Palermo è tra le province che in Italia ha maggiormente subito le stangate sulle bollette di luce e gas. Lo dice un’indagine di Unc, l’Unione nazionale consumatori, su elaborazione dei dati Istat. Stilato uno studio sugli aumenti collegati al caro energia. Nel territorio Palermitano nell’ultimo anno, quindi da gennaio dell’anno scorso al gennaio 2023, si registra un +64,1 per cento. Cifra da capogiro in un territorio che, un po’ come tutta la Sicilia, soffre di una costante depressione economica.

Che stangata per le famiglie

L’indagine tiene conto dei costi collegati ad energia elettrica, gas e altri combustibili. Voce quest’ultima che include gas, luce (mercato libero e tutelato), gasolio per riscaldamento e combustibili solidi. Palermo è in buona sostanza nella media nazionale che fa segnare un rialzo del 67,3% rispetto a un anno prima. Si traduce, in termini pratici, in una stangata a famiglia pari in media a 907,50 euro su base annua.

Le proteste

Alla fine dello scorso anno Palermo e provincia furono le protagoniste di alcune proteste contro il carovita. Ad ottobre ci furono mobilitazioni di lavoratori, disoccupati e commercianti che bruciarono in piazza le bollette della luce e del gas, in protesta contro i rincari. Nel quartiere della Zisa, disoccupati e lavoratori precari hanno manifestato la difficoltà di far fronte agli aumenti in bolletta e in generale agli aumenti relativi ai beni di prima necessità. Tra loro anche chi percepiva il reddito di cittadinanza e chi invece la pensione sociale. “Questo bimestre 490 euro di luce! – aveva detto uno dei pensionati presente alla manifestazione –, non bastano più 900 euro al mese. Devo anche sostenere affitto, utenze idriche e riuscire a fare la spesa”.

Falò contro il carovita all’Olivella

Anche nei pressi del quartiere Olivella, fu organizzato un “falò contro il carovita’’, sintomo che il fenomeno dell’inflazione sta davvero colpendo le tasche dei cittadini. “Quello che doveva essere un fenomeno temporaneo legato alla ripresa dei consumi dopo la pandemia, si è trasformato in una inflazione strutturale come non si vedeva da anni”. Attraverso queste azioni, fu lanciato un messaggio chiaro alle istituzioni: “Noi non paghiamo”. I partecipanti alle proteste chiedevano a gran voce che all’aumento del costo della vita corrispondesse quantomeno un incremento dei salari.

Le fasce deboli le più colpite

Dalla pandemia alla guerra internazionale, a farne le spese sembra proprio che siano le fasce più deboli della popolazione. All’incremento del costo dell’energia si aggiungono gli aumenti, in atto già da anni, su tasse, affitti, trasporti, costi per cure mediche. Contemporaneamente continuano a diminuire gli stipendi. Secondo l’Eurostat, infatti, l’Italia è fanalino di coda dell’Unione europea: l’unico paese in cui i salari annuali medi sono diminuiti, precisamente del 2,9%.

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