Nel calcio ci vuole equilibrio, sia in campo che fuori, soprattutto nel giudicare positivamente o negativamente il lavoro di un allenatore. Tuttavia, non si può evitare di elogiare quanto svolto fin qui da Stellone. Quattro partite disputate, tre vittorie e un pareggio. 10 punti sui 12 a disposizione: un ruolino di marcia da promozione diretta tranquilla.

CARPI – PALERMO: IL MIGLIORE E IL PEGGIORE DEL MATCH

E’ chiaro che non saranno sempre rose e fiori, ci saranno i momenti difficili. A Palermo soprattutto, anche piccoli attimi di flessione corrispondono ad esoneri e terremoti societari dovuti all’impeto di un proprietario non proprio diplomatico. Ma è proprio su Zamparini che Stellone ha avuto l’effetto migliore.

Non è più un segreto, per gli addetti ai lavori, che il patron rosanero l’anno scorso abbia pensato di esonerare subito il mister, dopo appena una partita di playoff. Zamparini era infuriato per la formazione scesa in campo con il Venezia (semifinale d’andata playoff), ma i risultati ottenuti dovettero calmare i suoi istinti.

A fine stagione però, l’imprenditore friulano non esitò un secondo ad allontanare Stellone e richiamare Tedino. Il motivo? Le “pretese” di quest’ultimo erano meno esose e si sarebbe accontentato di lavorare con i giovani e di valorizzarli, a discapito della classifica del Palermo. Il risultato? Tedino esonerato e Stellone richiamato, di nuovo, quasi come un’ammissione di colpa.

Ma cosa ha fatto Stellone per garantire questi risultati ai rosanero? In primis ha lavorato psicologicamente su ogni giocatore. La scelta del turn-over, non è solo un modo per garantire forze sempre fresche, ma è un messaggio chiaro a tutta la squadra: siamo tutti importanti. Serve il contributo di ognuno di voi.

Così, anche calciatori come Struna (a scadenza di contratto), che sembravano ormai fuori dal progetto Palermo, sono tornati a essere protagonisti come mai prima d’ora. Per non parlare di Moreo: a Carpi ha ricordato, con le dovute proporzioni Luca Toni.

La seconda modifica apportata da Stellone è l’imprevedibilità: non tanto nel gioco, che passa sempre dai piedi di Jajalo, ma nel sistema tattico. Oggi gli avversari del Palermo non sanno quasi mai cosa aspettarsi. Se con Tedino, in qualunque condizione, era certa la difesa a 3, oggi non è più una sicurezza e ciò toglie certezze a chi deve affrontare i siciliani.

Dal punto di vista del gioco, il Palermo è una squadra molto più “verticale”. Non c’è più l’inutile melina protratta per minuti e minuti con lo scopo di addormentare il gioco. Si passa dalla difesa al tiro in porta con grande velocità e ciò consente di calciare molte più volte verso la porta avversaria e di tenere sempre sotto presione i difensori delle altre compagini.

Come non parlare, inoltre, dell’atteggiamento in trasferta della squadra. Adesso i rosanero sembrano una “grande” del campionato: in tutti i campi si va per vincere. Fino a qualche settimana fa, si andava a Brescia per pareggiare… e si perdeva. L’emblema di questo cambiamento è la partita di Lecce.

Sono gli ultimi minuti e il risultato è fermo sull’1-1. Stellone si gioca la carta Puscas e tutti pensano – uscirà Trajkovski o Moreo -, per niente: esce Salvi (un difensore) e si gioca con tre centravanti (Nesto, il rumeno e Moreo) e due fantasisti (il macedone e Falletti), in un campo per niente facile dove anche un punto poteva apparire d’oro.

Ovviamente finisce con Puscas che sigla il gol vittoria e regala tre punti che a fine campionato capiremo quanto saranno stati importanti. Dulcis in fundo, ricordate il nervosismo di Tedino in conferenza? Probabilmente dovuto a una mancanza di capacità gestionale della pressione che porta una piazza come Palermo. Tutto dimenticato con Stellone, che appare sempre sicuro di sè e rilassato. Scusate se è poco.

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