“Ho sposato le istituzioni e la mafia mi sta facendo pagare questa scelta”, Antonello Montante avrebbe risposto così alle domande del gip del tribunale di Caltanissetta respingendo ogni accusa nell’interrogatorio di garanzia tenuto ieri pomeriggio e conclusosi solo in tarda sera.
A renderlo noto Giuseppe Panepinto, uno degli avvocati dell’ex responsabile per la Legalità di Confindustria ed ex presidente di Sicindustria, ai domiciliari con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione. Montante è stato interrogato per oltre sette ore ed ha respinto punto per punto le accuse che gli sono state mosse.
Sulla stanza segreta dei dossier il presidente della Camera di Commercio di caltanissetta avrebbe negato di conoscerne l’esistenza sostenendo che questi fascicoli erano nella sua villa di Serradifalco a sua insaputa.
“Non ho mai avuto vantaggi, nè appalti, nè finanziamenti, nè agevolazioni – ha affermato Montante – ho stravolto la mia vita e sono sicuro che non posso più tornare indietro”.
Montante è giunto a Caltanissetta da Milano nel pomeriggio di ieri intorno alle 15,30 scportato dagli agenti della squadra mobile. Gli vengono contestate le intercettazioni ma ha una spiegazioni per ogni frase che ricorda.
Piccolo giallo su quasi un’ora trascorsa dall’arrivo della polizia a casa sua per notificargli gli arresti e il momento in cui Montante ha realmente aperto la porta alla polizia. Non nega il ritardo “temevo fossero malintenzionati in piena notte per questo non ho aperto subito” ma gli inquirenti sospettano si sia disfatto di qualcosa ed esattamente trenta pen drive messe in uno zaino, frantumate e gettate dalla finestra.
L’interrogatorio è terminato solo poco prima delle 23.
Si allarga il numero degli indagati nell’inchiesta della Procura di Caltanissetta che ha portato all’arresto di Montante e di altre cinque persone.
Un avviso di garanzia, per concorso in corruzione, è stato notificato al vice questore aggiunto Vincenzo Savastano, in
servizio all’ufficio della polizia di frontiera dell’aeroporto di Fiumicino. Per favoreggiamento sono invece indagate due
strette collaboratrici di Montante, Carmela Giardina e Rosetta Cangelosi. Secondo gli inquirenti avrebbero aiutato
l’imprenditore a distruggere alcuni documenti del suo archivio segreto.
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