Sarà presentato domani alle ore 16, presso la sala “Piersanti Mattarella” dell’Assemblea regionale siciliana il libro “Settant’anni di autonomia siciliana 1946-2016”, curato da Gaetano Armao e Marcello Saija e pubblicato da Rubettino.
Interverranno il Presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, il Rettore dell’Università di Palermo, Fabrizio Micari, il Presidente del Consiglio regionale della Sardegna, Gianfranco Ganau, Maria Rosa Cardia dell’Università di Cagliari, la prof. Antonella Sciortino dell’Università di Palermo. Concluderanno i lavori i curatori del volume Prof. Gaetano Armao e Prof. Marcello Saija dell’Università di Palermo.
Il volume raccoglie oltre trenta contributi di studiosi, italiani e stranieri, sui temi dell’autonomia, del regionalismo e dell’autodeterminazione presentati in occasione del Convegno celebrativo del settantesimo della nascita della Regione siciliana promosso dall’Università di Palermo. Si ripercorrono così le diverse fasi della stagione della genesi dello statuto speciale siciliano, che va dal 1944 sino al 1948 con la conclusione dell’esame da parte dell’Assemblea costituente sino alla pubblicazione della legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 2 che converte in legge costituzionale dello Statuto della Regione siciliana, approvato col decreto legislativo 15 maggio 1946, n. 455.
I contributi di autorevoli giuristi e storici analizzano, altresì, le cause dell’oblio nel quale é scivolata l’autonomia speciale, in particolare quella siciliana, e le potenzialità che ancora residuano per ipotizzarne il rilancio di fronte ai profondi mutamenti intervenuti. Il regionalismo italiano affonda le radici nella storia del Paese, e dopo il fallimento della revisione costituzionale, non torna alla base, ma chiama adesso ad un profondo riordino, pur se a Costituzione invariata, dell’assetto dei livelli di governo nel prospettiva europea del pluralismo istituzionale e dell’insularità.
In tale contesto lo Statuto siciliano, se da un lato raccoglie le innovative intuizioni del regionalismo italiano ed europeo, dall’altro si riconnette alle direttrici costituzionali che, a partire dal 1812 e sino al 1860, animarono il confronto sull’autogoverno della Sicilia, ma necessita adesso di una profonda revisione che lo ricolleghi alle innovative esperienze di autogoverno di altre Regioni d’Europa e ne faccia strumento efficace del diritto all’innovazione dei siciliani
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