- Cambia il piano vaccinale anche in Sicilia
- Tutti i temi nel vertice Stato Regioni di oggi
- Nuova strategia per incentivare la cura con le monoclonali
- Preoccupazioni per le varianti del virus
Cambiare il piano vaccinale in funzione della nuova situazione determinata dalla distribuzione e dall’arrivo di altri sieri. Operatori sanitari e sociosanitari, residenti e personale dei presidi residenziali per anziani (già raggiunti in questo primo mese di vaccinazioni) e avanti tutta, ora, con le persone di età avanzata. A seguire i servizi essenziali: insegnanti ed il personale scolastico, forze dell’ordine, personale delle carceri e dei luoghi di comunità. Resta confermata, secondo quanto si apprende, la lista delle priorita’ indicate a dicembre nel “Piano strategico”.
L’incontro con le Regioni
Sono le comunicazioni di avvio nell’incontro del governo con le regioni che oggi analizza anche l’interpretazione delle indicazioni del vaccino AstraZeneza fino ai 55 anni. Si punta ad una somministrazione generalizzata supeando la limitazione o a una mnuovo modifica del piano vaccinale seguendo due percorsi diversi con i due vaccini e con coorti di chiamata separate.
La virata sulle cure con le monoclonali
Ma il rallentamento del piano vaccinale porta anche ad un cambio di strategia. Adesso si deve puntare più del rpevisto sulle cure. Dopo la Germania, anche l’Italia sembra andare nella direzione di un via libera alle terapie anti-Covid con anticorpi monoclonali in un utilizzo di emergenza. Una decisione definitiva non è stata ancora presa, ma il ministro della Salute Roberto Speranza sarebbe in ‘pressing’ sull’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) per accelerare l’approvazione di questi farmaci e proprio oggi si è riunita anche la Commissione tecnica scientifica dell’Aifa per esaminare i dati disponibili sui monoclonali.
La posizione dell’Agenzia italiana del farmaco
“Sono dati promettenti, ma non conclusivi e domani – ha fatto sapere il direttore generale Aifa Nicola Magrini – avremo un’audizione delle ditte per condividere dati non ancora pubblicati di notevole interesse come approfondimento e faremo una valutazione”. Sempre domani, dopo l’incontro con le aziende, la Commissione tecnico-scientifica Aifa, ha aggiunto, “si esprimerà sulle modalità di utilizzo nell’ambito del Servizio sanitario nazionale e si potranno così stabilire le categorie di pazienti per cui sono indicati e utilizzabili gli anticorpi monoclonali”. I tempi sembrano dunque stringersi ed in merito al costo delle nuove terapie il governo italiano, ha precisato Magrini, “ha individuato un fondo e quindi abbiamo una disponibilità per coprire diverse decine di migliaia di pazienti”.
Le case farmaceutiche e la ricerca scientifica
Il mercato e la ricerca “sono attivi e in progress, numerose ditte sono coinvolte. Due – ha aggiunto – sono state già autorizzate in emergenza negli Stati Uniti ed è ciò di cui parleremo domani”. Gli anticorpi monoclonali sono indicati, secondo gli studi disponibili, in una fase precoce della malattia Covid-19 mentre nei pazienti più gravi hanno dimostrato di non essere efficaci. La stessa Aifa ha pubblicato il 22 gennaio scorso il bando per lo studio clinico sui monoclonali – che sarà comunque mantenuto al fine di avere una ricerca clinica indipendente che valuti i diversi anticorpi monoclonali disponibili – e l’Agenzia europea dei medicinali ne ha avviato l’esame con procedura accelerata. Lo stesso presidente Aifa Giorgio Palù li aveva già definiti dei “salvavita” sottolineando come “sulla loro efficacia ci sono fior di studi e nessuna controindicazione”.
La politica che pressa sulla scienza
E se il M5S chiede di “fare presto sul via libera agli anticorpi monoclonali” poichè si tratta di una terapia che farebbe “crollare del 70% i decessi e i ricoveri dei malati gravi”, lo stesso viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri ha evidenziato come sui monoclonali l’Italia è “in ritardo e stiamo recuperando ora grazie ad alcuni che all’interno di Aifa ne hanno compreso l’opportunità”. Quindi un invito: “Cerchiamo di non farci sfuggire questa occasione”.
La paura delle varianti
Intanto, una presa di posizione degli scienziati britannici parrebbe però smorzare gli entusiasmi: gli esperti rilevano infatti come tali terapie stiano fallendo contro le varianti del virus SarsCov2, come quelle emerse in Sud Africa e Brasile, come riporta il quotidiano Guardian. Le terapie con monoclonali delle tre principali aziende produttrici – Regeneron, Eli Lilly e GlaxoSmithKline – “falliscono – sostengono gli scienziati Gb – contro una o più delle varianti di SarsCov2”. Da parte sua la Eli Lelly precisa che un recente studio del Fred Hutchinson Cancer Research afferma che non si può concludere che gli anticorpi monoclonali non proteggano dalle varianti. Ciascuno può avere una minore efficacia su una variante specifica, ma tale ipotesi deve però essere testata negli studi. Inoltre, rileva, si sta puntando anche sulle combinazioni di monoclonali che parrebbero molto promettenti. Parallelamente, sta crescendo nel mondo l’allarme per la sempre maggiore diffusione delle varianti, tanto che a Parigi è scattato l’allarme per la loro “accelerazione esponenziale”.
Perchè il vaccino resta l’arma principale
Lancia un allerta anche Anthony Fauci, consigliere speciale del presidente Biden sulla lotta alla pandemia e direttore dell’Istituto nazionale malattie infettive Usa: “Anche tra chi è già stato contagiato da covid-19 c’è la possibilità di un’incidenza molta alta di reinfezioni se le nuovi varianti del virus diventano dominanti”. Da qui la forte urgenza di vaccinare il più alto numero di persone possibile e in fretta.
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