La sezione giurisdizionale della Corte dei Conti presieduta da Luciana Savagnone (Giuseppa Cernigliaro Giudice e Paolo Gargiulo Giudice relatore) hanno condannato Titti Bufardeci, l’ex capogruppo di Grande Sud difeso dall’avvocato Massimiliano Mangano, a risarcire la Regione 65 mila euro per le spese ingiustificate con i fondi del gruppo parlamentare.

Il giudizio davanti ai giudici contabili è scattato dopo un’indagine del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Palermo, riguardava la precedente legislatura dal 2008 al 2012. Nei giorni scorsi erano arrivate le condanne anche per gli ex capi gruppo Francesco Musotto, Dino Fiorenza e Rudy Maira e Innocenzo Leontini.

La richiesta della Procura della Corte dei Conti nei confronti di Titti Bufardeci era di quasi 72 mila euro. Venivano contestati all’ex capogruppo di Grande Sud, ora consigliere del consiglio di giustizia amministrativa, spese per missioni, alberghi, ristoranti e taxi, sostenute nel 2011 per 11.156  euro e nel 2012 per 9.182 euro.

Ancora le somme rimborsate a vari colleghi. Come il deputato Cimino, per 2.465  euro nel 2011 ed 16.112 euro nel 2012, somme spese per la campagna elettorale, a spese per i compensi dei collaboratori e a spese per alberghi e ristoranti.

Somme rimborsate anche al deputato Incardona, per 14.387,63 euro nel 2012 e al deputato Mineo, per 4.725 euro nel 2011 e per 3.880 euro nel 2012. Oltre ai rimborsi dei colleghi la procura contestava anche le consumazioni al bar-bouvette dell’Ars per 9.781,74, tra il 2011 e il 2012.

Per la procura e come confermato dai giudici erano illegittimi i soldi spesi per collaboratori e tecnici informatici retribuiti oltre ai soldi versati dall’Ars per i portaborse. Con i fondi per i gruppi sarebbero stati rimborsati anche vetture private e prese a noleggio dai deputati. Spese già previste e rimborsate ai deputati.

Una serie di doppi esborsi per le casse regionali del tutto illegittime. Da qui la condanna per Bufardeci a restituire alle casse della Regione la somma di 65 mila euro. (Y93)

Intanto il deputato Bruno Marziano, in relazione all’indagine sulle spese dell’Ars fa sapere: “Nel corso del primo interrogatorio che io stesso avevo sollecitato, ho fornito i chiarimenti che mi sono stati richiesti.

Della somma che mi veniva inizialmente contestata restano ancora 2100 € in merito ai quali, oggi che ne conosco il dettaglio, evidentemente sarà mia cura fornire al più presto alla magistratura la ulteriore documentazione necessaria a dimostrare la correttezza del mio comportamento. Resta ferma la mia fiducia nel lavoro dei magistrati“.

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