Il tribunale di sorveglianza di Palermo ha respinto il ricorso presentato da Silvana Saguto che resta in carcere. Per il marito Lorenzo Caramma i giudici hanno disposto il ricovero in un ospedale palermitano. Deve sottoporsi a un intervento chirurgico. Come scrive il giornale on line Live Sicilia i giudici nei giorni scorsi, hanno confermato nel caso dell’ex giudice il provvedimento del magistrato di sorveglianza, rigettando l’istanza di sospensione dell’esecuzione della pena per incompatibilità col carcere.
La difesa
Secondo la difesa, Saguto ha gravi problemi di salute. Di diverso avviso il tribunale. L’ex presidente, processata e condannata tra l’altro per corruzione, è detenuta dal 21 ottobre scorso quando la Cassazione ha confermato la pena di sette anni e dieci mesi inflitta dai giudici della corte d’appello di Caltanissetta.
Le accuse
Ha gestito in modo clientelare le nomine degli amministratori giudiziari dei beni confiscati alla mafia ottenendo in cambio anche denaro dall’ex amministratore giudiziario Gaetano Cappellano Seminara. Al momento dell’arresto era ricoverata in una clinica privata di Palermo. Dopo un periodo trascorso a Pagliarelli, Saguto è stata trasferita a Rebibbia. Dunque d’ora in poi la competenza per eventuali istanze passa al Tribunale di Roma.
L’assoluzione di Virga
La terza sezione del tribunale di Palermo presieduta da Fabrizio La Cascia ha assolto l’ex amministratore giudiziario Walter Virga, coinvolto nel processo sul sistema Saguto e già scagionato in ottobre da ogni contestazione, anche in quella sede, dalle accuse riguardanti presunte irregolarità nell’assegnazione e nella gestione di una consulenza, a un docente universitario di diritto privato, Luca Nivarra.
Il processo contro quest’ultimo riguardava anche un’ipotesi di appropriazione indebita, su cui il professore ha ottenuto l’applicazione della prescrizione, assieme all’avvocato Fabrizio Morabito. I giudici hanno accolto le tesi degli avvocati Enrico Sorgi, legale di Virga, Lillo Fiorello, che assisteva Nivarra, e Giovanni Di Benedetto, difensore di Morabito. Nel dibattimento erano parte civile gli imprenditori Rappa, assistiti dall’avvocato Raffaele Bonsignore, e gli eredi di Bartolomeo Sapuppo, rappresentati dall’avvocato Andrea Dell’Aira.
Pur applicando la formula un tempo dubitativa, oggi abolita, nei confronti di Virga e Nivarra i giudici hanno utilizzato la formula perché il fatto non sussiste. I pm Claudia Ferrari e Francesca Dessì si sono riservate la possibilità di ricorrere in appello.
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