REGIONE

In Sicilia si chiude l’era del click day, un amore mai nato tra grandi flop e polemiche

Era già nell’aria, ora è arrivata la conferma ufficiale: la Sicilia dice addio al click day. L’assessore Edy Tamajo lo aveva preannunciato anche durante la sua partecipazione a Talk Sicilia e confermato in alcuni incontri con il mondo produttivo.

“Era ora”, dirà qualcuno. “Peccato”, penserà qualcun altro, che pensava fosse una buona idea, fresca e moderna. La verità è che, almeno nell’Isola, il click day ha funzionato poco, molto poco, e male. Tra siti in down e tentativi durati ore per prendere il proprio turno virtuale, non è praticamente mai andata liscia, tanto che biricchinamente erano stati soprannominati “Flop day”.

Le parole di Tamajo

A sentenziare l’addio è stato ieri l’assessore alle Attività Produttive della Regione, Edy Tamajo: “Abbiamo voluto abolire il click day. Una misura che non condividiamo. Pensiamo che il progetto va valutato attraverso una procedura basata sulla meritocrazia. Il click day non è un metodo di progettazione. Apprezziamo la modalità di ‘Ripresa Sicilià di dare uno spazio temporale alle aziende di un mese per presentare le domande. C’è una quota a fondo perduto, una a tasso zero e una di intervento a carico dell’imprenditore per una misura non inferiore al 25 per cento”.

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Progetto sul quale l’assessore prospetta ulteriori potenziamenti della misura. “Oggi ci troviamo di fronte ad un unico bando che punta ad aumentare le capacità competitive, di ricerca e di internazionalizzazione. Ho dato mandato ai miei uffici e all’Irfis di attuare le procedure amministrative in tempi certi. Abbiamo stilato un contratto con l’Irfis, applicando alcune penali in caso di ritardi. In base alle richieste che arriveranno, sarà cura del nostro assessorato implementare i fondi con le risorse della programmazione 21-27, in modo da poter far scorrere eventuali graduatorie”.

I click day flop

Oltre che a (molti) utenti, il click day made in Sicily non mai piaciuto, ma proprio mai, alle imprese e sindacati. Il pensiero che milioni e milioni di euro fossero distribuiti in maniera, a detta loro, cervellotica e non meritocratica, senza alcun controllo (cosa che mandava ai pazzi sia le imprese sia i sindacati), se non  il riuscire a collegarsi prima o all’avere una rete internet migliore, non ha mai avuto molto senso.

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“Ci vuole una maggiore efficienza ed efficacia nei processi di assegnazione delle risorse pubbliche e una valutazione dei progetti da finanziare non sulla base di un sistema troppo spesso malfunzionante e basato solo sulla rapidità di un click, ma su criteri di ammissibilità e selezione oggettivi per progetti produttivi capaci di generare ricchezza”, tuonò l’allora vicepresidente vicario Alessandro Albanese, all’indomani del flop del click day per bonus Sicilia, destinato dalla Regione alla concessione di contributi a fondo perduto alle microimprese dell’Isola danneggiate dal lockdown. Un delirio, con date spostate, malfunzionamenti, accuse reciproche (ce ne furono anche per la Tim), con l’assessore Turano “rammaricato” ma “orgoglioso per il risultato”.

Il Piano Giovani di Crocetta

Anche Crocetta si lasciò affascinare e sedurre dal click day. Utilizzato per il Piano Giovani ad esempio, nel 2014, quando 1600 “fortunati” vinsero la corsa al click guadagnandosi il diritto di stage formativi a 500 euro al mese per sei mesi. In migliaia e migliaia impazzirono dietro al computer, non riuscendosi nemmeno a collegare, e anche con una prova annullata perchè il sito andò semplicemente in tilt, come quasi sempre è successo con i click day.

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