“Le mie sensazioni per ora sono troppo condizionate dalla fatica per essere stato impegnato, per un così lungo tempo, a rintuzzare accuse prive di fondamento contro di me”. Lo dice Calogero Mannino, ex ministro della Dc dopo la sentenza di due giorni fa della Corte d’appello di Palermo, che ha confermato l’assoluzione nel processo sulla trattativa Stato-mafia. Mannino era accusato di minaccia a Corpo politico dello Stato.

L’ex politico che tra meno di un mese compirà 80 anni, annuncia che adesso si occuperà dei nipoti: “Farò il nonno a tempo pieno, li accompagnerò a scuola e li aiuterò a fare i compiti”. “Nei processi che ho subito in 25 anni – ha aggiunto – sono stato sempre assolto, e mi sono trovato davanti a giudici che hanno saputo assolvermi a fronte di accuse di pubblici ministeri animati da comportamenti persecutori e pregiudizi sia politici, sia personali”.

Pubblici ministeri accusati da Mannino di “essere riusciti, attraverso i processi Andreotti e Mannino, a conseguire l’obiettivo politico di distruggere la Democrazia Cristiana. Con la conseguenza – osserva l’ex ministro – di generare un vuoto politico nella vita del Paese”.

Mannino ribadisce di avere sempre avuto una considerazione sacra della funzione giudiziaria. “La funzione, o per meglio dire la missione giudiziaria – sostiene – è essenziale per l’ordinamento e la vita sociale di una comunità nazionale. Una funzione che dovrebbe essere sacrale ma che, tuttavia, alcuni Pm riducono soltanto a strumento delle loro passioni politiche e ideologiche”.

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