Allarme dei sindacati per la possibilità di stabilizzazione per i precari in tutta Italia dalla quale però rimarrebbero fuori gli Asu siciliani. A sostenerlo Ugl Autonomie e Ale Ugl in merito ad una direttiva di questi giorni. Secondo le due sigle si parla di precari e si specificano anche le Regioni e tra queste non figura proprio la Sicilia
Sotto accusa Consiglio dei ministri e ministero del Lavoro
La presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero del Lavoro hanno provveduto, recentemente, ad esitare una significativa nota congiunta. Finalizzata alle procedure di stabilizzazione dei lavoratori impegnati in attività socialmente utili. “Si rimane quantomeno sorpresi – affermano i segretari regionali di Ugl Autonomie Rosolino Lucchese e Ale Ugl, Vito Sardo – nel leggere che la direttiva è destinata esclusivamente alle Regioni Basilicata, Calabria, Campania e Puglia. Escludendo ‘de facto’, inopinatamente, i lavoratori socialmente utili (Asu) che svolgono le medesime attività presso tutti gli enti pubblici della Regione Siciliana”.
Lavoratori di serie C
“Riteniamo indecoroso ed inaccettabile – aggiungono i due sindacalisti – che lo Stato Italiano consideri i lavoratori Asu, pari livello degli Lsu incardinati nelle altre Regioni beneficiarie del provvedimento in essere, di secondo livello. E come tali trattati quali cittadini e lavoratori di serie C. Riteniamo altrettanto necessario un autorevole intervento del Presidente della Regione e della giunta di governo, nei confronti del governo centrale per la garanzia e la tutela dei diritti dei cittadini siciliani in genere, e dei lavoratori appartenenti al bacino Asu, nel caso di specie”.
Si paventa un contenzioso
Ugl Autonomie e Ale Ugl si dicono anche pronti ad una battaglia legale sotto questo aspetto. E si paventano ricorsi e altre controversie simili in materia. “In caso di ulteriore perdita di tempo – specificano Lucchese e Sardo -, come organizzazioni sindacali non potremo che tutelare i diritti dei lavoratori, palesemente discriminati dal governo nazionale, e nell’oblio assoluto dei nostri referenti politici regionali e nazionali. In ogni sede e luogo deputato a risolvere la querelle. Anche, qualora necessario, utilizzando tutte le iniziative sindacali concesse dallo Statuto dei Lavoratori”.
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