Coinvolti due fratelli del centro in provincia di Palermo

Sequestrati dalla Guardia di Finanza beni per 6 milioni di euro a Belmonte Mezzagno (VIDEO)

  • Sequestro beni a Belmonte Mezzagno
  • Indagini della guardia di finanza nei confronti 10 persone e 8 società
  • Truffa sui fondi agricoli

Avrebbero evaso imposte attraverso fatture per operazioni inesistenti. I finanzieri del comando provinciale di Palermo hanno eseguito un sequestro di beni mobili e immobili per 6 milioni e 400 mila di euro nei confronti di 10 persone e 8 imprese tra cui i  fratelli Giovanni Salvatore di 42 anni e Francesco Di Liberto di 45 anni, di Belmonte Mezzagno (Pa) titolari di aziende agricole, accusati delle presunte truffe sui fondi erogati dalla Regione, con il benestare da parte dell’ispettorato provinciale all’agricoltura dove i due imprenditori avrebbero potuto contare sulla complicità di alcuni funzionari preposti ai controlli.

Le indagini sulle truffe sui fondi agricoli

Il provvedimento è del gip del Tribunale di Termini Imerese su richiesta della procura. Il provvedimento deriva dallo sviluppo delle indagini svolte dal nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo, guidato dal colonnello Gianluca Angelini, che a marzo del 2020 hanno portato all’esecuzione di 24 misure cautelari personali per le ipotesi di reato, tra le altre, di associazione a delinquere e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche in relazione all’indebita percezione di finanziamenti erogati dall’unione europea e dalla Regione Siciliana nell’ambito dei programmi di sviluppo Rurale per un valore di oltre 15 milioni di euro.

Nei mesi successivi, la procura – che nel frattempo ha emesso l’avviso di conclusione delle indagini preliminari e ha formulato apposita richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di 36 imputati – ha chiesto al gip anche il sequestro preventivo dei vantaggi patrimoniali conseguiti attraverso l’utilizzo di false fatturazioni.

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Le indagini sui fratelli Di Liberto

In base alle indagini dei finanzieri i due fratelli Di Liberto avrebbero fatto un uso sistematico a fatture false per documentare costi in realtà non sostenuti in tutto o in parte per la realizzazione di programmi di investimento (ammodernamento aziende agricole, realizzazione di un mattatoio e di un complesso agro-industriale). In questo modo avrebbero ottenuto i contributi europei e nazionali facendo gravare l’investimento completamente sui bilanci pubblici e un vantaggio fiscale connesso a un indebito risparmio di imposta.

Gli approfondimenti eseguiti dalle fiamme gialle palermitane, infatti, hanno fatto emergere l’utilizzo in dichiarazione delle fatture false con una conseguente evasione delle imposte sui redditi e dell’Iva per un importo complessivo pari a circa 6,4 milioni di euro.

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Il comandante del nucleo Gianluca Angelini

“L’accurata ricostruzione dei flussi finanziari alla base delle azioni fraudolente, cifra distintiva delle attività investigative condotte dalla Guardia di Finanza – spiega il colonnello Angelini – rappresenta la modalità operativa più efficace per garantire l’effettivo ristoro delle casse dello Stato di quanto indebitamente sottratto alla collettività dagli evasori fiscali”.

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