Dopo lo stop a due associazioni antiracket considerate dalla prefettura a rischio infiltrazione mafiosa arriva la sospensione di altre cinque associazioni che nel tempo hanno avuto anche ruoli importanti ma adesso sarebbero del tutto inattive.

E’ la stretta sull’antiracket voluta dal nuovo commissario prefettizio nazionale Cutaia che ha chiesto alle prefetture verifiche sull’intera lista delle associazioni. Così scompaiono cinque associazioni, alcune della quali hanno fatto la storia della fine degli anni ’90 per attivismo politico permettendo anche ad alcuni dei loro animatori di approdare in politica

Il primo nome che balza agli occhi è quello di “Sos Impresa Palermo”. Cancellazione per inattività pure per un’altra associazione il cui nome non passa inosservato, l’associazione “Co.di.ci. – centro per i diritti del cittadino”, e poi per l’associazione “Coordinamento delle vittime dell’estorsione dell’usura e della mafia”, per “l’Associazione antiracket Termini Imerese” (A.T.I.) e per l’associazione “Liberi di lavorare”.

Intanto a Bagheria si vedono i primi effetti dalla cancellazione delle due associazioni precedentemente indicate dalla prefettura come a rischio infiltrazione. A seguito di informazioni ricevute dalla Prefettura di Palermo, l’amministrazione comunale di Bagheria fa sapere di aver immediatamente revocato l’affidamento in concessione di un bene confiscato alla mafia, l’immobile di via D’Azeglio al civico 50, all’associazione “Libero Futuro”.

Il contratto viene revocato, con effetto immediato, alla luce di quanto comunicato dalla Prefettura ed in rispetto a quanto indicato all’articolo 5 , comma 2, lettera A, del contratto di concessione del 27 gennaio 2015.

“Come è noto – scrivono dal Comune di Bagheria – l’immobile è stato affidato con bando ad evidenza pubblica a Libero futuro ed in ossequio al regolamento comunale in essere sui beni confiscati alla mafia. Nelle more della procedura amministrativa per revocare l’atto, recentemente l’amministrazione comunale, nel momento stesso in cui è stata informata dalla prefettura, ha già offerto ufficiosamente, durante la visita effettuata con il dirigente generale Antonino Candela, all’Azienda Sanitaria Provinciale, questo immobile per poterlo utilizzare quale consultorio, proprio alla luce della revoca”.

Ma le associazione antiracket non ci stanno e preparano ricorsi al Tar (leggi qui)

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