Si scrive Covid ma si legge caos! E’ la sintesi della situazione che vive la nostra regione. Probabilmente non è diversa, dal punto di vista del disorientamento generale, della situazione che vive il Paese. Ma la realtà, purtroppo, è questa. Fuori controllo forse non c’è ancora l’epidemia ma sicuramente c’è la politica, o meglio l’amministrazione.

Dopo qualche settimana o forse un paio di mesi di responsabilità e paura fra marzo e aprile, la seconda ondata sembra caratterizzata da un ‘battipanni liberi tutti’. Ma non soltanto fra la gente che sembra ignorare la prudenza. Soprattutto fra chi è deputato a governare il sistema e a darci indicazioni chiare. Indicazioni che tutto sono meno che chiare.

Così è la lotta politica quella che sembra governare anche le scelte in tema di pandemia. C’è uno stato centrale che procede a tentoni nella speranza che una gran ‘botta di k’ arrivi anche adesso e salvi l’Italia come avvenuto nella prima ondata. Una politica che ha paura di disporre un lockdown. Paura delle reazioni della gente e dunque di essere cacciati fuori dal palazzo prima del tempo. Paura per il disastro economico inevitabile. Paura di non avere le risorse per far fronte alle spese che ne conseguirebbero. Insomma paura.

Allora procede con giri di parole e con ‘caldi consigli’ che valgono poco più di nulla. Oppure con lockdown mascherati che uccidono intere categorie, prese a caso fuori da ogni logica dettata dai dati, dal contagio. Lo scopo è non farci uscire di casa. Ma non funziona.

Poi c’è la Regione che si rende conto di essere stata maltrattata per un pregiudizio. Siamo ‘arancioni’ perché non si fidano di noi, dei tamponi che facciamo, delle strutture sanitarie. Non lo dicono. Non possono dirlo. Ma non credono ai nostri dati e alla nostra capacità di fronteggiare il virus. Come se altrove, dove la sanità è una eccellenza, non avessero fatto più “casini” che cure.

Poi c’è qualcuno che lo dice che non crede ai dati. Che i dati sono falsi. Ma poi chiede di conoscere i dati reali. E lì si capisce che parla di ciò che non sa e dunque non può dimostrare alcunché.

Inoltre ci sono i sindaci con in testa Leoluca Orlando che chiude le scuole sostenendo di non conoscere i dati. Ma i dati li conosce giorno per giorno visto che lui o chi per lui partecipa ai tavoli in prefettura. Ed ecco che, quindi, torna il tema dei dati ai quali anche il sindaco, come tanti altri primi cittadini, non crede. Con un post su facebook, questa mattina, il sindaco dice di affidarsi ai giornali, quelli di carta, per sapere come stanno le cose e invita ad informarsi su quei giornali, quelli di carta. Ma cita anche le testate web e le tv.

Dimentica, però, postando i titoli dei giornali, che proprio questa mattina, titolo a parte, uno di quei giornali, sempre quelli di carta che considera fonte affidabile più dei dati ufficiali e istituzionali, lo smentisce punto per punto sui numeri relativi ai posti letto disponibili. O meglio non lo smentisce perché lui, il sindaco, dati non ne ha forniti (ad eccezione delle elaborazioni dell’Ufficio statistica del Comune che interpreta i dati regionali). Ma mostra dati che non giustificano la chiusura delle scuole.

Come stanno le cose? Come sempre la verità sta nel mezzo. C’è una situazione difficile del contagio. Serve grande prudenza da parte di tutti. Ma non c’è ancora una epidemia fuori controllo. E speriamo che non ci sia.

Noi proviamo a raccontare il contagio e le difficoltà dei medici e delle strutture senza sminuire il problema ma anche senza amplificarlo. E per questo ci prendiamo quotidianamente gli insulti dei negazionisti che ci appellano come sciacalli e gli insulti dei catastrofisti che ci appellano come sciacalli. Oppure ci danno del ‘poveretti’ perché raccontiamo del successo di ‘Angela da Mondello’ che firma un contratto con Lele Mora. Secondo alcuni dovremmo oscurarla, non dare la notizia. Ma una notizia è una notizia e se non la raccontassimo verremmo meno al nostro dovere di giornalisti che devono rappresentare il mondo per come è. Questa ricerca continua della censura preventiva non ci si rende conto di quanto sia pericolosa. Se passasse questa impostazione e, ad esempio, i negazionisti fossero la maggioranza, potrebbe passare il concetto che non si deve scrivere dell’esistenza del virus. Chiaramente è una provocazione, ma alla fine nemmeno troppo.

Per questo noi continuiamo a farlo mettendo accanto ad ogni pezzo allarmante anche il racconto di una guarigione. Accanto ad ogni protesta no mask il racconto di un reparto intasato, accanto ad ogni Angela da Mondello, un sindaco che chiude le scuole.

E per questo raccontiamo che ci sono anche i dati ufficiali dell’Agenas, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari che raccontano come i posti letto ci siano in Sicilia. Certo ci sono territori dove scarseggiano, giornate infernali, difficoltà a sopperire a tutte le altre richieste di sanità. La situazione è difficile ma il panico a cosa serve?

Non prendiamo per buono tutto quello che ci dice la Regione. Chi si occupa della comunicazione sa quante volte abbiamo litigato sulla consistenza dei fatti. Ma non sposiamo neanche le tesi dei negazionisti così come quelle dei catastrofisti. Raccontiamo quel che succede. Ma una opinione, ben differenziata dai fatti, ve la vogliamo offrire oggi. Una opinione che, ci teniamo a rimarcare, è la nostra opinione di osservatori privilegiati che quotidianamente scrivono di tutto questo da tutti i punti di vista.

Basta con gli scontri! Dovete finirla! Non è il momento di raccogliere consenso politico facile facile. Questo è il momento della responsabilità. La colpa se la gente è disorientata e fa quello che vuole fregandosene delle regole è anche e soprattutto vostra, cari amministratori locali e nazionali. Basta con lo scaricabarile e/o con le fughe in avanti chiusuriste o aperturiste. La riflessione riguarda anche il mondo scientifico, troppo frammentato. E’ chiaro a tutti che non sappiamo ancora abbastanza su questo virus. Basti pensare che la prevenzione è affidata alla mascherina e al distanziamento esattamente come 100 anni fa in occasione della Spagnola. Insomma abbiamo fatto un balzo indietro di 100 anni. Bisogna avere l’umiltà di ammetterlo.

Serve saggezza! Indicazioni chiare, serie, responsabili. Questo serve se volete che la gente vi ascolti e vi segua nelle misure anti contagio. Anche perché, fatevene una ragione, nessuno uscirà vincente da questa pandemia. Nessuno uscirà con una leadership. Finita l’emergenza gli italiani vi manderanno tutti a casa. Tutti

 

 

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