Non so voi, ma io inizio a sentirmi terribilmente spaesato dalla velocità con cui ruminiamo, mastichiamo e digeriamo le notizie, i fatti che accadono con tutto il loro corollario di complessità sociali, politiche ed ideologiche che portano addosso.

Questo 2020 cominciato da appena un mese, ci mette di fronte una mole di dati ad effetto che diventa quasi impossibile valutare con la dovuta freddezza. Si fa confusione, si genera isteria, non si comprende più cosa sia la realta e cosa il frutto delle battaglie campali sul web, luoghi verso il quale si concentrano sempre di più gli sforzi di ogni attore politico, locale e globale.

Il primo dato curioso su cui riflettere è la Brexit ormai avvenuta. In economia, si definisce cigno nero una situazione contingente, in grado di mandare al collasso l’intero sistema. La Brexit era stata iscritta di diritto in questa categoria. Magari è presto per una valutazione. Ma qualcosa già non mi torna. Erano stati dipinti scenari apocalittici, era stato preannunciato un collasso globale dell’economia e una cacciata dalla terra britannica (poi smentita) per tutti quei lavoratori che lì avevano scelto di mostrare il loro talento e di metterlo a reddito. Ho sbirciato in tv la diretta Brexit.

Soltanto qualche settimana fa, avevo già scritto di Gran Bretagna. Ed avevo messo in risalto soprattutto le difficoltà che avrebbero potuto incontrare i nostri giovani. Citavo il caso di Gaspare Di Carlo e Alessandro Geraci, bartender di livello internazionale, che proprio da Londra hanno fatto partire la loro scalata verso il successo. Per capire cosa stesse succedendo, ho seguito per un pò le loro attività social. Non certo sbirciando dal “buco della serratura” ma semplicemente per comprendere il loro umore, per capire se avessero dei problemi rispetti al nuovo status Uk rispetto all’Europa.

Non ho una risposta certa, ma Di Carlo e Geraci, giovani termitani di successo, mi hanno offerto una nuova chiave di lettura su ciò che potrebbe essere il risultato economico e sociale della Brexit. Ho la netta sensazione, che sarà un boomerang clamoroso per chi ha voluto separarsi dall’Europa dopo 47 anni di convivenza. I migliori talenti che avevano scelto la Gran Bretagna – come luogo dove vivere e lavorare – non avranno il benchè minimo dubbio nel metter sul “mercato” le loro capacità professionali e la loro esperienza. Impoverendo la Gran Bretagna. Vale per i bar tender. Come per i broker di borsa, per i medici e le infermiere, così come per gli architetti.

Lo stesso principio, secondo me, potrà essere applicato al commercio di beni e servizi. Dipende solo da noi: le nostre eccellenze agroalimentari, restando tali, non avranno problemi a mantenere salde le quote di mercato in Uk.

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