A pochi giorni dall’anniversario della strage di via D’Amelio in cui perse la vita il giudice Paolo Borsellino insieme agli agenti della sua scorta, si è aperto un duro scontro all’interno del movimento antimafia. Oggetto del contendere è l’iniziativa “Legalità è libertà” organizzata dall’Agenzia Italiana per la Gioventù che si svolgerà a Palermo dal 17 al 19 luglio, in concomitanza con le commemorazioni per Borsellino.

Le critiche di Salvatore Borsellino

A criticare duramente l’evento è Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso, che in conferenza stampa ha puntato il dito contro “chi, aderendo a questo tipo di iniziativa come purtroppo la Fondazione Falcone e anche il Centro studi Paolo e Rita Borsellino, fanno evidentemente una scelta di campo”. Secondo Borsellino, il 19 luglio non dovrebbe essere una “parata per personaggi istituzionali anche reduci da condanne penali per contiguità alla mafia” e ha ribadito che le commemorazioni serviranno a “denunciare i depistaggi e le falsificazioni che ancora allontanano la verità e la giustizia” sulla strage.

La replica di Maria Falcone

Immediata la replica di Maria Falcone, presidente della Fondazione intitolata al fratello Giovanni, ucciso due mesi prima di Borsellino: “Da anni ormai mi sono convinta che il miglior modo di considerare le cicliche dichiarazioni e attacchi di Salvatore Borsellino è ignorarle. Mi fa piacere che la Fondazione in questo suo ultimo bombardamento sia in buona compagnia con il centro Paolo e Rita Borsellino”.

La posizione della Fondazione Falcone

Falcone ha ricordato che da 30 anni la Fondazione è impegnata nella promozione della legalità tra i giovani e ha respinto con forza le accuse di fare politica, sottolineando di aver dialogato con tutti gli schieramenti. L’evento dell’Agenzia per la Gioventù, secondo Falcone, rientra perfettamente nella missione della Fondazione di informare e formare le nuove generazioni.

La spaccatura nel fronte antimafia

Insomma, a tre decenni dalle stragi mafiose che uccisero i due magistrati simbolo della lotta a Cosa Nostra, il fronte della memoria e dell’antimafia sembra spaccarsi. Da una parte la dura critica di Salvatore Borsellino, che punta il dito contro presunti depistaggi e vuole tenere alto il ricordo del fratello Paolo denunciandone ancora oggi le zone d’ombra. Dall’altra la Fondazione Falcone, impegnata soprattutto nell’educazione dei giovani e nel dialogo con le istituzioni. Uno scontro tra opposte visioni che rischia di indebolire, proprio nel trentennale delle stragi, quel fronte unitario dell’antimafia che Falcone e Borsellino provarono a costruire in vita con il loro esempio.

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