“Le elezioni regionali in Sicilia si terranno il 5 novembre”. Lo ha detto in conferenza stampa il governatore della Sicilia Rosario  Crocetta.

“Nonostante una campagna elettorale accelerata e le polemiche, il governo vuole portare avanti risultati importanti per la Sicilia – ha aggiunto -. Ieri abbiamo fatto il punto sull’attuazione del Patto per il Sud (con la Regione siciliana, ndr), abbiamo fatto accertamenti d’entrata per il 10% del finanziamento. Entro quindici giorni siamo pronti a far partire le gare per circa 600 milioni di euro”.

“Si poteva scegliere tra il 29 ottobre e il 5 novembre e ho scelto io questa data – ha aggiunto Crocetta – anche perche’ altrimenti si sarebbero celebrate le regionali a ridosso della commemorazione dei morti del 2 novembre, che in Sicilia è una ricorrenza importante”. Poi scherzando il Governatore ha detto: “così blocchiamo possibili superstizioni” ha concluso il governatore forse ricordando della sfida lanciata alla malasorte presentando il suo ‘rioparte Sicilia’ di venerdì 17.

Questa almeno è l’intenzione annunciata del Presidente ma da oggi al giorno di indizione dei comizi elettorali per legge ancora di tempo ne deve passare tanto e da qui ad allora chissà se la data resterà questa.

Il governatore ha annunciato la data a mrgine di una conferenza stampa per presentare la rimodulazione della rete ospedaliera “Il governo regionale e la commissione parlamentare hanno fatto un lavoro eccezionale – ha detto su questo tema -abbiamo totalmente rivisto il piano del precedente governo che avrebbe portato alla chiusura di decine di ospedali in tutta la Sicilia e cancellato tutti gli ospedali delle zone disagiate e tante altre realtà. Li abbiamo salvati attraverso un’intuizione che poi è diventata la linea nazionale del ministero: non ospedali generici ma alti punti di specializzazione che trasformano la sanità siciliana in eccellenza”.

“Quando ci siamo insediati nel 2012 la Sicilia era in rivolta. Erano in rivolta – ha detto – i sindacati dei medici, degli infermieri e degli ordini professionali ed erano in rivolta i manager della sanità e i sindaci, perché nelle ipotesi del piano precedente c’era lo smantellamento di una rete diffusa di piccoli ospedali che avrebbe creato una situazione disastrosa per tutti, concentrato l’attività sanitaria nei grandi centri, soprattutto i capoluoghi e le città metropolitane, creando una serie di problemi non solo ai territori periferici ma anche agli abitanti delle grandi città, che si sarebbero viste arrivare una massiccia richiesta di prestazioni sanitarie che non avrebbero potuto essere evase in tempi celeri”.