Imprese artigiane in prima linea anche nel food. Nella nostra Isola vengono spesi 418 milioni di euro per prodotti da forno, salumi, latticini, formaggi, olio di oliva, dolci, gelati, condimenti ed alcolici prodotti da artigiani. E negli ultimi 12 mesi (III trimestre 2017-II trimestre 2018) l’export di prodotti alimentari e bevande ammonta a 623 milioni di euro. E nei primi sei mesi di quest’anno, la Sicilia è la terza regione italiana per la crescita dell’export di prodotti alimentari e bevande (+12,8%). Sono questi i dati elaborati dall’Osservatorio economico regionale di Confartigianato Imprese Sicilia.
ARTIGIANATO ALIMENTARE. In Sicilia si stima per dicembre una spesa delle famiglie in prodotti alimentari e bevande di 1.055 milioni di euro, più alta di 175 milioni rispetto al consumo medio mensile. In Italia, tra le famiglie che spendono di più per prodotti alimentari e bevande nel mese di dicembre ci sono anche quelle siciliane (7^ nel ranking nazionale).
Nelle regioni del Mezzogiorno, il 39,6% della spesa alimentare è riconducibile alla produzione delle imprese artigiane.
A livello provinciale si stima una spesa delle famiglie di prodotti alimentari e bevande di 259 milioni di euro (+43 milioni rispetto al consumo medio mensile) a Palermo, di 225 milioni di euro (+37 milioni rispetto al consumo medio mensile) a Catania, di 144 milioni di euro (+24 milioni rispetto al consumo medio mensile) a Messina, di 91 milioni di euro (+15 mln rispetto al consumo medio mensile) ad Agrigento, di 89 milioni di euro (+15 mln rispetto al consumo mensile) a Trapani, di 86 milioni di euro (+14 mln rispetto al consumo medio mensile) a Siracusa, di 68 milioni di euro (+11 mln rispetto al consumo medio mensile) a Ragusa, di 56 milioni di euro (+9 mln rispetto al consumo medio mensile) a Caltanissetta e di 37 milioni (+6 mln rispetto al consumo medio mensile) a Enna.
La spesa per prodotti alimentari artigianali, si stima invece pari a 103 milioni di euro in provincia di Palermo, a 89 milioni di euro a Catania, a 57 milioni di euro a Messina, a 36 milioni di euro ad Agrigento, a 35 milioni di euro a Trapani, a 34 milioni di euro a Siracusa, a 27 milioni di euro a Ragusa, a 22 milioni di euro a Caltanissetta e a 14 milioni di euro a Enna.
EXPORT FOOD. Negli ultimi 12 mesi (III trimestre 2017-II trimestre 2018) per la Sicilia l’export di prodotti alimentari e bevande vale 623 milioni di euro e si calcola un’esposizione all’export di questi prodotti – data dal rapporto tra il valore delle esportazioni del settore negli ultimi 4 trimestri (III trim. 2017-II trim. 2018) e il valore aggiunto a prezzi correnti – dello 0,80% (valore < al 2,28% medio nazionale).
Gli ultimi dati disponibili relativi ai primi 6 mesi del 2018 indicano che l’export di prodotti alimentari e bevande rappresenta il 2,1% delle esportazioni delle eccellenze del food made in Italy e cresce del 12,8% su base annua (+7,6 punti percentuali rispetto alla dinamica dell’export di alimentari e bevande rilevata lo scorso anno del +5,2%).
La performance dell’export di prodotti alimentari e bevande, registrata nei primi 6 mesi dell’anno, posiziona la Sicilia al terzo posto nella classifica nazionale, dopo Valle d’Aosta e Basilicata.
Nel dettaglio il 76% dell’export riguarda prodotti alimentari (+13,8% su base annua) e il rimanente 24% le bevande che crescono del +9,7%. Il 59,3% dell’export del settore è destinato ai mercati dell’Unione Europea che crescono del +11,7% e fanno meno bene del +14,4% dei mercati fuori dall’Ue a 28 (il restante 40,7% dell’export).
I primi 10 Paesi di destinazione di prodotti alimentari e bevande realizzati da imprese dislocate sull’isola (73,8% dell’export) – Stati Uniti (14,6%), Germania (14,4%), Francia (10,4%), Giappone (7,0%), Paesi Bassi (6,7%), Regno Unito (4,9%), Spagna (4,5%), Malta (4,3%), Svizzera (4,0%) e Belgio (2,9%) – crescono complessivamente del +9,9%.
Gli aumenti più accentuati si rilevano per Paesi Bassi (+26,1%), Stati Uniti (+15,2%), Germania (+13,4%) e Giappone (+12,6%).
A livello provinciale si osserva l’aumento più alto della domanda estera delle eccellenze del food made in Sicilia a Ragusa (+37,9%), Catania (+18,3%), Agrigento (+16,8%) e a Caltanissetta (+16,8%). Mentre, i territori che mostrano una propensione all’export del settore superiore a quella media regionale (0,80%) sono: Trapani (1,82%), Ragusa (1,48%), Agrigento (1,30%) e Messina (1,23%).
EXPORT DI VINI. Nel 2017 l’Italia è il secondo esportatore di vini di uve nell’Ue dietro la Francia con vendite per 5.990 milioni di euro che sono oltre un terzo di punto di Pil (0,35%) e crescono del 6,4% (era +4,4% del 2016).
La Sicilia che realizza il 2,5% delle vendite di vino su mercato estero, registra un incremento della domanda nei primi sei mesi dell’anno del +10,9%, posizionandosi tra le prime 5 regioni per maggiore crescita. La dinamica registrata al I semestre 2018 risulta peggiore rispetto a quella rilevata l’anno precedente, quando cresceva del +18,7%, ma migliore della dinamica registrata a livello nazionale da gennaio a giugno dell’anno in corso rispetto allo stesso periodo del 2017 (+4,1%).
LE IMPRESE DELL’ARTIGIANATO ALIMENTARE. Al 30 settembre 2018 il settore dell’artigianato alimentare in Sicilia conta 10.176 unità, pari all’11,4% delle 88.961 imprese del settore dislocate su tutto il territorio nazionale, numero pressoché uguale a quello dell’anno precedente (-0,3%) ed in crescita dell’1,8% rispetto a 5 anni fa (III trimestre 2013-III trimestre 2018). Nell’ultimo anno contribuiscono principalmente al buon andamento del settore le imprese di vini, distillerie, birre e altre bevande (+7,4%), quelle di tè, caffè, cacao e derivati, condimenti e spezie (+3,8%) e quelle della produzione di oli e grassi vegetali e animali (+1,1%).
La Sicilia occupa il secondo posto, dopo la Lombardia, nella classifica nazionale per numero di imprese artigiane del comparto alimentare e figura tra le prime 5 regioni italiane sia per la dinamica rilevata nell’ultimo anno (4^ nel ranking) che per quella relativa al periodo dal III trimestre 2013 al III trimestre 2018 (3^ nel ranking).
Tra i 25 principali territori italiani – ciascuno con almeno 1.000 imprese artigiane – per incremento del numero di imprese dell’artigianato alimentare Catania occupa la prima posizione registrando un +3% su base annua. Nel lungo periodo – nel corso degli ultimi 5 anni dal III trimestre 2013 al III trimestre 2018 – tra le principali province italiane dell’artigianato alimentare per cui si rileva un aumento ne figurano 3 siciliane: Catania con un +6,6% (2° posto), Palermo con un +3,4% (3° posto) e Messina con un +1,1% (10° posto).
LE ECCELLENZE DEL FOOD MADE IN SICILIA. Al 21 novembre 2018 la nostra regione conta 30 prodotti agroalimentari di qualità a denominazione di origine e a indicazione geografica.
Nel dettaglio in Sicilia si contano 17 DOP – Denominazione di origine protetta e 13 IGP – Indicazione geografica protetta. Al 13 marzo 2018 sono inoltre censiti in Sicilia 245 prodotti agroalimentari tradizionali, caratterizzati da metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura consolidate nel tempo, che rappresentano 4,8% dei 5.056 prodotti conteggiati su tutta la penisola.
GIUSEPPE PEZZATI, PRESIDENTE REGIONALE CONFARTIGIANATO SICILIA. “Siamo sempre più convinti che il futuro è nell’artigianato – dice Giuseppe Pezzati, presidente regionale di Confartigianato Imprese –. L’impresa artigiana incarna un modello imprenditoriale unico ed insostituibile. Questo è tanto più vero nell’artigianato alimentare dove le macchine non potranno mai rimpiazzare né replicare la manualità, l’ingegno, il saper fare con le mani e la creatività tipiche dell’artigiano. E i dati parlano chiaro, con oltre 10 mila unità impegnate nell’artigianato alimentare in Sicilia e l’Isola che occupa il secondo posto nella classifica nazionale per numero di imprese artigiane del comparto alimentare, dopo la Lombardia. La Sicilia poi, si piazza al terzo posto, nella classifica nazionale delle esportazioni di cibo e bevande. E questi dati sono per noi una grande soddisfazione. Da non sottovalutare inoltre – aggiunge Pezzati – l’importanza della produzione bio, un valore aggiunto anche nella crescita dell’export. Il biologico, infatti, è sempre più richiesto dal mercato estero”.
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