Studiosi e docenti universitari di discipline penalistiche aderiscono in una ideale staffetta allo sciopero della fame di Rita Bernardini, Luigi Manconi, Sandro Veronesi, Roberto Saviano e di oltre 500 detenuti, quale forma di mobilitazione per chiedere al governo e alle autorità competenti di adottare provvedimenti idonei a ridurre il più possibile il sovraffollamento delle carceri italiane, così da prevenire il rischio di un’ ulteriore diffusione del contagio da Covid.
“Questa emergenza sanitaria – si legge nell’appello -, nel fare riaffiorare in maniera più amplificata la condizione molto problematica in cui non da ora versa il sistema penitenziario italiano, sotto il profilo delle condizioni di vita intramurarie, del livello di rispetto dei diritti fondamentali dei detenuti e di una effettiva idoneità della pena a conseguire l’obiettivo costituzionale della rieducazione e del reinserimento sociale, può rappresentare un’importante occasione per riaccendere le luci sul pianeta-carcere e sollecitare il potere politico a riprendere il cammino delle riforme necessarie per ridare vitalità e concretezza ai principi enunciati nel terzo comma dell’art. 27 della Costituzione”.
Ma arrivano i dati che riguarda l’abbassamento del 50% dei servizi di trasferimento dei detenuti dalle carceri alle varie aule di tribunale, aumentando il numero di udienze a distanza tramite le videoconferenze. I segretari regionali di SAPPE, UILPA P.P, FNS CISL, FP CGIL che rappresentano la maggioranza dei lavoratori della Polizia Penitenziaria in Sicilia, hanno commentato la partecipazione all’incontro indetto dal Capo della Polizia Penitenziaria Siciliana Cinzia Calandrino, dopo aver preso atto che tra il periodo intercorrente il 20 novembre 2019 e il 1 marzo 20 novembre 2020 le movimentazioni dei detenuti dalle carceri sono passate rispettivamente da 30.887 a 15.469, registrando una riduzione pari al 50%.
”Come sindacati maggiormente rappresentativi – dichiarano i sindacalisti regionali – abbiamo evidenziato che gli spostamenti dei detenuti per motivi di giustizia sicuramente non hanno avuto una diminuzione del 50%, perché la
giustizia non si è fermata, quindi il peso dei processi è stato trasferito in modalità remota, e gli Ufficiali di Polizia Giudiziaria, che devono presenziare nelle videoconferenze vengono prelevati dalle carceri reparti, quindi è giusto distribuire il carico di lavoro nella misura più equa ed obiettiva possibile”.
I sindacati prendono atto che l’amministrazione penitenziaria regionale per il tramite dell’Ufficio Sicurezza e Traduzione per evitare rischi di contagio sia tra il personale che per i detenuti, ha attuato i protocolli anti-covid19, imponendo i trasferimenti dei detenuti con più mezzi di trasporto per poter rispettare il distanziamento, addirittura ha sospeso le traduzioni collettive, che avrebbero esposto a rischi sia al personale di Polizia che ai detenuti.
“Siamo certi che i dati delle videoconferenze confermeranno che i numeri di tale procedura sono aumentati vertiginosamente, ragion per cui, è doveroso operare un giusto frazionamento degli Ufficiali di Polizia Giudiziaria in servizio nei penitenziari rispetto a quelli addetti a Nuclei traduzioni , anche a garanzia- concludono i sindacati – delle pari opportunità tra lavoratori, visto che molti hanno cambiato ruolo, e non siamo disposti ad avere differenziazioni di impieghi rispetto le esigenze attuali che potrebbero concepire eccedenze da una parte, ovvero lacune da altre”.
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