce Camillo, Massimiliano e Roberto Graziano, nipoti del più noto Vincenzo, attualmente detenuto al regime del 41 bis.

Secondo i finanzieri l’impero economico della famiglia Graziano sarebbe stato accumulato grazie al sostegno delle famiglie Madonia e Galatolo, che hanno fatto parte dell’ala stragista di “Cosa Nostra”.

Fra gli anni 80 e 90 le due famiglie del mandamento di Resuttana hanno concorso a deliberare, in combutta con i “corleonesi” i più efferati delitti, fra cui si ricorda il fallito attentato all’Addaura, e le stragi di Capaci e di Via d’Amelio.

La misura riguarda in primo luogo Domenico Graziano, deceduto alla fine del 2013, che come  emerso è entrato in diverse indagini di mafia negli ultimi 40 anni, come hanno raccontato diversi collaboratori di giustizia, tra cui Gaspare Mutolo e Salvatore Cucuzza fino ai fratelli Giovanna e Vito Galatolo.

Fra le principali vicende giudiziarie che lo avevano interessato si ricorda quella della lottizzazione della borgata marinara dell’Arenella avvenuta in stretto rapporto tra i Madonia, Domenico e Camillo Graziano, i costruttori Rappa e Salvatore Cucuzza, poi diventato collaboratore di giustizia.

Domenico Graziano si era da tempo trasferito a Udine con l’intento di sottrarsi all’attenzione degli organi investigativi e qui aveva investito, o reinvestito, i patrimoni accumulati nel tempo.

I figli di Graziano, Domenico e Camillo sono coinvolto in diverse indagini, fra i quali l’operazione “Apocalisse” e la vicenda dell’organizzazione dell’attentato nei confronti del del Pm Nino Di Matteo.

Secondo il collaboratore di giustizia Vito Galatolo, Camillo Graziano avrebbe curato i rapporti con l’ex collaboratore di giustizia Salvatore Cucuzza, anch’egli chiamato in causa nella vicenda.

Anche per Massimiliano Graziano il Giudice ha ritenuto che c’erano gravi elementi di pericolosità sociale tali da giustificare l’applicazione della misura di prevenzione.

Analoga misura di prevenzione patrimoniale per Roberto Graziano, padre di Giovanni, soggetto emerso nell’ambito dell’indagine “Apocalisse” e di recente condannato a 9 anni e 4 mesi per associazione mafiosa, estorsione e concorrenza sleale aggravata dal metodo mafioso.

Insieme ad altri esponenti del mandamento di Resuttana e della famiglia di Torretta, avrebbe imposto agli esercizi commerciali le slot machines di società contigue e il pagamento del pizzo per ogni macchinetta.

L’operazione sottolinea, ancora una volta, come, grazie alla sua struttura organizzativa, formazione professionale ed esperienza operativa, la Guardia di Finanza si caratterizza quale importante strumento di polizia economico-finanziaria da indirizzare anche all’individuazione e all’aggressione dei patrimoni illeciti per una più efficace lotta al crimine organizzato, a tutela dell’imprenditoria sana.

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