Un’esortazione a reagire quella rivolta dal Falcon Conservation, il progetto di tutela dei rapaci siciliani voluto dalla Fondazione Nando ed Elsa Peretti, curato dal prof. Maurizio Sarà dell’Università di Palermo.
Dati sconfortanti sull’impatto dei fucili da caccia così come emergerebbe dall’analisi della banca dati di un solo Centro di Recupero che accoglie la fauna selvatica bisognosa di aiuto. Stante quanto riportato dai ricercatori, che hanno avuto modo di analizzare i dati compresi dal 2001 al 2016, la quasi totalità di Falchi accolti, (solo citando Falchi pellegrini e Lanari) erano stati quasi tutti centrati dai proiettili. I dati esaminati fanno riferimento a circa 150 individui, molti dei quali morti o irrecuperabili. Una media, riferiscono gli esperti, di quasi 10 falconi l’anno, uccisi da bracconieri senza scrupoli e senza nessuna cultura.
Nelle campagne siciliane, affermano dal Falcon Conservation, si spara a qualunque cosa in barba a divieti e limitazioni di aree e/o specie protette. Non c’è nessun controllo, affermano sempre gli esperti, e arroganti assassini ne approfittano per divertirsi a sparare contro bersagli viventi. Un fatto ancora più inquietante se si pensa alla bassa probabilità di ritrovamento in campo e la presenza di altri centri piccoli e grandi disseminati in Sicilia. Dunque le cifre estrapolate potrebbero addirittura triplicarsi.
L’invito è ora quello di reagire, provando a creare gruppi di pressione. La società civile, conclude il Falcon Conservation deve mobilitarsi ed agire sostituendo come al solito istituzioni e politici dormienti, sordi e latitanti.
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