• La celebre pittrice Sofonisba Anguissola, Palermo la ricorda
  • Evento promosso da Fondazione Federico II e Istituto Cervantes
  • Le spoglie mortali della pittrice si trovano nella chiesa di San Giorgio dei Genovesi a Palermo

Palermo ricorda Sofonisba Anguissola nella chiesa in cui riposano le sue spoglie mortali, San Giorgio dei Genovesi.
Pittrice cinquecentesca che nella sua parabola umana coniugò la cultura italiana, settentrionale e siciliana, con quella spagnola.

A promuovere il ricordo Fondazione Federico II e Istituto Cervantes

A promuovere l’approfondimento su questa interessante figura femminile, la Fondazione Federico II e l’istituto Cervantes, il 16 novembre coincide con la data della sua morte. Ospite di Patrizia Monterosso, direttore della Fondazione Federico II, di Beatriz Hernanz Angulo, direttore dell’Istituto Cervantes e di padre Giuseppe Bucalo, rettore della chiesa, Leticia Ruiz Gomez, direttore delle Collezioni reali del Patrimonio spagnolo e grande conoscitrice della pittrice italiana.

Il legame tra Sofonisba e Palermo

“Il destino di Sofonisba – ha detto Patrizia Monterosso – si è incrociato con quello di Palermo e della Sicilia. È mio desiderio che sia esposto qui, prima di tornare a Paternò, il quadro “Madonna dell’Itria”, la cui attribuzione certa a Sofonisba risale solo al 2002, in seguito al ritrovamento di un documento nell’archivio di Stato di Catania. Sofonisba riuscì ad inseguire il suo amore per la pittura in un mondo maschilista in cui era difficile infrangere pregiudizi e diffidenze. Si affermò come brillante ritrattista, apprezzata da Michelangelo, Van Dick e chiamata alla corte reale di Filippo II. Scelse di trascorrere qui a Palermo i suoi ultimi anni di vita e qui riposa, dove la ricordiamo nel giorno in cui morì”.

Alterne vicende nella vita della pittrice

La parabola esistenziale di Sofonisba è attraversata da alterne vicende, a ricordarne le tappe principali in un’attenta ricostruzione in cui la passione si confonde con la conoscenza, Leticia Ruiz Gonzales: dalla nascita a Cremona, dove apprese l’arte della pittura insieme ad una delle cinque sorelle, poi il trasferimento a Madrid come dama della regina, il matrimonio con il nobile siciliano Fabrizio Moncada, il trasferimento per pochi anni a Paternò e la morte del marito, quindi un secondo matrimonio con Orazio Lomellini, mercante genovese con interessi a Palermo. Nel presentare l’esperta spagnola, la direttrice dell’istituto Cervantes, Beatriz Hernanz Angulo, ha sottolineato come mission dell’ente sia coniugare passato e futuro.

Ha tracciato una via per le pittrici

“Sofonisba – ha detto Leticia Ruiz Gonzales– ha tracciato una nuova via per tutte pittrici del futuro: riesce ad affermarsi al di fuori di un monastero o di una cerchia familiare di artisti famosi, così come avveniva per le poche donne che si ricordano nell’arte del passato. Il padre la invia ad apprendere la pittura come parte integrante di una buona formazione per una donna, sfidando i pregiudizi sulla frequentazione di un ambiente maschile. Sofonisba firma i suoi ritratti e la sua fama arriva fino a Michelangelo. Filippo II la richiede a Madrid dove, però, arriva come dama di compagnia e non artista. Continuerà a dipingere ma in Spagna non firmerà i suoi quadri. I due matrimoni la porteranno in Sicilia. Il suo nome, omonima della nobile cartaginese che preferì bere il veleno piuttosto che essere portata schiava a Roma, preconizza un destino anticonformista, perfino nello sposare il suo secondo marito violò le regole del tempo, non richiedendo il permesso al fratello o al re. Quando negli ultimi tempi della sua lunghissima vita, Van Dick si recò a Palermo per visitarla e regalarle un suo disegno, lei gli diede dei consigli su come illuminare un viso senza enfatizzarne le rughe. Usò sempre il suo cognome paterno e segnò la strada per le artiste che sarebbero venute in futuro”.
Al termine, la studiosa spagnola ha deposto un mazzo di fiori sulla tomba di Sofonisba, omaggiato dalla Fondazione e dall’Istituto Cervantes.