E’ entrata ormai nel vivo la campagna elettorale sia per le regionali che per le politiche. Con Talk Sicilia, il programma di approfondimento di BlogSicilia, vi stiamo presentando i candidati e raccontando lo scenario dell’ormai imminente election day del 25 settembre.

Ospite di una puntata di Talk Sicilia è stato Davide Faraone, presidente dei senatori di Italia Viva, candidato per il Terzo Polo a Palermo. “Sicilia occidentale, Palermo-Agrigento, Caltanissetta e Trapani”, precisa Faraone.

Azione-Italia Viva, una sfida

L’alleanza Azione-Italia Viva è una vera e propria sfida. Una novità. Come andrà?
“È una bellissima novità. Finalmente è nato – dice Faraone – un polo liberal democratico in questo Paese. Era strano che Draghi fosse presidente del Consiglio. Avesse una maggioranza così grande il consenso degli italiani e delle politiche fatte, non vi fosse alcuna forza politica che rappresentasse quelle scelte. Al di là della scelta di Draghi di non candidarsi come premier e di svolgere un ruolo di servizio senza prendere parte alla competizione elettorale, le idee che ha portato avanti devono trovare rappresentanza negli schieramenti politici e la nostra forza politica ha questo compito”.

L’agenda Draghi

C’è poi il tema dell’Agenda Draghi, che è stata sposata non soltanto dal Terzo Polo.
“Sposata soltanto da noi – chiosa Farone – . Perché Letta, che in teoria sposa l’agenda Draghi, fa l’alleanza con Fratoianni e quindi di fatto contraddice tutto. Perché Fratoianni non ha votato una sola fiducia al governo Draghi. A destra hanno mandato a casa Draghi, ricordo, con la sfiducia. E c’è Fratelli d’Italia che ha fatto le sue fortune proprio contro Draghi. Movimento cinque Stelle non ne parliamo, quindi l’agenda Draghi è sposata soltanto da noi”.
E ancora: “Io sono abbastanza oggettivo nella valutazione. Se poi leggete le dichiarazioni di Fratoianni vi renderete conto che siccome quella alleanza c’è, cioè mettiamo caso, dovessero vincere le elezioni non accadrà. Ma se dovessero vincere le elezioni Letta farebbe il presidente del Consiglio e Fratoianni farebbe il ministro. Quindi qual è l’agenda Draghi che questi posso mettere in campo quando dice che neanche la trova in cartoleria Fratoianni. Questa la battuta che ha fatto quando si è parlato di Draghi”.

La posizione dei 5 Stelle

L’altro tema spinoso è quello invece dei 5 Stelle, che, al contrario, dicono chiaramente di non avere sposato, anzi di essere avversari del concetto stesso dell’agenda Draghi. Però erano nel governo Draghi…
Per il capo dei senatori di Italia Viva “questa è un’altra barzelletta. Io li incontro in tv. Liincrocio nei talk show, è come se fossero dei marziani. Raccontano di questa legislatura come se non avessero fatto parte e come se non fossero l’unica forza politica che ha partecipato a tutte le maggioranze. Il M5S ha fatto l’alleanza con Salvini. Il Conte Uno ha fatto alleanza col centrosinistra, il Conte Due ha fatto parte della maggioranza, Draghi addirittura e la forza di maggioranza relativa. Quindi quando dicono noi avremmo voluto fare una cosa. Ma con Draghi non è stata possibile o sono incapaci perché avendo tutti quei parlamentari non riescono a condizionare o stanno mentendo, quindi sono assolutamente responsabili.
Noi siamo orgogliosamente parte di quel percorso di Draghi e siamo convinti che la forza che viene data a noi è una forza destinata a far tornare Draghi a Palazzo Chigi, che non è un capriccio. Draghi è a Palazzo Chigi e non è neanche un tecnico come vogliono farci credere. Con Draghi, che è l’esponente che ha la massima visibilità internazionale in Italia, riusciamo ad affrontare le questioni che sono i limiti che in questo momento noi stiamo patendo, limiti che provengono prevalentemente dall’ambito internazionale”.

Staccare la spina, i motivi di Draghi

Draghi avrebbe voglia di tornare a fare il presidente del Consiglio. Ma quando il suo governo ha ‘chiuso’ i battenti, la sensazione che è arrivata agli italiani è stata quella che anche lui volesse staccare la spina.
Faraone spiega quelle che reputa le ragioni di Draghi: “Aveva ragione in quel contesto, quando le forze politiche che lo sfiduciano non votano la risoluzione. Credo sia stato il consenso più basso della Repubblica di un presidente del Consiglio. È chiaro che Draghi manda a quel Paese. Dopodiché, però, il problema è che ora le persone pregano Draghi di prendere provvedimenti per il caro luce e il caro bollette. E Draghi era in Europa, in tutti i vertici, presente a contrastare i paesi del Nord che non volevano mettere il tetto al costo del gas.
Noi a un presidente del Consiglio che stava contrastando questi presidenti del Consiglio degli altri paesi, facciamo venir meno la fiducia, dandogli di fatto meno credibilità e meno forza e smarrendo una battaglia che avrebbe risolto il problema del costo della luce del gas in questo Paese. Adesso è il problema che stanno patendo i cittadini e gli imprenditori”.

Il posizionamento del Pd: “Ha smarrito la rotta”

Non di rado, recentemente, abbiamo assistito ad esponenti del Terzo Polo, e in particolare di Italia Viva, che entrano in conflitto con gli ex ‘amici’ del Pd. Quali sono i motivi?
Secondo Faraone “sono loro che hanno smarrito qualunque forma di riformismo. In un’intervista addirittura Letta diceva che saranno loro i veri difensori del reddito di cittadinanza. Così come pensato ora non potrà mai essere il Movimento cinque Stelle a difendere quel provvedimento.
Bisognerebbe porsi il problema di come modificare quello strumento che non funziona. Nonostante la finalità corretta. Non ha ridotto la povertà. E lo dice la Caritas. Un milione di poveri in più.
E non si è risolto il problema del lavoro, perché il reddito di cittadinanza dovrebbe collocare i ragazzi al lavoro e nel frattempo li dovrebbe formare nei momenti di stasi rispetto al percorso occupazionale e invece non li colloca e non li forma e li lascia a casa, pagati con le tasse di tutti quelli che invece si rompono la schiena e ogni giorno vanno a lavorare. Quindi è uno strumento che va modificato. Il Partito Democratico è un partito che ha completamente smarrito la rotta”.

Ancora sul reddito di cittadinanza

Restando sul tema del reddito di cittadinanza, c’è da dire che durante la campagna elettorale per le amministrative, Carlo Calenda, lo ha attaccato palesemente come inutile e da abolire…
Faraone spiega: “Ma io credo che possiamo chiamarlo come vogliamo. Noi abbiamo fatto il reddito di inclusione, che poi aveva pressappoco le stesse finalità. Era un contrasto alla povertà e questo strumento va mantenuto. Altra cosa, invece, quando tu hai risorse per far campare quelli che invece per campare dovrebbero andare a lavorare.
Poi, è chiaro: chi lavora deve essere ben retribuito, non deve essere sfruttato, deve avere un lavoro che gratifica. Il problema è che però qui si offre uno strumento alternativo al lavoro. E cioè essere pagato per non lavorare. E questo è intollerabile”.

Il caro bollette, altro tema della campagna elettorale

Certamente quella in corso è una campagna elettorale infuocata e che ‘deve’ affrontare tanti temi. Basta pensare al caro bollette. Mentre è corsa al voto da parte dei candidati, ci sono aziende che rischiano di chiudere perché gli effetti dell’aumento del costo dell’energia sono devastanti.
Per Faraone “è questo il tema centrale di questa campagna elettorale, nel senso che è chiaro che il costo delle bollette si porta dietro il costo della vita in generale e quindi anche i beni di prima necessità. Quando paghi più caro il latte, il pane, la pasta, il ricco non ne risente. E il povero sì. Chi vive di stipendio? I ceti medi.
E’ chiaro che questo caro bollette, caro vita, lo pagano pesantemente i ceti medi. Noi abbiamo il dovere di intervenire celermente in Europa. Un tetto sul costo del gas. Finalmente anche la Germania se ne sta accorgendo e quindi forse ci ritroveremo alleati in questa battaglia. E in Italia, separando il costo dell’energia rispetto alla produzione di energia, è assurdo che l’energia prodotta dalle fonti rinnovabili costa molto meno rispetto a quella prodotta dal gas, essendo collegata come prezzo a quella del gas. Di fatto costruisce extraprofitti sulle spalle degli italiani che pagano bollette onerose e arricchiscono queste società, soprattutto le fonti rinnovabili. Quindi io credo che separando i prezzi a seconda della derivazione e produzione di energia, riusciremo immediatamente a tagliare i costi della bolletta. Ed è quello che dovremo fare a breve”.

Serve un intervento immediato

Peraltro uno degli appelli di questi giorni è venuto proprio da Calenda. Ha detto, in sostanza, ‘Fermiamoci un giorno di campagna elettorale, affrontiamo il tema, forse occorre un intervento immediato, a prescindere da quelli in prospettiva.
Per Faraone non c’è tempo. “Se aspettiamo che finiscano le elezioni, si insedino il nuovo Governo e il nuovo Parlamento facciamo notte. Qui il tema è che invece il provvedimento va fatto già la prossima settimana. Noi saremo in Senato per convertire in legge il decreto. In quella circostanza dobbiamo prevedere anche provvedimenti che possono essere anche scostamento in bilancio se serve per sostenere le aziende, che magari prima pagavano bollette di 3mila euro che ora sono diventate di 15mila euro.
È chiaro che quella azienda è destinata a chiudere prima o poi, per cui è un’emergenza e bisogna intervenire con gli strumenti che ho detto.

I sondaggi, Terzo Polo a rischio?

Attualmente i sondaggi danno il Terzo Polo un una posizione a rischio in termini di consenso elettorale.
“Premesso che a me i sondaggi non appassionano per nulla e tra l’altro ci sono alcuni istituti di sondaggi che stanno perdendo ogni credibilità e fanno perdere credibilità anche agli istituti che invece fanno bene il loro lavoro e che tirano fuori numeri facendo effettivamente delle indagini e quindi non costruendo sondaggi per influenzare il voto, ma dando una fotografia del nell’opinione dei cittadini. Questo dovrebbe fare un sondaggio, invece accade il contrario. Ma premesso questo, io vedo sondaggi della Ghisleri proprio ieri che dava noi al 7, 4% avendo superato Forza Italia al 7%. Ho visto un altro sondaggio di Noto che addirittura ci dà l’8% con Forza Italia al 7 e al 5%. Poi ci sono altri sondaggi che ci danno al 5.
Vedremo. Io, ripeto, sono molto più fiducioso rispetto a quello che Tecné, che lavora per Mediaset, tira fuori”.

La stoccata ai “paracadutati”

C’è un altro tema che Davide Faraone affronta quasi quotidianamente sui social, che è quello dei “paracadutati”, cioè candidati arrivati in Sicilia senza essere siciliani né essersi mai occupati della Sicilia.
“E questa – parte all’attacco Faraone – è un’autentica porcheria e non lo dico da esponente politico, lo dico da siciliano. Il fatto che nella nostra terra ci debbano essere donne e uomini che vengono qui, non avendoci mai messo piede in vita loro. Si vengono a rubare i vostri voti restando nell’anonimato, perché devono fare campagna elettorale in cui non appaiono mai. Quindi se dovessero apparire sarebbero votati come anonimi e quindi non sarebbero votati. Vengono qui, rubano i nostri voti e dopodiché se ne vanno. In Parlamento non si fanno mai più vedere. Ci sono esempi eclatanti, vedi la Furlan. Andatevi a cercare su Google l’origine del cognome Furlan. Capolista al Senato in Sicilia occidentale del Partito Democratico e leggerete il significato del cognome friulano, origine del Triveneto. Una donna nata in Liguria, esattamente a Genova, che ha fatto per tanti anni la sindacalista ora in pensione, viene qui, si prende il seggio sicuro di un senatore che dovrebbe essere siciliano e va via. L’altra è la Brambilla, nota assenteista. Novantasette assenze in questo Parlamento, quindi non è che viene qua paracadutata a rubarsi un collegio e i voti dei siciliani? Perché è un genio?
No, è una che ha votato 50 e 95 volte su 11.700, quindi un assenteista per cinque anni in questa legislatura. Candidata nel collegio di Gela, Trapani, eccetera eccetera. Poi c’è la Fascina, che l’unico argomento per cui è conosciuta è perché è la compagna di Berlusconi. Su assenteismo alla Camera in questa legislatura posso continuare a oltranza. Ma questo è un fenomeno ridicolo e non vanno votati questi paracadutati, per giunta anche assenteisti.
Io ho una zia ad Asti, la prossima volta mi candido in Piemonte”.

La legge elettorale

Faraone, insomma, è un fiume in piena. Ma la nostra legge elettorale com’è? Consente e in qualche modo favorisce questo genere di scelte…
“Assolutamente sì. La legge elettorale, pensata in un modo, poi è rimasta uguale, avendo ridotto i parlamentari e quindi avendo ingrandito i collegi a dismisura, per cui si è perso ancora di più. Il contatto con i cittadini favorisce sicuramente questo tipo di sbocco, perché se ci fossero dei collegi uninominali più piccoli in cui uno si deve andare a cercare il voto casa per casa, in cui uno deve essere riconoscibile, se ci fossero anche le preferenze tutto sarebbe profondamente diverso. E chiaro che questa legge elettorale non ti garantisce la governabilità e ti consente di fare il paracadutato nell’anonimato assoluto.
Io sto facendo questa campagna perché voglio smascherare questi qui che non mettono piede in Sicilia. Ma lo dico anche a voi giornalisti. Scusate voi dovreste chiedere ai candidati di partecipare alle tribune politiche, di venire nei territori a fare le conferenze stampa in cui si presentano. Questi non si sono fatti vedere. La campagna elettorale sta finendo. Mancano 24 giorni e vedrete che non si faranno vedere perché il segreto della loro vittoria è non farsi vedere.”

I motivi della candidatura

Faraone parla anche di se stesso. “Io faccio il presidente di un gruppo parlamentare nazionale. Potevo scegliere un collegio in qualunque parte d’Italia. Ho scelto, pur sapendo che più a rischio, di candidarmi in Sicilia occidentale, perché è la mia terra, perché qui la gente mi conosce.
Le persone sanno dove abito, conoscono il mio cellulare. Queste persone qui no. Queste persone qui non le conosce nessuno e oltre a non conoscerle, dopo non potranno costruire un confronto con l’elettorato su cui poi si costruisce anche un consenso, perché andranno via e se ne perderanno le tracce.

Il futuro del Terzo Polo

Il Terzo Polo avrà, a elezioni fatte, una pattuglia di deputati e senatori che certamente non sarà tale da essere di maggioranza o di opposizione. Cosa intendete fare? Volete fare l’ago della bilancia? Qual è l’idea che avete della vostra azione?
“Se dovessimo raggiungere due cifre l’obiettivo che noi ci siamo riproposti sarà decisivo per far tornare Draghi al governo, perché il centrodestra non avrebbe la maggioranza. E vi assicuro che in tanti nel centrodestra non vogliono la Meloni premier e quindi subirebbero quella premiership. Noi siamo convinti che grazie a un risultato forte del Terzo Polo, Draghi tornerà a fare il presidente del Consiglio. Quello che ci vuole in questo momento. Serve Draghi, presidente del Consiglio, per la nostra credibilità e per i provvedimenti che può mettere in campo”.

Armao candidato alla Presidenza della Regione

C’è da affrontare anche il tema Sicilia perché queste elezioni anticipate vedono in Sicilia un incrocio fra politica e regionali. Il Terzo Polo ha schierato un candidato Presidente della Regione che è Gaetano Armao, ma in Sicilia conta di fare un risultato paragonabile a quello nazionale…
“Io non lo so perché c’è un meccanismo elettorale profondamente diverso. Io prevedo che ci saranno voti profondamente diversi anche alle stesse forze politiche, tra la scheda verde della Regione e le schede rosa e gialla del Senato della Camera. Il voto di preferenza influenzerà tantissimo il dato delle regionali. Il voto di preferenza che manca per le nazionali ha influenza per cui ci sarà una profonda differenza. È chiaro che noi tenteremo di fare emergere il più possibile quel progetto di forza liberaldemocratica moderata, terza rispetto a quella sovranista e al populismo. Anche alla Regione, poi, vedremo con quali risultati”.

Le liste in Sicilia

Il terzo polo in Sicilia, però, per quel che riguarda le liste, secondo i suoi detrattori, non ha messo in campo liste all’altezza. Una circostanza smentita del tutto da Faraone “Al contrario abbiamo messo in campo liste forti sia alla Regione che in ambito nazionale. Sto girando in lungo e largo la Sicilia per presentare i nostri candidati e lo faccio con i piedi ben piantati nei territori dove sono nati, dove hanno fatto le scuole, dove continuano a fare le scuole i loro figli, dove ognuno esercita la propria professione. Noi abbiamo scelto il meglio fra amministratori e professionisti che il territorio esprime. Tutto il contrario dei paracadutati”.

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